Termoli Media Arts Festival: un resoconto

Michele Porsia

Per la prima volta approda a Termoli (CB) il video-mapping, una tecnica che permette di coniugare le arti visive e la valorizzazione dei beni architettonici attraverso la realtà aumentata. Dal 1 al 3 luglio la facciata della cattedrale Santa Maria della Purificazione la sera si è illuminata accendendo la curiosità degli spettatori.

I primi esperimenti di video-mapping out-door italiani risalgono agli anni Settanta e negli Ottanta si compiono esperienze raffinate tra cui la costruzione virtuale del progetto brunelleschiano per la facciata di Santo Spirito a Firenze da parte dell’artista e attivista Mario Mariotti. Dagli anni Novanta molti edifici, perlopiù metropolitani, con questa tecnica, hanno trovato una veste effimera, ma solo nel secondo decennio degli anni Duemila i progressi tecnologici hanno permesso forme di mapping complesso. È oggi tradizione interagire con le facciate di cattedrali e duomi pertanto l’operazione proposta da Luca Basilico, Art Director del Media Arts Festival di Termoli, appartiene ad una parabola internazionale storicizzata. Con Sacred Geometry il colettivo Darklight studio [BR/ES] ha evidenziato, con una palette fluo, elementi architettonici e decorativi: l’ordine gigante ma sottile della paraste, le strombature del portale, del rosone e degli archi sulle bifore cieche che caratterizzano la facciata, le due sculture di santi stiliti in aggetto e gli archi a sesto oltrepassato che raccontano l’influenza orientale di questa architettura attribuita più o meno debitamente ad Alfano da Termoli, scultore nell’entourage di Federico II.

Il videomapping è proseguito con una serie miscellanea di animazioni che rimandano alla geometria pitagorica. Sono apparsi solidi complessi roteanti seguiti da figure simboliche come il fiore di loto, l’uomo vitruviano o mitologiche come l’Ermes psicopompo, l’albero della vita, un drago che scompare al guizzo di un pesce per poi tornare a giocare con l’architettura: le paraste si sono trasfigurate in elementi roteanti e la facciata, sfondata dagli effetti ottici, ha rivoltato sulla piazza il volume interno creando uno spazio mentale.

La performance del gruppo Flxer [IT] ha previsto una serie di sovrapposizioni optical e psichedeliche. In loop un rapido slideshow ha suggerito un hackeraggio marziano; un secondo livello ha previsto la comparsa di tre figure pixellate giunte dal mondo dei videogames e un ultimo livello ha ospitato un sarcastico effetto Pac-Man dove il protagonista assoluto della preistoria digitale si è nutrito ripetutamente della scritta a caratteri cubitali intert coin. Anche per l’istallazione interattiva The Pong il collettivo ha attinto dai primi videogames: il tennis da schermo. La piazza si è trasformata in un campo da gioco. Il rosone e i limiti della facciata si sono trasmutati in ostacoli da flipper.


Michele Porsia è artista transmediale, curatore indipendente e saggista. Dal 2007 coniuga le arti visive e la parola poetica. Dal 2012 ha lavorato a Praga con Moba studio, il Centre for Central European Architecture; ha collaborato con l’Istituto Italiano e il Teatro Nazionale di Praga. Nel 2019 ha conseguito il dottorato di ricerca con una tesi sull’interazione dell’arte contemporanea e la pianificazione paesaggistica. È attualmente presidente dell’associazione culturale “settimopiano Arts and Landscape International Association”, prosegue la sua attività artistica e di ricerca.