L’apprendimento dappertutto, per riequilibrare il rapporto tra naturale e artificiale

Carlo Infante, Urban Experience

Bisogna ritrovare il valore del “guardarsi intorno”, partendo dall’assunto che non s’impara solo su libri o su schermi ma dagli altri e dalle cose che ci circondano. 

È a partire da questo assunto che va colto quanto sia importante affrontare le incognite del futuro digitale, connotato dalle nuove relazioni con l’intelligenza artificiale, ripristinando il senso naturale delle cose andato perduto.

Amo definire questo processo apprendimento dappertutto un’attività dinamica di attenzione, di allenamento percettivo ed elaborazione delle informazioni associate all’esperienza diretta, sul campo e all’intelligenza connettiva (1), una metodologia che si sviluppa dalle dinamiche relazionali per estendersi nei processi ipertestuali del web.

Il contesto di riferimento è quello definito L’apprendimento dappertutto per la cittadinanza educativa, per cui ci si mette in cammino, conversando (attraverso sistemi whisper-radio) con chi intende mettersi in gioco in un processo formativo, dai dirigenti d’azienda ai ragazzi delle scuole (compresi i più piccoli) fino alle figure decisionali della politica, rilevando informazioni ed emozioni dell’esplorazione per rivelarle (quando si trova opportuno usare anche la web-radio) in un podcast radiofonico georeferenziato.

Già il fatto di conversare-passeggiando (parlando di fianco e non di fronte…) stabilisce un andamento peripatetico che permette di liberare la migliore congenialità e raccogliere informazioni come uno sciame intelligente fa con il nettare. 

Questa esperienza riesce a sollecitare i più giovani, affrancati dal sistema concluso della classe frontale e curiosi di una tecnologia stagionata come quella radio. 

Un approccio che tende a qualificare più il punto di vita (basato sulla presenza di spirito e sulla disponibilità a mettersi in gioco) piuttosto che quel punto di vista che c’indirizza sempre a mediare con i nostri sistemi interpretativi, per cui la modalità non è mai simile ad una visita guidata bensì ad un’avventura psicogeografica. Un modo adottato anche nei contesti museali, associandoli agli habitat delle comunità territoriali che li accolgono, rivelandosi laboratori di comunità, secondo una linea d’azione definita museo dappertutto (2).

Il format su cui si articola questa progettualità ideata da Urban Experience (3)nell’ambito del performing media storytelling è il walkabout (4)(camminare-conversando con l’uso delle radio), sviluppato nell’ambito dell’urbanistica partecipativa per declinarsi poi nel contesto formativo proprio per ciò che definiamo “cittadinanza educativa”, aspetto fondante del percorso pedagogico rivolto ad una cognizione estesa di uno spazio pubblico che contempla anche il web. Tant’è che viene usato un motto, in relazione a queste pratiche ludico-partecipative: piedi per terra e testa nel cloud. Un passo doppio che permette di armonizzare la fisicità del corpo in esplorazione territoriale con l’immaterialità del pensiero in navigazione digitale. 

Un processo evolutivo che nasce nel 1994 al Salone del Libro, con il convegno “Navigare nei testi” condotto insieme a Luciano Gallino, e poi nel 1996 con  “Il Futuro Digitale” (5) , un articolato evento sulle nuove forme di apprendimento multimediale e che nel 1997 trova forma nel libro Educare On Line (6).

L’articolazione del modulo esperienziale di apprendimento dappertutto del performing media storytelling si basa sulle esplorazioni partecipate (walkabout), la restituzione su mappe esperienziali (attività di geoblogging), segnaletiche parlanti (ovvero la marcatura di percorsi urbani, prossimi alle scuole, attraverso cartelli che con i codici digitali dei mobtag-qrcode si possano ascoltare le voci dei “paesaggi umani”). Questi cantieri di coprogettazione ludico-partecipativa tendono a svilupparsi sempre in contesto nomade, outdoor, connessi a sistemi radio che diffondono la conversazione-laboratorio di educazione diffusa.

Una suggestione, nell’evocare questo sciamare esplorativo, arriva dal mondo delle api che esprime uno straordinario livello di autoregolazione e di intelligenza connettiva. E’ sulla base di questa performatività dello sciame intelligente (lo swarm intelligence è un modello di riferimento per i sistemi di intelligenza artificiale) , così creativo e produttivo che si delinea una strategia educativa di potenzialità inedite, come  affrontai nel 2000 nel saggio “Imparare giocando” (7) per Bollati Boringhieri, analizzando il principio ludico-interattivo nell’apprendimento con i nuovi media digitali. 

