Il progetto inDICEs

Measuring the impact of digital culture

a cura di Sara di Giorgio (ICCU)

Perché è importante misurare l’impatto del patrimonio culturale digitale?

inDICEs è l’acronimo di Measuring the impact of digital culture, è un progetto di ricerca e innovazione finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon 2020 con l’obiettivo di fornire ai decisori politici e ai responsabili nel settore dei beni culturali e delle industrie culturali e creative (CCI) degli strumenti utili a comprendere appieno l’impatto sociale ed economico della digitalizzazione del patrimonio culturale e il modo in cui la digitalizzazione influenza ri-uso creativo dei beni culturali. Il progetto è stato avviato a gennaio del 2020 e si concluderà nel primo trimestre del 2023.

Per cercare di dare delle risposte concrete a questi interrogativi, inDICEs ha sviluppato una metodologia completa per misurare e valutare l’impatto economico della digitalizzazione del patrimonio culturale, valutando le modalità di accesso ai beni e ai servizi culturali europei e i loro modi di produzione e realizzando delle analisi comparative dell’impatto della digitalizzazione e della normativa sul diritto d’autore in relazione all’accesso alla cultura europea e alla produzione culturale creativa.

Quali sono i partner di inDICEs?

inDICEs riunisce un consorzio internazionale di 14 organizzazioni provenienti da 9 diversi paesi europei, che garantiscono un insieme di competenze multidisciplinari e complementari. Il partenariato, coordinato dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane (ICCU) comprende:

●       Istituti di ricerca con una presenza consolidata nel campo dei beni culturali digitali, delle scienze sociali e dei diritti di proprietà intellettuale, quali: la Katholieke Universiteit Leuven con due gruppi di ricerca: il Centro per il diritto dell’informatica e della proprietà intellettuale e il Laboratorio di studi culturali digitali; la Fondazione Bruno Kessler, un istituto di ricerca in Italia, leader internazionale per l’eccellenza scientifica nei campi dell’ICT, della sociologia e dell’economia; PIN, il rinomato consorzio di ricerca creato dall’Università di Firenze, con un solida esperienza nel campo delle applicazioni digitali ai Beni Culturali.

●       ONG con una sostanziale capacità di sensibilizzazione: Centrum Cyfrowe, una ONG polacca che opera per il coinvolgimento sociale nella conservazione e nella promozione del patrimonio culturale, aumentando la consapevolezza sociale riguardo ai diritti d’autore e alle risorse di apertura delle istituzioni pubbliche; la Rete delle organizzazioni museali europee (NEMO), rappresentata dal Deutscher Museumsbund; la Fondazione Europeana, l’operatore della Piattaforma di servizi di base di Europeana DSI, che rappresenta la piattaforma digitale europea per il patrimonio culturale; Cluj Cultural Centre, una ONG che mobilita la cultura per contribuire alla trasformazione sociale e allo sviluppo urbano.

●       Rappresentanti delle industrie culturali e creative e delle reti nazionali e paneuropee, tra cui: l’Istituto olandese per il suono e la visione; l’Associazione europea per il patrimonio culturale della moda; l’Associazione culturale Michael, una rete transettoriale per il patrimonio culturale; Capital High Tech, una società francese specializzata nello sviluppo di modelli di business e con una forte esperienza nel campo dell’impatto socio-economico e dell’analisi della catena del valore.

●       Innovatori sociali e sviluppatori di piattaforme, quali: Platoniq, una società con sede a Barcellona che sviluppa piattaforme collaborative atte a facilitare una partecipazione sociale e democratica dei cittadini al patrimonio culturale e co-progettare strumenti e metodologie digitali per la partecipazione civica nell’educazione, nell’economia e nell’innovazione sociale; WebLyzard, una società austriaca che si occupa di ricerca e sviluppo nel campo della Web intelligence, dell’analisi dei media e dell’estrazione e visualizzazione della conoscenza.

inDICEs e gli effetti della pandemia

Il kick off meeting del progetto è stato alla fine del gennaio 2020, poco tempo prima l’esplosione della pandemia e dei lockdown. I nuovi scenari introdotti forzatamente a causa della crisi originata dalla pandemia COVID-19 hanno avuto un impatto notevole sulle modalità di produzione, accesso e condivisione delle risorse culturali digitali, offrendo spunti di riflessione interessanti e importanti di cui inDICEs ha tenuto conto.

