Di Gabriele Laffranchi* insegnante e direttore di Cosmopolites – Percorsi di educazione civica.
Anche oggi sotto attacco per procedure concorsuali controverse, la scuola si conferma un luogo restio al cambiamento, bloccato dalla burocrazia e che ha smarrito il suo senso profondo. Così dicono.
Ma è davvero così?
Da insegnante devo registrare che la chiusura forzata a causa della situazione pandemica ha cambiato la scuola. “In peggio o in meglio?”, si chiederà, e qui emerge la posizione profonda di ciascuno: i detrattori della scuola annunceranno la sua fine dentro a protocolli spesso dibattuti e controversi, chi ama la scuola e l’educazione non può non vedere un’occasione unica di cambiamento in cui studenti e docenti possano riscoprirsi protagonisti di un luogo amato.
“Protagonisti nella transizione” è stato proprio il tema di Hackathon nella scuola 2022 di Cosmopolites, presentato da ApiS – Amore per il Sapere e Future Food Institute, con il patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, il Ministero della Transizione Ecologica, INDIRE e con la collaborazione essenziale di tanti partner. Dopo la I edizione svolta nel marzo 2021 in piena zona rossa e, dunque, con oltre 500 studenti, docenti e mentors collegati su Zoom, in questa II edizione di Hackathon nella scuola abbiamo voluto scommettere su una forma ibrida, dove i lavori venivano svolti in presenza a scuola o nelle case degli studenti e il flusso di lavoro e gli incontri con gli esperti venivano guidati tramite collegamento in videochiamata su Zoom.
Quando la mattina di venerdì 8 aprile sono iniziate ad arrivare le prime foto scattate da colleghe e colleghi in tutta Italia con le “classi ribaltate”, i giovani in cattedra, ma anche i rifornimenti di bevande e merende per affrontare una lunga giornata di lavoro, mi sono davvero interrogato su quanto stava accadendo, al di là del previsto. L’8 e il 9 aprile un piccolo-grande pezzo di scuola italiana è cambiato e ad averlo fatto sono i protagonisti di questo cambiamento: le studentesse e gli studenti che hanno seguito lo staff in un coinvolgimento senza limiti alle attività proposte, e i docenti che hanno avuto la perseveranza di credere in un modo diverso di fare scuola, dove lasciare un attimo le redini della classe per permettere alle ragazze e ai ragazzi di essere se stessi. Nel design thinking e nel concetto stesso di divergenza, infatti, non esiste un dover-essere a cui adeguarsi, ma piuttosto una predisposizione al saper imparare continuamente. Di fronte a quanto accadeva, telefonando e messaggiando con le colleghe e i colleghi, non abbiamo potuto riconoscere altro se non che “questa è scuola”, “non ho mai visto i miei studenti così”, “mai creata più forte aggregazione in questa classe!”. Riporto frasi che mi sono state scritte o riferite.
Quali sono gli ingredienti essenziali per questa piccola-grande rivoluzione? Vorrei citare soprattutto due aspetti del lavoro importante che abbiamo svolto in vista di Hackathon nella scuola: da una parte la partnership come metodo di lavoro nell’offrire un contributo significativo all’educazione delle giovani generazioni; dall’altra parte il valore del digitale come medium e come occasione di incontro.
In primis, nell’esperienza preparata e vissuta di Hackathon nella scuola si è resa evidente la grande opportunità di una scuola rinnovata radicalmente attraverso la connessione e la collaborazione con tanti enti che costituiscono il tessuto sociale ed economico del territorio. L’emergenza pandemica ci ha insegnato che l’educazione non è un fattore esclusivo di un’istituzione deputata 4/5/8 ore al giorno all’accudimento dei giovani. Usciremo dal trauma vissuto e i nostro giovani sapranno riprendersi quanto è stato loro sottratto solo attraverso una rete reale e consistente. In questo il lavoro di Hackathon nella scuola, dove ogni challenge è curata da un partner professionista, è stato emblematico: l’entusiasmo del lavoro non era in sé spiegabile, ma è stato coltivato da un incontro reale con professionisti e contenuti realmente sfidanti la creatività e l’ingegno. L’educazione vive di relazione, con l’altro e con la realtà.
Per riprendere questo aspetto essenziale della relazione, nell’edizione di Hackathon nella scuola 2022 abbiamo sperimentato in modo potente l’effettiva natura abilitante della tecnologia. Infatti, pur essendo ognuno a scuola, l’essere collegati su una piattaforma digitale ha permesso di incontrare i professionisti che sono intervenuti a sostenere e a coordinare i lavori dei team impegnati, e di confrontarsi e dialogare con studenti di scuole di tutta Italia. Insieme abbiamo vissuto una reale esperienza di comunità, dove si è scherzato e litigato, ci si è divertiti e ci si è annoiati. Stare due giorni collegati è una sfida, rivedere tutte le squadre al termine dei lavori, salutarci e darci appuntamento al bootcamp estivo che faremo a Pollica (SA) quest’estate è una promessa che quanto vissuto non finisce al termine della videochiamata. Da insegnante mi sento in dovere di ribadire che l’educazione è un fatto di presenza, di essere presenti e di essere tridimensionalmente esposti allo sguardo altrui. Il digitale, evidentemente, rappresenta un’opportunità ma se rivolta all’incontro con l’altro e a un esito che abbia nel concreto un suo terminale ultimo. E’ sorprendente pensare, per esempio, che dei ragazzi di 16 anni che lavorano sul tema del valore del cibo con un esperto di Coldiretti che vive a Roma, il giorno dopo possano andare al mercato di Campagna Amica del loro paese a intervistare il direttore e iniziare con lui una collaborazione.
Quando avviene questo la scuola è già cambiata, e lo ha fatto grazie al lavoro di tanti e grazie a possibilità nuove.
*Gabriele Laffranchi insegna filosofia e storia al liceo. Si è laureato in Scienze filosofiche presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dopo aver conseguito il titolo triennale presso l’Università di Tor Vergata a Roma. È stato professore presso l’Urafiki Carovana School di Nairobi (Kenya) nell’A.S. 2015/2016. Da oltre 6 anni è responsabile comunicazione e relazioni per RomanaeDisputationes e dal 2020 è ideatore e direttore di Cosmopolites – Percorsi per l’Educazione civica. È fondatore e vicepresidente dell’Associazione ApiS – Amore per il Sapere che si occupa di progetti di innovazione ed eccellenza didattica.