Presentazione

Perché una nuova rivista sui temi del patrimonio culturale e del digitale?

Pamela Giorgi, Carmine Marinucci, Bernard. Hugonnier, Olimpia Niglio, Giovanni Piscolla, Maria Teresa Natale

Per  connettere realtà diverse, che possano trarre beneficio dal confronto reciproco e da una comunicazione efficace che sappia cogliere il senso delle innovazioni tecnologiche e delle attività proposte dalle singole organizzazioni connesse con DiCultHer.

Per fare ciò la rivista si comporrà di un Comitato scientifico e di una redazione che avranno il compito di sollecitare a riflettere in forma scritta, ad esporsi. Indicando le notizie da riportare, creando dibattito e favorendo lo sviluppo di necessari approfondimenti teorico-pratici.

Uno strumento editoriale di alta divulgazione scientifica che sia in grado di rappresentare il ruolo che il digitale riveste nelle problematiche e nelle sfide sottese alla dimensione educativa e al Patrimonio culturale in diversi contesti teorici e applicati.

Uno strumento editoriale in grado di contribuire alla discussione innescata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per un nuovo Bauhaus europeo e dalla “Conferenza sul Futuro dell’Europa” avviata il 9 maggio 2021 in occasione della Festa dell’Europa. Un’opportunità per ascoltare la nostra Comunità educante, favorendo la creazione e la partecipazione a “contesti” e spazi di dialogo su quel che ci aspettiamo dall’UE domani e su come possiamo contribuirvi oggi, per immaginare “un’Europa splendente, ospitale e pulita, dove il sole costituisce la primaria fonte di energia. Il sole che dona forza alle piante e agli animali e fa crescere bambini e giovani. Il sole dell’intelligenza, capace di dirimere l’oscurità dell’ignoranza e della violenza, può darci felicità e saggezza”.

Tali “Contesti” e spazi di dialogo sul futuro dell’Europa si sviluppano per il secondo anno consecutivo in circostanze molto differenti da quelle degli anni passati. Infatti, la pandemia da Covid-19 ci ha ricordato ciò che è veramente importante nelle nostre vite: la salute, il rapporto con la natura, il ruolo della Cultura e del Patrimonio culturale (anche digitale) come spazio di dialogo, le relazioni con gli altri esseri umani, la reciproca solidarietà e la collaborazione. Ci ha ricordato inoltre, e soprattutto, il valore della conoscenza e delle competenze individuali, sollevando questioni rilevanti relative alle molteplici modalità del “fare” scuola oggi, mostrando al contempo i punti di forza e di debolezza dell’integrazione europea e non solo.  È necessario parlare e discutere di tali tematiche per poter identificare i percorsi migliori da intraprendere, ripartendo dai giovani, il nostro target principale di riferimento, che rappresentano il nostro futuro.

Culture Digitali vuole porsi e al contempo porre alla sua comunità scientifica di riferimento la domanda: “Come possiamo assicurare collettivamente che i principi fondanti dell’integrazione (libertà, uguaglianza, rispetto dei diritti umani, stato di diritto e libertà di espressione, solidarietà, democrazia e lealtà fra gli Stati membri) restino rilevanti per il nostro futuro?”. Anche nell’affrontare quelle carenze culturali di fondo che eludono i valori della conoscenza, delle competenze individuali, della ricerca, la cui importanza, invece, è stata ampiamente rimarcata nel Manifesto “Ventotene Digitale”, elaborato da DiCultHer nel 2017 quale contributo all’anno europeo del patrimonio culturale, e ribadita nella Carta di Pietrelcina per l’Educazione all’Eredità Culturale redatta nel 2019.

Valori essenziali che l’Europa ci ripropone come presupposto base ad ogni politica di ricostruzione e sviluppo e come premessa indispensabile per ogni piano di finanziamento: educazione e formazione per lo sviluppo di una nuova “società della conoscenza”, che prenda le mosse dalla risorsa più importante che i Paesi possiedono, ovvero il “capitale immateriale”, il “capitale umano”, e cioè le persone, l’io e il noi. In quest’ottica l’appello del Presidente Sergio Mattarella, insieme agli altri Capi di Stato dell’UE del 9 maggio 2021, insieme all’invito della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per un nuovo Bauhaus europeo,  assumono un significato ancor più rilevante, quasi utopico: concentrare l’attenzione per la ricostruzione sociale del post-pandemia, sulla formazione e l’educazione delle “risorse umane” in modo da orientare qualitativamente e con fiducia la nostra “rinascita” (Gianni Letta, introduzione al libro Conoscenza, competenza, creatività, crescita, Editori Laterza, 2021).

