Coordinamento scientifico a cura della Professoressa Laura Moscini, Coordinamento interuniversitario romano sulle questioni di genere (GIO).

Il tema, presentato in anteprima mondiale al WEF-Women Economic Forum di New Delhi (26 aprile 1 maggio 2018), attiene alla prospettiva di un impegnativo percorso di studio, ricerca, formazione per sostenere la capacità di immaginare il cambiamento e per rimuovere le barriere disciplinari e di genere nell’ecosistema delle STEM, nella convinzione che il digitale introduca cambiamenti in tutti i contesti, tanto delle STEM che del sociale.

In Europa, la Commissione Europea, già nella strategia di Lisbona[1], e successivamente nei recenti documenti conseguenti l’attuazione della Strategia “Europa 2020”[2], ha ritenuto la disparità di genere un elemento di debolezza della ricerca  e del mercato del lavoro del nostro Continente nel quadro di una economia mondiale sempre più basata sulla conoscenza ed ha avviato da oltre venti anni una specifica politica rivolta al mondo della scienza per favorire il riequilibrio nella rappresentanza dei due generi nelle attività scientifiche e  tecnologiche.

Nel corso degli anni in Europa, la politica di pari opportunità si è sviluppata ulteriormente compiendo passi molto importanti. Pur proseguendo lungo la strada del rafforzamento normativo attraverso l’approvazione di direttive, di azioni positive, con la definizione di nuovi programmi, l’Unione europea riconosce nel gender mainstreaming una strategia politica che consiste nella sistematica affermazione delle pari opportunità in tutte le politiche comunitarie. Il gender mainstreaming è un concetto rivoluzionario perché, oltre a portare la dimensione di genere in tutte le politiche comunitarie, richiede l’adozione di una prospettiva di genere da parte di tutti gli attori del processo politico, anche di quelli che non hanno esperienza o interesse nell’ambito delle “questioni di genere”.

Il riconoscimento formale del gender mainstreaming avviene con il Trattato di Amsterdam (1997) che ha posto la parità tra i sessi tra gli obiettivi dell’Unione (articolo 2 del Trattato sull’Unione europea) e i compiti della Comunità da perseguire tramite l’attuazione di politiche e azioni comuni (articoli 2 e 3 del Trattato sulla Comunità). Da allora le indicazioni sottese alla Comunicazione della Commissione “Integrare la parità di opportunità tra le donne e gli uomini nel complesso delle politiche e azioni comunitarie”[3] fanno parte essenziale delle politiche dell’UE,  laddove si sostiene che: non bisogna limitare le azioni di promozione della parità alla realizzazione di misure specifiche a favore delle donne, ma bisogna invece mobilitare esplicitamente sull’obiettivo della parità il complesso delle azioni politiche generali introducendo in modo attivo e visibile, all’atto stesso della loro concezione, la sollecitudine per gli effetti che esse possono avere sulle situazioni rispettive delle donne e degli uomini (“gender perspective”).

Nello specifico poi, i diritti la parità di genere e l’emancipazione di donne e ragazze sono aspetti centrali dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, sia in quanto obiettivo a sé stante sia come questione trasversale  e sono  integrati nelle finalità e negli indicatori di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile. (https://sustainabledevelopment.un.org/post2015/transformingourworld).