In primo luogo, con l’esplosione della crisi Covid19 e le enormi conseguenze dei blocchi e del distanziamento sociale per il funzionamento delle istituzioni culturali, il ruolo della dimensione digitale nell’accesso ai contenuti culturali e creativi si presta a una naturale espansione nella comprensione di come la digitalizzazione forzata dell’esperienza culturale ha un impatto sulle pratiche attuali e future dell’accesso culturale.

A questo proposito, la crisi Covid19 rappresenta un esperimento naturale per inDICEs, in quanto vi sono fasi “prima” e “dopo” ben definite che possono essere analizzate comparativamente nelle loro conseguenze comportamentali e strutturali sul funzionamento degli ecosistemi culturali. In particolare, il progetto mira a capire se, nel nuovo contesto, un pubblico già caratterizzato da alti livelli di accesso e partecipazione culturale aumenti ulteriormente i loro livelli di accesso e, in tal caso, fino a che punto e in che modo, e come si nutre le strategie di fornitura dei contenuti delle stesse istituzioni culturali. Inoltre, è interessante capire se il nuovo scenario digitalizzato attira anche un nuovo pubblico che in precedenza sarebbe stato intimidito dall’accesso fisico alle istituzioni culturali o più in generale sentirsi emarginato. E ancora quali tipi di modalità di accesso questo secondo gruppo di utenti troverebbe particolarmente interessanti e perché. Infine, siamo interessati a capire se il nuovo scenario digitalizzato incoraggia anche modelli di accesso più proattivi che includono la produzione di contenuti generati dagli utenti su una scala più ampia e organizzata, e in che misura queste dinamiche sono mediate o incoraggiate da specifici formati di coinvolgimento come gamified.

Questi risultati possono essere utili per comprendere quali sono le tendenze future a lungo termine nell’accesso culturale e per aiutare le istituzioni culturali a progettare interfacce e formati digitali più efficaci e di vasta portata.

In secondo luogo, durante la crisi Covid19, abbiamo assistito ad un aumento dei contenuti culturali digitali condivisi su Internet. La maggior parte dei contenuti condivisi viene offerta da istituzioni culturali: musei, biblioteche ma anche archivi audiovisivi e cineteche. Inoltre, alcuni editori e altre attività creative condividono parte delle loro opere che potrebbero essere già vecchie o fuori commercio. Questa situazione evidenzia la volontà delle istituzioni culturali di fornire accesso online alle loro collezioni su base gratuita e promuoverà sicuramente il modello di condivisione dei contenuti online dopo la crisi. Inoltre, i cittadini ora diventano sempre più consapevoli dell’importanza di avere accesso ai contenuti culturali (gratuitamente o pagando una tassa o un abbonamento) all’interno dell’ambiente digitale. Tuttavia, dal punto di vista del diritto d’autore, ciò comporta anche alcuni problemi. Innanzitutto, per quanto riguarda la territorialità intrinseca del regime del diritto d’autore. Anche se le istituzioni culturali sono disposte a condividere le loro collezioni online, nella maggior parte dei casi i confini territoriali rivestono ancora un ruolo chiave, rendendo inaccessibili alcuni contenuti per il pubblico situato in un paese diverso da quello in cui si trova l’istituzione. inDICEs ha analizzato le difficoltà di fornire accesso transfrontaliero ai contenuti digitali nell’UE e i potenziali miglioramenti che la nuova direttiva DSM per l’accesso transfrontaliero di determinate opere consente.

