Nella sua articolazione e organizzazione il progetto DiCultHer School si propone come un modello reticolare, caratterizzato da un’ampia distribuzione sul territorio nazionale ed internazionale di Poli Formativi baricentrati sulle Università a essa aggregate, che condivideranno tra loro funzioni, compiti e competenze tali da assicurare elevati standard di qualità, innovazione e flessibilità formativa, in risposta alle richieste di competenze digitali per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale tanto nel sistema pubblico che produttivo.

I Poli, quindi concorreranno alla progettazione e realizzazione delle attività della Scuola secondo criteri di innovatività e in linea con gli obiettivi delineati dalla Scuola stessa, concorrendo a costituire la Scuola stessa secondo un modello a “costellazione”, alla quale ciascuno di essi partecipa con proprio status giuridico/amministrativo.

L’offerta formativa

1)   Le riflessioni che seguono, tendono a definire alcune tipologie di percorsi formativi “a rete”, destinati prioritariamente agli operatori del patrimonio culturale già attivi nelle organizzazioni pubbliche e private orientate alla conservazione, tutela, gestione, valorizzazione e promozione del Digital Cultural Heritage. Tali tipologie di percorsi formativi si attestano in prima istanza a livello di Master e Scuole di Specializzazioni.

2)    Formazione Tecnico Scientifica. Tali percorsi, nel tenere conto delle indicazioni contenute nella cosiddetta legge di riforma ‘La Buona Scuola’ per quanto concerne la piena integrazione tra la dimensione digitale, la formazione tecnico scientifica e la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale nazionale,  saranno orientati nella individuazione di un modello italiano ed europeo di Istituto Tecnico Superiore basato sul Digital Cultural Heritage.

3)   Formazione Professionale, per lo più regionale, riguardante la formazione dei responsabili, tecnici e operatori qualificati nella gestione, conservazione e valorizzazione del Digital Cultural Heritage.

4)   Aggiornamento DOCENTI previsto nel sopra citato provvedimento relativo alla “Buona Scuola”, percorsi relativi alle tematiche sul Digital Cultural Heritage, all’incrocio con l’acquisizione delle competenze e le abilità per la diffusione della cultura digitale nel rispetto del Piano Scuola Digitale del MIUR.

5)   Diffusione delle Culture digitali: 1) Settimane delle Culture Digitali “Antonio Ruberti”; 2) Crowddreaming: i giovani co-creano culture digitali

La formazione sarà  erogata in presenza e/o a distanza, facendo ricorso a moduli/unità didattiche appositamente progettate e strutturate e all’attivazione di ambienti di apprendimento per la gestione di Comunità di Pratica (professionali ed interprofessionali), attraverso l’uso di  Meta Piattaforme e-learning dei soci DiCultHer.

La Scuola utilizza l’approccio della formazione integrata secondo modelli di qualità e di valutazione rispondenti agli standard internazionali, con un sistema di certificazione delle competenze acquisite univoco e spendibile in primis nella “rete” delle Istituzioni aderenti alla Scuola, ma anche e soprattutto spendibile a livello europeo ed internazionale. (DigitalCultureCard)

Linee di indirizzo per percorsi di specializzazione.

1)   Applicazione delle nuove tecnologie nei diversi ambiti dell’Heritage e delle ICC