In questo contesto l’Italia ha sottoscritto in questi ultimi anni tutta una serie di impegni sulle questioni delle pari opportunità nella Scienza, sia sul piano nazionale che internazionale, tra cui la Carta europea dei Ricercatori e il Codice di assunzione adottata dalla Commissione europea con Raccomandazione  dell’11 marzo 2005 (in GUCE L75/67 del 22.3.2005) e sottoscritta il 7 luglio 2005 dal Sistema Universitario nazionale e il 13 dicembre 2005 da tutti gli Enti di Ricerca. Carta europea dei ricercatori che ha rappresentato, da un lato la base di riferimento per la elaborazione degli statuti di Università ed Enti di Ricerca, dall’altro la motivazione per la sigla da parte del Ministro pro-tempore dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Ministro per le Pari Opportunità di uno specifico Protocollo d’intesa[4]nel settembre 2010 finalizzato ad elaborare misure concrete per conseguire la parità di genere nelle STEM, combattere la sotto rappresentanza delle donne nei settori scientifici, favorire l’avanzamento delle carriere delle donne, migliorare la presenza delle donne nel mercato del lavoro nel settore scientifico, la promozione della cultura di genere nel mondo dell’istruzione[5], nell’ambito della sperimentazione dell’insegnamento Cittadinanza e Costituzione (L. 3-0.10.2008, n. 169). Il Ministero ha prodotto  anche uno specifico documento d’indirizzo sul Ruolo delle Politiche di Genere nella Programmazione-Quadro Europea della Ricerca[6]che ha rappresentato, in sede di negoziazione di HORIZON 2020, un punto di riferimento nei vari tavoli europei sulle questioni di genere nella Scienza.

Fra i risultati di tali iniziative si evidenzia  la necessità  che le politiche di pari opportunità  non solo rappresentino interventi rivolti specificatamente alle donne, ma richiedano  l’integrazione sistematica dell’ottica di genere all’interno di tutte le politiche e di tutte le azioni nel pieno accoglimento del principio del mainstreaming.  In questo modo si tende a superare l’ottica  delle nicchie di interesse  per investire le politiche strutturali delle risorse umane dedicate alle STEM

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[1] Verso un’Europa dell’innovazione e della conoscenza. Il Consiglio europeo straordinario di Lisbona (marzo 2000) http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=LEGISSUM:c10241

[2] 3 Marzo 2010 COM(2010). EUROPA 2020 Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva

[3] (COM (96) 67 def.)

[4] http://www.ricercainternazionale.miur.it/media/2977/protocollo-miur-dpo_eng.pdf

[5] http://www.ricercainternazionale.miur.it/media/2962/protocollo-miur-dpo_diffusione_cult_genere.pdf

[6] http://www.ricercainternazionale.miur.it/media/2980/protocollo-miur-dpo_viii_fpq.pdf

Come scrivere tutti insieme una “via italiana” delle Digital SHTEAM, coerente ed anticipatrice della discussione in Europa per quanto riguarda l’istruzione, la formazione, la parità di genere?

La domanda pone: 

Una sfida tra creatività (digitale) arte, Humanities e STEM, e tra imprenditorialità, sviluppo e lavoro e l’introduzione al pensiero logico e computazionale e la familiarizzazione con gli aspetti operativi delle tecnologie informatiche. 

Una sfida per sostenere il passaggio “from STEM to STEAM “, in cui viene incorporata la lettera “A” di “Arte e Design” negli approcci alle STEM per sostenere l’innovazione attraverso la creatività sottesa all’Arte e al Design. L’arte ispira la creatività, la creatività stimola l’innovazione e l’innovazione è necessaria per creare il nostro futuro.

La proposta di DiCultHer dell’inclusione delle scienze umane (H) nelle STEAM ha l’obiettivo di sviluppare i valori delle SHTEAM nella società, con un approccio che pone alla base dell’innovazione tanto la rimozione delle barriere disciplinari e di genere, quanto l’attenzione per il rapporto con gli elementi strutturanti la Cultura contemporanea europea, ovvero la Storia, il sedime antropologico di cui è espressione la Cultura materiale, il Patrimonio Culturale immateriale, intangibile e digitale, l’Ambiente di vita, con i suoi strumenti e metodi di governo del territorio, con i valori della Natura, con le presenze di valore e significato, ovvero con i realia che testimoniano dell’esercizio, “nel tempo e nel luogo” di quelle consuetudini espressive, di quei lessici tipici, che presiedono alla costruzione dei diversi Paesaggi.