Stiamo anche vedendo come iniziative private come Google Arts sono in grado, attraverso accordi di licenza con istituzioni culturali, di fornire accesso a contenuti o “gallerie virtuali” senza restrizioni territoriali. Nelle sue analisi e ricerche inDICEs ha valutato in che misura questi schemi di licenza sono necessari per l’accesso transfrontaliero ai contenuti. Tuttavia, abbiamo visto come la possibilità di condividere i contenuti online su base gratuita, insieme alla necessaria chiusura delle istituzioni del patrimonio culturale, ha implicato che gli autori di opere protette da copyright possano ricevere una remunerazione minima o nulla per la condivisione delle loro opere e che le istituzioni culturali abbiano sperimentato perdite di finanziamenti. D’altro canto, l’ulteriore partecipazione di un pubblico più vasto che accede a contenuti culturali comporta anche un crescente riutilizzo delle opere da parte degli utenti. Ciò significa che l’espansione della creatività e dei contenuti generati dagli utenti è cresciuta durante la crisi. Poiché gli usi consentiti per i contenuti generati dagli utenti non sono in quanto tali armonizzati a livello dell’UE, alcuni di questi usi potrebbero essere ritenuti una violazione del copyright in opere preesistenti, a seconda della giurisdizione. Per questo motivo inDICEs, ha analizzato l’impatto della normativa vigente sul riutilizzo di questo tipo di contenuto, di cui fanno parte le raccolte delle istituzioni del patrimonio culturale.

Quali sono gli obiettivi e risultati di inDICEs?

A partire dai risultati delle ricerche e delle analisi comparative, i partner di inDICEs stanno elaborando una serie di raccomandazioni indirizzate  sia ai governi europei che a quelli locali, sulle politiche da promuovere per superare i problemi che si pongono nell’uso creativo e nel consumo di beni culturali e per sostenere la trasformazione digitale di musei, biblioteche e archivi. A queste raccomandazioni sono collegate delle linee guida operative e un corso di formazione online (MOOC) per la gestione del diritto d’autore e di modelli di business innovativi. Inoltre inDICEs ha sviluppato un sistema di autovalutazione (self assessment tool) utile agli istituti culturali per migliorare il posizionamento strategico nel mercato unico digitale.

Infine, tra gli obiettivi del progetto c’è anche la creazione di un osservatorio europeo permanente per definire le politiche e le tendenze a lungo termine, e di una piattaforma web utile ai decisori politici per misurare costantemente l’impatto del patrimonio culturale in Europa.

L’idea ispiratrice è che, grazie al progetto, i decisori politici potranno disporre di una solida struttura per valutare l’impatto del patrimonio culturale e di una piattaforma web per tenere traccia del progresso dell’impatto del patrimonio culturale nella società in Europa. Gli istituti culturali potranno prendere decisioni strategiche che consentiranno loro di migliorare il loro contributo verso le industrie culturali e creative e la società, partecipando attivamente al mercato unico digitale (DSM).

Il ruolo del patrimonio culturale digitale nella società e nell’economia europea

Il settore dei beni culturali, le imprese culturali e creative (CCI), in gran parte non a scopo di lucro, rappresentano dei fattori chiave per il consolidamento dell’identità culturale e dell’economia in Europa. E in particolare le piattaforme e i siti web delle istituzioni culturali, non solo forniscono l’accesso a grandi quantità di contenuti culturali riutilizzabili, ma dovrebbero essere viste come un laboratorio di ricerca e sviluppo dell’ecosistema culturale e creativo, in grado di contribuire sia al progresso economico del settore delle CCI che alla società in generale.

Tuttavia, i ricercatori e i responsabili politici devono ancora comprendere appieno il ruolo cruciale che il settore dei beni culturali può svolgere nel processo di digitalizzazione dell’ecosistema culturale e creativo in Europa. Per questo motivo è necessario identificare gli indicatori in grado di misurare l’impatto che il patrimonio culturale ha nella società. Allo stesso modo, le Istituzioni del Patrimonio Culturale (CHI) non sono pienamente consapevoli dei loro contributi e delle condizioni giuridiche, tecniche e organizzative che consentiranno loro di massimizzare il loro impatto.

Quali sono gli effetti della rivoluzione digitale sulla produzione culturale e creativa?