In tal senso, Cultura Digitale, terrà conto di quanto scrive Anatole France: “Senza le Utopie di altri tempi, gli uomini vivrebbero ancora nelle spelonche, miserabili ed ignudi. Furono gli Utopisti a tracciare le linee della prima città… Dai sogni fertili provengono realtà vantaggiose. L’Utopia è il principio di ogni progresso e il tentativo di un futuro migliore”. O, ancora, su quanto scrive Oscar Wilde sulla Mappa del Mondo; “Una mappa del mondo che non includa utopia non merita nemmeno un’occhiata, poiché lascia fuori l’unico Paese in cui l’Umanità approda sempre. E quando l’Umanità vi approda, si guarda in giro e, scorgendo un Paese migliore, vi punta le vele. Il progresso è la realizzazione delle Utopie”. (In Maria Luisa Berneri (1918-1949) Journey Through Utopia (Londra, Routledge and Kegan Paul, 1950).

Dobbiamo farlo e possiamo farlo! Investendo sul capitale umano, fatto di conoscenze e competenze, di valori e principi, di slancio e com-passione verso gli altri, esempio e testimonianza, costruendolo passo dopo passo, perseguendo la saggezza implicita delle 4 C: Competenza, conoscenza, creatività e crescita per dare nuovo impulso alla società della conoscenza partendo dal capitale “immateriale”, il “capitale umano”, le persone e la loro formazione.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ci ha ricordato come il movimento Bauhaus, oltre cento anni fa, era il 1919, assunse rapidamente una dimensione internazionale, influenzando e plasmando il pensiero creativo e il design in tutto il mondo e , combinando arte e praticità, incise concretamente sulla transizione sociale ed economica verso la società industriale del XXº secolo. Oggi, come la presidente Ursula von der Leyen sottolinea nel suo appello sopra richiamato, abbiamo bisogno di un nuovo Bauhaus per rendere “sostenibile l’economia dell’UE”. Per farlo c’è bisogno dell’impegno di tutti e la chiave di volta per cambiare la vita, le teste, i malcostumi, le brutte abitudini, e quindi formare qualitativamente le nuove generazioni, è proprio la cultura.

La Discussione sul Futuro dell’Europa, per un nuovo Bauhaus europeo, e l’invito del Presidente Mattarellaad unirsi alla discussione e a trovare insieme il percorso da seguire”, rappresentano lo scenario culturale di riferimento della rivista Cultura Digitale. E’ importante “riappropriarsi” della titolarità partecipata all’Europa ripartendo dalla Cultura come bene comune per una nuova “Megàle Hellàs”, che sappia raccogliere la straordinaria eredità culturale italiana ed europea, accrescendola grazie alle potenzialità dei suoi giovani e valorizzandola col coinvolgimento delle «comunità di patrimonio», nello spirito della Convenzione di Faro.

Uno scenario culturale di riferimento che parte dalla prosecuzione di un dialogo con la nostra comunità educante avviato sin dalla costituzione di DiCultHer nel 2005: un dialogo continuo, consolidato, importante, alla riscoperta di un patrimonio culturale comune che comprende l’Europa intera, intesa come un organismo sfaccettato e complesso in cui ogni singolo stato ne rappresenta un importante ingranaggio, necessario e funzionale alla sopravvivenza del tutto. Le parti sono funzionali al tutto ed il tutto è funzionale alle parti. Mai come in questo periodo l’emergenza da covid 19 ci ha permesso di percepire l’Europa, ma anche il mondo intero, come un paesaggio unico, teatro di un medesimo fardello che ha imperversato indiscriminatamente su tutti. È proprio questa indiscriminazione che, paradossalmente, ci ha fatto sentire uguali nel nostro essere umani, mortali e impauriti. Al di là delle differenze che contraddistinguono ogni singolo paese abbiamo un capitale umano comune che non deve essere ignorato ma valorizzato. Allo stesso tempo non si intende livellare le differenze, elementi preziosissimi di stimolo e di crescita reciproca. Le differenze creano individualità, stupore e meraviglia. Si tratta quindi di valorizzare la differenza nell’unità, le diverse sfaccettature di luce provenienti da un medesimo prisma. Crediamo che la cultura, anche mediata dal digitale, possa rappresentare lo strumento per eccellenza per valorizzare questo organismo complesso e meraviglioso.

