Intervista a Carmine Marinucci, Presidente Associazione #DiCultHer
La Decima Settimana delle Culture Digitali “Antonio Ruberti” non è solo una ricorrenza, ma una tappa simbolica in un percorso decennale di educazione, partecipazione e innovazione culturale. Un cammino che trae ispirazione dal pensiero e dall’impegno civile di tre grandi figure della cultura e della ricerca italiana ed europea: Antonio Ruberti, Stefano Rodotà e Dino Buzzetti. Tre protagonisti che ci hanno insegnato a pensare l’innovazione come responsabilità condivisa, a difendere i diritti nell’era digitale e a considerare la cultura — anche quella digitale — come patrimonio vivo e generativo.
In loro memoria e nel solco delle loro visioni, DiCultHer ha inteso avviare un nuovo ciclo di azioni culturali che, partendo dal Manifesto AI CULTURA presentato il 5 maggio 2025, apra spazi di co-progettazione, consapevolezza e cittadinanza attiva nell’ecosistema educativo e culturale del Paese.
Domanda: Un bilancio personale e collettivo
Dieci edizioni della Settimana delle Culture Digitali: qual è il sentimento che prevale in questo momento? E quali elementi ritieni più rappresentativi di questa decima edizione?
Risposta: Il sentimento è di profonda gratitudine nei confronti di chi ha partecipato a questo rinnovato appuntamento culturale per il Paese. Dieci anni fa, DiCultHer nacque come una scommessa collettiva sull’educazione digitale intesa come leva di cittadinanza. Oggi possiamo dire che quella scommessa ha generato comunità, progetti, visioni. Questa decima edizione, in particolare, è stata un laboratorio di futuro: la presentazione del Manifesto AI CULTURA e il focus sul Patrimonio Culturale Digitale hanno rappresentato due pilastri fondamentali per abitare consapevolmente l’era dell’intelligenza artificiale.
Domanda: L’eredità di Antonio Ruberti, oggi.
Hai voluto dedicare la Settimana ad Antonio Ruberti: quale messaggio del suo pensiero è ancora urgente, forse oggi più che mai?
Risposta: Le Settimane delle Culture Digitali sono organizzate sul modello delle prime (1991) Settimane della Cultura scientifica promosse in Italia dal Ministro della Ricerca e dell’Università Antonio Ruberti. È stato questo il primo passo di un percorso di diffusione della cultura scientifica proseguito in ambito europeo nella sua funzione di Commissario europeo per la scienza, la ricerca e lo sviluppo tecnologico e l’educazione, con l’istituzione della Settimana Europea della cultura scientifica (1993), raccordando analoghe iniziative di altri Paesi.
Per questi motivi abbiamo dedicato la Settimana delle Culture Digitale ad Antonio Ruberti, quale atto naturale per #DiCultHer e ha voluto assumere il significato di raccordo e di continuità tra il grato ricordo per una vita dedicata interamente alla Scienza e alla diffusione della cultura scientifica e l’attuale apertura verso il paradigma digitale che, sempre di più e più profondamente, influisce sul nostro modo di vivere e di pensare la cultura
Ruberti ci ha insegnato a “pensare la cultura come progetto” e a non temere l’innovazione, se guidata da valori democratici. La sua visione di un sapere aperto, interdisciplinare, orientato al bene comune, è oggi più attuale che mai, in un tempo in cui l’IA rischia di essere ridotta a semplice tecnologia. Ricordarlo significa riaffermare che la cultura digitale è prima di tutto una responsabilità educativa e civica.
Domanda: Il digitale come cultura, non solo come tecnologie
Durante la Settimana si è parlato spesso di “titolarità culturale” e “AI Cultura”. Perché oggi è importante educare le nuove generazioni a un uso consapevole e culturale dell’intelligenza artificiale?
Risposta: Perché l’intelligenza artificiale non è solo una questione tecnica, ma una sfida culturale che riguarda la libertà, la giustizia, l’accesso al sapere. Educare alla titolarità culturale significa restituire alle ragazze e ai ragazzi il diritto di prendere parte attiva alla costruzione della conoscenza. AI CULTURA è il nostro tentativo di costruire una grammatica comune per abitare l’era dell’IA con consapevolezza e responsabilità.
Domanda: Un filo rosso europeo: Ventotene digitale e Festa dell’Europa
Il 9 maggio, Festa dell’Europa, hai ricordato il Manifesto di Ventotene Digitale e lanciato un podcast dedicato. Che ruolo può giocare oggi il digitale per un’Europa più giusta e solidale?
Risposta: Il digitale può essere strumento di emancipazione o di esclusione, a seconda della visione che lo guida. Il Manifesto di Ventotene Digitale riprende lo spirito originario dell’Europa: un progetto di pace, giustizia, coesione. Oggi più che mai dobbiamo coniugare memoria e innovazione, diritti e tecnologie, e costruire uno spazio digitale europeo che sia inclusivo, sostenibile e democratico.
Domanda: Comunità, scuole, territorio
La rete DiCultHer si nutre di comunità educanti diffuse: quali segnali di futuro hai raccolto dai territori in questa edizione?
Risposta: Il segnale più forte è la capacità delle scuole di essere laboratori civici di cultura. In ogni regione, abbiamo incontrato esperienze di partecipazione autentica, di innovazione inclusiva, di memoria attiva. Il digitale, se messo al servizio della relazione educativa, diventa uno strumento straordinario per rafforzare la coesione sociale e la capacità critica.
Domanda: Uno sguardo al domani
Il decennale è anche un punto di partenza. Quali sono le prossime sfide che immagini per DiCultHer, a partire dal Festival @niene e dalla costruzione di un Istituto per le Culture Digitali?
Risposta: Il futuro di DiCultHer si gioca sulla capacità di essere generativi: di idee, di reti, di spazi educativi. Per esempio, il Festival @niene rappresenta una delle nuove frontiera territoriale, Vogliamo continuare a scommettere sulla cultura come bene comune, e sull’intelligenza collettiva come risposta alle sfide del nostro tempo. In questo quadro, l’avvio dei primi rapporti con interlocutori in Cina, Corea e Kazachistan, rappresenta una straordinaria opportunità per ampliare il dialogo interculturale e avviare nuovi progetti condivisi su scala globale.