Per comprendere gli effetti della rivoluzione digitale sui modi di produzione culturale e creativa e sul loro impatto economico e sociale, è stato sviluppato il quadro di riferimento della cosiddetta Cultura 3.0 da Pierluigi Sacco, responsabile scientifico di inDICEs, in cui si distinguono tre regimi di produzione:

●       Patronato (Cultura 1.0), oggi applicato per lo più a settori non prevalentemente orientati al mercato come le arti visive, le arti dello spettacolo, i musei e i beni culturali;

●       Imprese culturali e creative (Cultura 2.0), applicato a forme industrializzate di produzione culturale e creativa basate sulla distinzione strutturata tra produttori e pubblico;

●       Comunità aperte di pratica (Cultura 3.0), dove la produzione e la distribuzione di contenuti non è necessariamente mediata dal mercato e dove la distinzione tra produttori e utenti diventa sempre più sfumata.

I settori non industriali come le arti visive e dello spettacolo, e in particolare i musei, le biblioteche e gli archivi (audiovisivi), sebbene meno orientati al mercato ed essenzialmente basati su sovvenzioni pubbliche per la loro redditività economica, svolgono un ruolo chiave nella conservazione e nella trasmissione della conoscenza e nell’esplorazione di nuove idee innovative. Infatti, la loro esposizione relativamente limitata al mercato sottolinea l’originalità e la creatività trasformativa che viene poi adottata e ulteriormente elaborata dai settori culturali e creativi più orientati al mercato.

inDICEs propone una metodologia di analisi  pionieristica

L’impatto del Mercato Unico Digitale sul settore del patrimonio culturale dove la riproducibilità digitale dei contenuti non fa parte del modello di core business ma è uno strumento per facilitare la circolazione e l’utilizzo spesso al di fuori del contesto di mercato è un argomento particolarmente interessante e impegnativo, su cui la letteratura disponibile è molto limitata. Il progetto inDICEs si pone quindi come un’esplorazione pionieristica in questo senso, coinvolgendo esperti economisti culturali per gettare le basi di un paradigma concettuale innovativo per analizzare la questione e le sue principali implicazioni politiche, compreso il rapporto tra il settore del patrimonio, delle imprese creative e culturali dal punto di vista del DSM.

inDICEs intende fornire strumenti e modelli per analizzare e misurare l’impatto sociale della cultura digitale, contribuendo alla democratizzazione delle risorse culturali e dimostrando i benefici sociali della cultura aperta. Ad oggi, infatti, i modelli per la valutazione d’impatto sono ancora troppo spesso l’eccezione piuttosto che la regola in campo culturale, e inDICEs mira a stabilire un nuovo standard attraverso un attento mix di tecniche qualitative e quantitative mirate a rispondere alle domande e alle esigenze specifiche di esperti e professionisti, anche attraverso la raccolta partecipativa di dati e la ricerca (approccio di co-creation).

L’analisi condotta dal progetto mira ad individuare i parametri rilevanti per effettuare una corretta valutazione della competitività di musei, biblioteche e archivi che vogliono entrare nel DSM con servizi e soluzioni, e delle relative competenze e capacità richieste. L’obiettivo è quello di arrivare allo sviluppo di un indice di competitività che gli istituti della memoria  possano utilizzare per misurare le loro prestazioni e le loro possibilità di successo nella nuova era digitale.

Come detto, l’obiettivo principale del progetto è di fornire una metodologia per misurare l’impatto della digitalizzazione sull’accesso ai beni e servizi culturali europei. Tuttavia, l’elaborazione di tale metodologia richiede che le parti interessate coinvolte nel processo di digitalizzazione siano pienamente informate delle sfide legali e delle opportunità offerte dal quadro normativo sulla proprietà intellettuale che circonda questo processo di digitalizzazione. Gli istituti culturali coinvolti nel processo devono essere in grado di sviluppare strategie competitive per posizionarsi all’interno di questo complesso quadro giuridico. L’elaborazione di una matrice per facilitare la comprensione e la gestione delle questioni legali della proprietà intellettuale risulta pertanto di fondamentale importanza nella misurazione dell’impatto della digitalizzazione sulla cultura digitale europea.

Qual è la metodologia di ricerca adottata da inDICEs?

La metodologia di ricerca su cui si basa il progetto è organizzata in tre fasi distinte: raccolta dei dati, creazione dei modelli, analisi e interpretazione. La figura qui sotto descrive sommariamente questa metodologia. I dati saranno raccolti sia da banche dati e archivi esistenti sia da specifiche attività di raccolta dati svolte su piattaforme digitali e social media.