La programmazione dei singoli numeri della rivista terrà conto, nell’ottica di consolidare e promuovere collaborazioni creative tra i vari soggetti attivi in questo settore  (per condividere esperienze e buone prassi e per costruire un’offerta educativa/formativa integrata e innovativa) di proposte valoriali sul tema, orientate a connettere patrimoni materiali, immateriali, digitali e paesaggistici in quanto risorse inestimabili e strategiche per lo sviluppo di un’Europa sostenibile. Sempre orientati dall’ideale di un nuovo Bauhaus e dalla Convenzione di Faro, recentemente ratificata anche dall’Italia.

Tale approccio collaborativo, che si paleserà nei singoli contributi che saranno ospitati nella rivista Culture Digitali, si configura come strumento attivo per rispondere all’esigenza di quel digital knowledge design system applicato all’educazione al patrimonio culturale che mette al centro la ‘creatività’ dei giovani nella strutturazione della nuova Cultura Digitale per innovare nell’educazione al patrimonio. Si tratta di accogliere le esperienze emergenti sia a livello nazionale che comunitario e di intercettare allo stesso tempo le emergenze di settore “come diritto individuale e collettivo e come impegno comune nell’elaborare una costruzione di senso intorno al patrimonio culturale in grado di produrre consapevolezza dei significati e gestione sostenibile delle risorse”.

Un impegno per sostenere e stimolare l’attitudine al cambiamento attraverso la consapevolezza che la cultura e il digitale possono rappresentare una formidabile leva per un’idea rinnovata di “spazi di apprendimento”, intesi come spazi aperti per l’apprendimento, non unicamente come luoghi fisici che mettano gli studenti e i docenti nelle condizioni di sviluppare competenze fisse e acquisite per la vita.

 In questo paradigma, le tecnologie diventano abilitanti, quotidiane, al servizio delle attività orientate alla formazione e all’apprendimento degli studenti, e non solo. In particolare la Scuola e l’Università, i più grandi generatori di domanda di innovazione, rappresentano, nella “dimensione digitale”, non “un’altra Scuola o un’altra Università” ordinarie, ma il baluardo della sfida all’innovazione, per dare ai nostri studenti le chiavi per una nuova  lettura del futuro. Una lettura che vuole formulare una nuova “via europea” delle Digital STHEAM, per quanto riguarda l’istruzione, la formazione, la parità di genere e le pari opportunità; per superare il riduttivismo culturale del passaggio da STEM a STEAM verso le Digital STHEAM. Ma anche per qualificare la “domanda di cultura”, sempre più carente negli Stati membri così come messo in evidenza dalla Relazione sugli ostacoli strutturali e finanziari nell’accesso alla cultura della Commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo (14 maggio 2018).

La rivista terrà nel massimo conto le progettualità specifiche nelle responsabilità in capo a DiCultHer, INDIRE, ICCU, RWYC e Culture Italiae, in cui si mettono a fattor comune i progetti di ricerca e le specifiche attività, per un rinnovamento delle conoscenze e delle competenze utili e necessarie per dar senso e significato alla collaborazione in atto e, soprattutto, per proporre contenuti specifici  all’offerta educativa e formativa del sistema scolare italiano e degli operatori culturali impegnati in attività di educazione al patrimonio culturale (digitale).

Un’occasione rilevante, nella diversità delle organizzazioni in campo, in un quadro di governance capace di generare valore aggiunto, per accompagnare la trasformazione verso una cooperazione intersettoriale. Per affrontare l’efficientamento dei contesti digitali, la cooperazione tra amministrazioni pubbliche e associazioni, per lavorare insieme alla costruzione di competenze trasversali e alla co-progettazione di occasioni formative rispondenti alle nuove istanze professionali, sociali e culturali.

Si tratta quindi di una sperimentazione tra soggetti diversi, con lo scopo di individuare e ampliare nuovi spazi operativi di collaborazione, creare nuove reti e approcci condivisi e, soprattutto, contribuire a disegnare la funzione educativa in chiave di una maggiore sistematicità, con l’adozione di tematiche e narrative comuni.

L’idea di fondo è quella di mettere in luce le esperienze in atto nell’innovazione della valorizzazione del patrimonio culturale nelle sue diverse forme e articolazioni: paesaggistico, artistico, culturale, etnoantropologico, ecc. Tali esperienze sono centrate sull’engagement delle fasce giovani della popolazione che devono “farsi carico” dei territori, in attuazione della Convenzione di Faro, riconoscendo il ruolo cardine di facies culturale del digitale nell’epoca contemporanea. Il digitale si presenta quindi come strumento d’eccellenza per raccogliere e valorizzare la straordinaria eredità storico-culturale  del nostro Paese rimodellandola  grazie alla creatività dei nostri ragazzi e al coinvolgimento delle «comunità patrimoniali», in modo da “garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarsi al meglio nel futuro, per diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro”

Questo n. 0 della rivista, che abbraccia l’ambito temporale dei mesi di luglio e agosto 2021, grazie alla generosità dei tanti autori e specialisti direttamente impegnati nelle organizzazioni culturali che hanno promosso Culture Digitali, rispecchia ed interpreta le considerazioni sopra espresse, avendo coinvolto spontaneamente esperti di differenti discipline che ci hanno fatto percepire nuovi spazi di ricerca e di collaborazione tutti protesi a realizzare l’obiettivo comune di essere “sponda” e riferimento qualificato del nostro sistema educativo.