Questo è un buon modo di trattare della cittadinanza educativa, esplicitando il fatto che significa riconoscere il principio fondante del concetto di educazione: un’azione che comporta il fatto di “tirar fuori”, come rivela l’etimo latino educere. Significa fondamentalmente esplicitare conoscenza associata all’esperienza e non solo acquisirla,”mettendo dentro” cognizioni secondo i procedimenti didattici ordinari.

Mi piace in tal senso associare l’idea di educazione al principio di cittadinanza attiva, in quanto disponibilità a relazionarsi con gli altri nello spazio pubblico delle città e delle comunità per crescere insieme, con particolare attenzione all’intelligenza connettiva rivolta alle fragilità (8). Guardandosi intorno, ascoltando le voci dei protagonisti che hanno vissuto nei territori, rivelandone i “paesaggi umani”, esplorando le città per vivere un’esperienza immersiva.

In questo senso si può intravedere un futuro progressivo dei sistemi educativi che non possono ignorare la necessità di un continuo cambiamento in relazione al mondo che non solo corre (l’avanzamento tecnologico è un dato: avete presente la Legge di Moore? Per cui ogni 18 mesi i sistemi digitali raddoppiano la loro performance) ma scorre dappertutto, pervasivo, come accade per l’acqua in natura quando le canalizzazioni sono forzose e inadeguate. 

E’ in questo senso (rivolto alle dinamiche del cambiamento, a partire dalle complessità multiculturali) che amiamo declinare al plurale questa linea d’attenzione, parlando quindi di cittadinanze educative, contemplando non solo l’esaurimento della cultura eurocentrica ma la necessità di concepire l’integrazione come un fattore decisivo da attuare con i più giovani, il prima possibile, prima di ritrovarsi separati da pregiudizi sclerotizzati.  E’ una parola chiave che contempla al suo interno sia i diversi aspetti del multiculturalismo, a partire dai flussi dei migranti con cui condividere lo spazio pubblico dei nostri territori, sia nel contesto di un’innovazione territoriale (a partire dai principi esperienziali dei geoblog per “scrivere storie nelle geografie”) per le vocazioni innate dell’Italia, da sempre terra d’attrazione e crocevia di culture.

Quanto è importante imparare a imparare: attivando quella forza motrice dell’apprendimento che comporta un’alimentazione continua dell’attenzione, della curiosità e conseguentemente della selezione. 

Si, bisogna saper scegliere. E’ qui che scatta il processo virtuoso della conoscenza.

Carlo Infante è docente di Performing Media, progettista culturale,  brainstormer, opinionista e presidente-managing director di Urban Experience.

Ha diretto, negli anni Ottanta, festival come Scenari dell’Immateriale, condotto (anche come autore) trasmissioni radiofoniche su Radio1 e Radio3, televisive comeMediamente.scuola su RAI3  e  Salva con Nome su RAInews24 (nel 2009). Ha  ideato (in occasione delle Olimpiadi Torino 2006)  format web, come il geoblog(che permetteva di scrivere storie nelle geografie, ben prima di GoogleMaps), che esplicitano la tensione creativa di una Social Innovation agita nel territorio (come è accaduto con i Performing Media Lab in Salento, per La Notte della Taranta, e in Piemonte all’interno di un Bene Confiscato alle Mafie di cui è titolare con l’associazione teatron.org). E’ autore, tra l’altro, di Educare on line (1997, Netbook), Imparare giocando(Bollati Boringhieri, 2000), Edutainment (Coop Italia, 2003), Performing Media. La nuova spettacolarità della comunicazione interattiva e mobile(Novecentolibri, 2004), Performing Media 1.1 Politica e poetica delle reti (Memori, 2006) e di molti altri saggi e articoli per più testate (tra cui NOVA-Sole24ore,  Tiscali  e L’Unità, per cui ha curato l’inserto mensileUniTag). E’ tra i fondatori di  Stati Generali dell’Innovazione. Ha curato per l‘Enciclopedia Italiana Treccani (Scienza e Tecnica- doppio volume su Informatica) il saggio Culture Digitali e diversi lemmi correlati.

  1. https://www.urbanexperience.it/intelligenza-connettiva/
  2. https://www.urbanexperience.it/il-museo-dappertutto/
  3. https://www.urbanexperience.it/performing-media-storytelling-lo-sviluppo-glocal/
  4. https://www.urbanexperience.it/walkabout
  5. https://www.urbanexperience.it/blog-dei-blog/
  6. https://www.urbanexperience.it/educare-on-line  ; Educare on line (1997, Netbook)
  7. http://www.teatron.org/impararegiocando/;  Imparare giocando (Bollati Boringhieri, 2000)
  8. https://www.urbanexperience.it/lapprendimento-dappertutto-a-proposito-di-lezioni-di-fragilita-su-la-repubblica/