Strumenti e metodi dell’Informatica umanistica hanno portato ad una ridefinizione di processi teorici, metodologici e tecnici, fino a una vera e propria ri-concettualizzazione dei saperi nell’ambito dei beni culturali. Almeno due questioni segnalano l’esistenza di una connessione tra i due ambiti: la riflessione teorica sulla gestione dell’informazione e dei dati contenuti nei testi sviluppata nell’ambito delle gestione delle biblioteche; la richiesta sempre crescente da parte dei bandi di finanziamento di descrivere quale sarà l’impatto generato dalle nuove tecnologie nella “relazione con la società” nell’ambito dei beni culturali. Inoltre, se da un lato, il mondo dei beni culturali ha avviato una propria riflessione che tocca anche le Digital Humanities, dall’altro le Digital Humanities si vedono spinte a comunicare oltre il ristretto circolo dell’accademia, e per far questo guardano e si ispirano alle metodologie di comunicazione e disseminazione del sapere che sono proprie del mondo Cultural Heritage. Questo modulo è finalizzato a costruire un ponte epistemologico, conoscitivo e applicativo tra Digital Humanities e Cultural Heritage al fine di facilitare una cooperazione che risulti quanto più produttiva possibile per entrambi i campi. Con questo percorso si declina l’utilizzo delle nuove tecnologie ai fini della conservazione, valorizzazione, promozione e comunicazione nei diversi ambiti dell’heritage[2]. Obiettivo è  ibridare le scienze umane e sociali con  le nuove tecnologie, il web e l’informatica e fornire strumenti innovativi e strategici di audience development, audience engagement e sviluppo di una filiera trasversale che connetta la valorizzazione del patrimonio culturale ai territori, al turismo, alla correlazione con l’esperienza, visto che la cultura si esplicita nell’esperienza .

2)   Milieau creativi 3.0 – Social innovation, rigenerazione e valorizzazione culturale

Obiettivo è delineare nuovi scenari dove territori e città fondate sulla loro armatura culturale siano capaci di interpretare il cambiamento attraverso gli “agenti” di creatività a partire dai propri capitali territoriali, culturali, sociali e relazionali valorizzandoli attraverso l’uso delle tecnologie e dei linguaggi multimendiali. In questo modulo si approfondiscono le diverse soluzioni offerte dall’interaction design e del web 2.0 a sostegno di un’innovazione sociale a base culturale. La Digital Experience applicata ai territori e alle città è un ambito che contempla azioni su più piani, dall’happening radioguidato ai progetti di urbanistica partecipativa, dalle esplorazioni urbane al crowdworking, dal marketing territoriale alla gamification.

3)   Per il Digital Cultural Manager

Questo profilo professionale innovativo è in grado di organizzare e gestire beni ed eventi culturali e ambientali; il manager culturale è la figura responsabile di iniziative di valorizzazione culturale in contesti pubblici e privati operanti in diversi ambiti (archeologico, artistico, conservativo, librario, musicale, multimediale, ecologico, turistico, ecc.).

La peculiarità di questo professionista è proprio il carattere interdisciplinare della sua preparazione che integra le principali tematiche culturali ed ambientali (storico-artistiche, museali, performing arts, territoriali/paesaggistiche) con competenze strategiche (project management, il problem solving, il problem settings, l’empowerment, la leadership, la gestione del team ) e con competenze tecniche di carattere economico-finanziarie (individuazione ed identificazione delle forme e delle fonti di finanziamento), di marketing strategico e operativo, di comunicazione, di stakeholder management, di budgeting.

Le  nuove tecnologie si stanno imponendo non solo sui ruoli operativi del manager, ma anche su quelli più strategici e di pianificazione. Cambiano le mansioni e le priorità, ma anche le sfide e le aspettative delle organizzazioni e individuali: il ruolo del communication manager, ad esempio, attorno alla quale ruota il complesso processo attraverso cui un’impresa comunica se stessa e il proprio brand culturale, sta conoscendo in questi anni un’evoluzione parallela a quella che sta modificando lo scenario dei mezzi e dei canali di comunicazione. Stessa cosa vale per il fundraiser che si trova a dialogare con un donatore nuovo (il singolo o l’impresa), postmoderno insofferente ai canali tradizionali e maggiormente sensibile all’uso di strumenti digitali innovativi che promuovono esperienza e nuove forme di socialità e crescenti punti di contatto tra non profit, imprese private e pubblica amministrazione. Questo modulo è finalizzato al trasferimento di un insieme complesso di conoscenze tali da costituire una figura multiskilled.