Basta muovere gli occhi sull’indice di questo n.0 per assaporare la ricchezza e la vastità dei contributi pervenuti, pur in un ristretto tempo a disposizione, peraltro in un periodo, luglio-agosto, di relativa pausa. Contributi rilevanti che testimoniano il fermento culturale e di ricerca sui temi della cultura digitale nelle nostre Università, Enti di ricerca, organizzazioni culturali. Fermento culturale ed esperienza di stimolo, sul modello della Challenge Based Learning, per le nostre Comunità educanti finalizzate ad ispirare e strutturare unità didattiche secondo questo modello per il pieno riconoscimento nei processi di apprendimento del valore della “Cultura Digitale” intesa come strumento per sviluppare la piena consapevolezza del loro ruolo attraverso un’attenzione costante all’innovazione, ai temi dell’inclusione sociale, dell’interculturalità, della sostenibilità e  del contrasto dei pregiudizi verso le differenze di ogni genere, di cultura, di età, di provenienza, di abilità, di colore della pelle.

La maggior parte di questi primi contributi, rappresentano un primo momento per innescare successivi approfondimenti per sostenere la programmazione delle nostre attività, di cui gli stessi contributi ne sono parte integrante.

Già in questo n. 0 abbiamo affrontato temi di particolare rilevanza, come la “Titolarità Culturale”, per sostenere il passaggio dalla “fruizione” del Patrimonio culturale, verso la “partecipazione”, coerente con i principi della Convenzione di Faro, le riflessioni sul nuovo Bauhaus e la Conferenza sul futuro dell’Europa, per stimolare la partecipazione della nostra Comunità educante a farsene carico. Particolare rilevanza sono le esperienze descritte in vari approfondimenti sulla pedagogia del patrimonio e il suo uso nella didattica, ma anche i rapporti con i principali luoghi della cultura, i musei, lo Storytelling culturale. Un tema cruciale, i rapporti con le comunità educanti in Europa e a livello internazionale, attraverso due partner d’eccezione. Il primo con il Progetto Erasmus PCE, il secondo con RWYC, e la sua rete di collaborazione internazionale che ci ha permesso, tra l’altro, di approfondire, con l’articolo del prof. A. Blanco-Uribe Quintero , il tema de diritti dell’uomo, del diritto all’istruzione, il diritto all’accesso ai saperi, alla cultura, all’innovazione, ad internet. Tema questo di particolare rilevanza ed attuale che, di fatto, ci consentirà di aprire una serie di approfondimenti, in ricordo anche di #Stefano #Rodotà, che culmineranno il 10 dicembre 2021, in un incontro “a rete” nell’ambito della giornata mondiale sui diritti dell’Uomo delle NU.

In questo n. 0, sono annunciate una serie di Rubriche per aprire un dialogo con i nostri compagni di viaggio. In questo numero 0 ne siamo riusciti ad attivare solo due, la prima Invito alla lettura, per evidenziare libri, siti, progetti, ecc. utili alla nostra comunità educante, la seconda, Eventi, per socializzare i vari eventi sui temi della rivista, che ci verranno segnalati dalla nostra comunità di riferimento.

Un particolare ringraziamento al Comitato Scientifico internazionale e ai membri del Comitato di redazione che già per questo n.0 ci hanno fatto pervenire speciali indicazioni ed in alcuni casi anche note di approfondimento che è possibile leggere in questo numero.

L’auspicio è quello di proseguire questo dialogo, che ci permetterà di connettere realtà e contesti diversi, per trarne beneficio dal confronto sia a livello disciplinare che di approccio e sui metodi per lo sviluppo dei necessari approfondimenti teorico e pratici, anche nell’ottica di consolidare e promuovere collaborazioni tra i vari soggetti attivi in questo settore.

Come è possibile leggere in questo n. 0, per garantire la massima diffusione della rivista è previsto che gli autori possano scrivere nella propria lingua, con un abstract in italiano, inglese, francese e spagnolo. 

Appuntamento al n. 1, relativo all’arco temporale settembre-ottobre 2021

Grazie per l’attenzione