SANTA CROCE DI MAGLIANO – Carrese di Sant’Antonio

Carrese di Sant’Antonio (12/13 giugno)

La comunità che riconosce l’elemento come parte del suo patrimonio culturale immateriale è quella Santacroce di Magliano, in particolare le famiglie e i gruppi che portano avanti la tradizione sfilando con i carri (di famiglia, ma anche coloro che non sfilano, partecipando ugualmente, in altri modi, alla cerimonia tradizionale.

Il raggio geografico comprende la città di Santa Croce di Magliano, provincia di Campobasso in Molise e l’area rurale circostante.

La festa del patrono Sant’Antonio si svolge il 13 giugno, preceduta il giorno precedente da una processione fuori dal centro storico verso una cappella dove i carri portano la statua del Santo (da qualche anno a questa parte). Successivamente si rientra in paese dove l’indomani si svolge la vera e propria processione con il passaggio dei carri dinanzi alla Chiesa madre. I carri che sfilano sono trainati da buoi, o vacche, sono tutti della forma cosiddetta ‘a botte’, coperti da lenzuola bianche e coperte all’uncinetto, finemente decorate da fiori di carta crespa e fiocchi, dall’icona del Santo e del bambinello (in alto, sulla parte frontale del carro). Ci sono inoltre molti carri piccoli e piccolissimi, addobbati con la stessa cura – se non addirittura superiore di quelli grandi – trascinati a mano dai bambini. L’intestazione del carro è solitamente familiare, ma l’ordine processionale non è rigidamente stabilito e questo determina talvolta discussioni all’interno del comitato organizzatore in merito all’ordine processionale. Come anche per i carri di Larino e per altri carri cerimoniali di area basso-molisana si riscontrano decorazioni con rami di ulivo segno della coltura maggiormente caratterizzante l’area e della sua preponderante vocazione agricola. Queste decorazioni vegetali vengono considerate anche segno beneaugurale per i raccolti e l’anno che si apre con la renovatio rappresentata dalla festa. I carri prevedono ovviamente una accurata manutenzione, operata dagli uomini del carro, i quali controllano che sia tutto pronto per la sfilata, oltre che occuparsi di rinnovare e ingrassare i finimenti, il giogo, le redini e la martellina, ma anche di rinnovare le decorazioni presenti sul legno, le scritte, gli eventuali elementi decorativi.

Le donne si occupano invece maggiormente degli aspetti decorativi del carro: tendine, teli (le tuagl’), decorazioni vegetali /olivi, fiocchi) e soprattutto della realizzazione dei fiori di carta crespa che rappresentano un elemento decorativo cruciale del sistema cerimoniale di Santa Croce. Le donne realizzano anche i fiori in carta crespa e ogni altra decorazione floreale che abbellisce i carri secondo una pratica trasmessa di generazione in generazione. Un altro elemento decorativo centrale per il sistema festivo santacrocese sono le icone del Santo appese ai carri o le statuette del santo col bambinello che vengono apposte in alto sull’apertura anteriore dei carri. Accanto ai carri grani sono numerosi e accuratissimi i carri piccoli, in genere trainati in questo caso da bambini vestiti con abiti degli stessi colori che caratterizzano il motivo decorativo del carro stesso. Non sono infrequenti carri piccoli che riproducono anche piccoli buoi in legno con le rotelle a simulare la funzione di trasmissione della tradizione di questi carretti nei confronti delle giovani generazioni per prepararle all’impegno futuro di adulti impegnati nella cura e gestione dei carri grandi a traino bovino.

A svolgere un ruolo cruciale nel cerimoniale c’è l’animale, in una forma che la comunità definisce propriamente di cooperazione (“gli animali ci aiutano a festeggiare il nostro Santo”). Questi animali sono rispettati e onorati come facenti parte integrante del cerimoniale sacro e le cure che vengono profuse per la loro preparazione, nei mesi precedenti sono il segno di una attenzione speciale verso il loro benessere e la costruzione di un rapporto di intesa e mutua comprensione con chi li gestirà. Questa attività che spesso inizia a partire da marzo e dura anche fino a 8 settimane (per lo più nei weekend, seppur non esclusivamente) si chiama: “la doma” e prevede una serie di passeggiate lungo le aree periurbane, meglio se con piccoli declivi e modificazioni del livello, per consentire agli animali di “fare il fiato” (ovvero allenarsi allo sforzo del camminare al lungo) e soprattutto apprendere a essere docili e in equilibrio con coloro che li maneggeranno in processione. La festa, come vuole la tradizione, si vive anche a tavola, anche se non ci sono veri e propri piatti tipici: il pranzo del 13 giugno è consumato nelle case o nei fondi su strada delle famiglie proprietarie dei carri. È un pranzo abbondante e ricco, molto vario e con abbondanti libagioni. 

Al termine della processione si svolge un’asta che mette all’incanto gli oggetti raccolti durante la questua organizzata nei giorni precedenti dal Comitato e costituita per lo più, seppur non più esclusivamente, di prodotti animali e vegetali, agro-alimentari.

Durante il percorso molti consumano panini farciti con salumi e frittate, solitamente di cipolle. Inoltre, molti mantengono l’usanza della colazione del 13 molto presto al mattino, prima che i carri si riuniscano verso la piazza per partire in processione, colazione salata che ricorda quella che si consumava un tempo da parte di carrieri e bovari per sostenere l’impegno della processione fino al rientro a casa.

Il panorama sonoro della festa è arricchito dal canto della Carregna: un canto accompagnato dal suono della fisarmonica spessa, di carattere monodico e modulare che inneggia al Santo patrono. Forte è la presenza sonora sia delle campane così come del muggire degli animali e dello scalpiccio degli zoccoli dei bovini. La processione si conclude in una grande piazza dove si svolge un’asta dei beni in genere agricoli e pastorali raccolti nelle settimane precedenti durante le attività di questua che precedono e preparano i cerimoniali in onore di Sant’Antonio. Durante questa attività scherzosa e molto performativa vengono appunto messi all’asta questi beni raccolti dal Comitato Festa per finanziare le attività festive dell’anno successivo o per tirare il consuntivo delle spese di organizzazione della festa dell’anno in corso. 

A parziale integrazione di questo aspetto va detto che il sistema festivo più complessivo di Santa Croce prevede anche un altro importante cerimoniale in cui sono coinvolti i carri e i bovini, insieme con gli altri animali, che è il cosiddetto “lu rutm sabbat d’april” (l’ultimo sabato di Aprile) in cui le famiglie che possiedono o allevano animali o, oggi maggiormente, anche i semplici proprietari di animali domestici sfilano dinanzi alla Chiesa per tre volte accompagnando i loro animali che vengono benedetti nel giorno di rievocazione della Madonna Incoronata, devozione mariana strettamente connessa, tra l’altro, alla transumanza che connetteva questi territori con l’area pugliese di Foggia dove appunto sorge il celebre Santuario della Madonna Incoronata da sempre meta, in questi territori meridionali, di importanti pellegrinaggi. 

Riferimenti bibliografici

Letizia Bindi, L’animale, il sacro e la mano dell’uomo. Tempo, territorio e patrimoni immateriali in cammino a Larino, Campobasso, Palladino Editore, 2017.

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