Una sfida, in questo senso, che tiene conto di come l’introduzione delle tecnologie digitali abbia avviato nella nostra società globale una fase che molti analisti considerano epocale per lo sviluppo delle società contemporanee a livello globale. In particolare, la cultura digitale, intesa come consapevolezza di cosa l’innovazione digitale rappresenti e di come essa possa essere opportunità in tutti i settori STEM, ma anche per i settori economici, sociali e culturali in cui ci si trovi ad operare, rappresenta la prospettiva su cui indagare e investire per una visione olistica della Digital Culture. Una sfida questa per la nostra Scuola e la nostra Università per dare alle nostre studentesse e ai nostri studenti le chiavi di lettura del loro futuro. 

Il Cantiere “Digital SHTEAM” qui proposto rappresenta il naturale proseguimento dell’impegno #DiCultHer nel settore del mainstreaming di genere e dell’innovazione nel corso degli ultimi anni e da numerosi webinar con i quali abbiamo già affrontato il tema, con l’obiettivo di diffondere capillarmente un’educazione tesa verso la Gender Equality e il superamento di pregiudizi e stereotipi di genere e delle gerarchie tra i sessi e -di conseguenza- tra i saperi, evidenziando i vantaggi individuali, sociali ed economici di relazioni paritarie basate sul rispetto delle differenze e dei punti di vista anche nelle scienze (duplice aspetto: presenza e punto di vista). 

Nel corso dei lavori del “Cantiere” ed in particolare nell’ambito dei vari Webinar, Corsi e moduli dei Master proposti nella funzione #DiCultHer Academy verranno presentate alcune esperienze maturate ed in atto nell’ambito della rete DiCultHer che mirano a sviluppare un sistema integrato di conoscenze all’interno delle Digital SHTEAM. Elementi di diversità propri di realtà critiche-operative e di culture scientifiche, umanistiche, artistiche e progettuali confluiranno in un sistema di componenti sinergiche che affronta cinque linee progettuali operanti in stretta interconnessione, come da schema sottostante

All’interno del “Cantiere” Digital SHTEAM, verrà posto particolare attenzione al tema della diversità epistemologica e culturale, interpretata in alcuni dei suoi aspetti fondamentali, quali:

  1. il genere: come elemento caratterizzante nelle diverse comunità biologiche e nelle società umane; in coerenza con le indicazioni del Consiglio d’Europa (Strategia 2018-23 per la realizzazione della parità di genere), e dei 17 Obiettivi ONU di Sostenibilità per il 2030;
  2. l’età: come elemento che individua le fasi di sviluppo del sé, attraverso il passaggio dal mondo giovanile a quello dell’età adulta, con i processi di apprendimento connessi in una fase di sviluppo permanente (life-long learning);
  3. i valori e la complessità dei contesti sociali, culturali, antropologici ed economici, ovvero gli aspetti interculturali che caratterizzano i diversi popoli, ne configurano i tratti identitari;
  4.  gli orientamenti delle diverse discipline culturali di ambito SHTEAM, che siano derivati criticamente dalla integrazione interdisciplinare.

Dal punto di vista organizzativo il “Cantiere” si articola, di massima:

  1. Presentazione del “cantiere”, possibilmente in sede istituzionale.
  2. Serie di webinar di approfondimento sul tema del “Cantiere” (uno al mese, da ottobre 2023 a maggio 2024);
  3. Lancio o conferma di una Sfida di #HackCultura, l’hackathon delle studentesse e degli studenti per la Titolarità Culturale, collegato al Cantiere.
  4. Eventuale PCTO collegato alla sfida

I webinar/Corsi accreditati sulla piattaforma SOFIA del MIM2023-24

I temi:

a) Mainstreaming dell’innovazione culturale e sociale. Parole chiavi: Educazione alla Cittadinanza; gender mainstreaming; pensiero critico e creativo; abilità e competenze per professioni innovative; innovazione e tradizione; sviluppo e uso responsabile delle tecnologie e dei media; media, linguaggi, pregiudizi e stereotipi (linguaggi d’odio, discriminanti); ecosistema e salvaguardia e valorizzazione dei patrimoni.

b) L’attività di tutoring e coaching a scuola: il plusvalore digitale nelle life skills.

c) La valutazione dinamica nei processi di apprendimento. La metacognizione ed intelligenza artificiale nei nuovi approcci pedagogici.