La fase di raccolta dati si svolge su più fronti:

1.      Mappatura delle legislazioni pertinenti in materia di IPR, in particolare la protezione del copyright, in tutte le legislazioni europee. Questa parte della raccolta di dati riguarda la raccolta sistematica di informazioni relative ai IPR e alla protezione del diritto d’autore negli Stati membri dell’UE e lo sviluppo di metodi di mappatura e classificazione adeguati per individuare analogie e differenze tra i vari paesi. La mappatura sarà organizzata scegliendo un numero selezionato di variabili descrittive sufficienti a descrivere pienamente la variazione osservata negli approcci nazionali in modo da renderli direttamente comparabili e conformi alle principali categorie analitiche sviluppate nella letteratura specifica sull’argomento. Ad esempio, la mappatura e la classificazione si concentrerà su tre questioni giuridiche fondamentali che sono al centro del progetto inDICEs. In primo luogo, saranno analizzate le variazioni di approccio vis-à-vis rispetto al “right clearance”. In secondo luogo, saranno esaminate le variazioni relative allo status giuridico dei “surrogati digitali”. In terzo luogo, saranno valutate le variazioni in termini di eccezioni e limitazioni che consentono il riutilizzo o l’uso trasformativo dei contenuti digitali.

2.      Raccolta di dati da fonti online e offline. La raccolta dei dati sarà effettuata scegliendo un numero adeguato di fonti online e offline da analizzare in base alle specifiche esigenze di ricerca. Ad esempio, inDICEs raccoglierà dati dai social media per analizzare in che misura le persone su una specifica piattaforma producono e condividono un certo tipo di contenuti. In questo tipo di raccolta saranno considerate quattro diverse tipologie di dati:

a.      Supply-Side data, ovvero dati generati da specifiche istituzioni e professionisti che operano sistematicamente nella produzione e diffusione di contenuti culturali e creativi.

b.      Demand Side data, cioè dati generati da soggetti che sono principalmente impegnati nell’accesso e nella fruizione di contenuti culturali e creativi. E’ da notare che gli stessi soggetti possono posizionarsi sia sul lato dell’offerta che su quello della domanda, a seconda delle circostanze e del loro specifico ruolo all’interno dell’ecosistema culturale e creativo.

c.      Dati sul cambiamento comportamentale. I dati raccolti dai social media saranno analizzati semanticamente. Ciò consente l’estrapolazione di informazioni sui tratti latenti della personalità per analizzare come la “psicologia collettiva” della comunità di utenti sia influenzata dall’accesso digitale ai contenuti culturali e creativi e dal tipo di contenuto in particolare. È quindi possibile seguire l’evoluzione dell’umore e gli orientamenti disposizionali degli utenti come conseguenza dell’esposizione a determinati contenuti.

d.      Dati sull’impatto economico. Particolare attenzione sarà prestata a specifiche fonti di dati e misurazioni già esistenti, come l’Indice dell’economia digitale e della società, lo State of the Commons, Eurostat, il portale Open Data dell’UE, i dati UNCTAD sull’economia creativa. Sarà effettuata una meta-analisi sistematica di queste fonti di dati statistici esistenti.

3.      Fonti letterarie e archivistiche. La ricchezza già esistente di dati raccolti da istituti statistici e altre istituzioni di raccolta dati, nonché dalla letteratura scientifica sull’argomento, rivestiranno particolare importanza, così come i dati contenuti nelle fonti di archivio disponibili riguardanti gli effetti della rivoluzione digitale sulla produzione, diffusione e accesso ai contenuti culturali e creativi sia nel settore del patrimonio culturale sia in riferimento alle interdipendenze tra il settore del patrimonio e gli altri settori dell’ecosistema culturale e creativo.

4.      Estrazione e visualizzazione dei metadati. La piattaforma InDICEs sarà altamente scalabile e beneficerà della pipeline di elaborazione dei contenuti distribuiti messa a disposizione da WebLyzard grazie alla propria piattaforma di analisi di big data, che utilizza complesse aggregazioni di query Elasticsearch per mettere a disposizione visualizzazioni incorporabili esternamente e sincronizzarle tramite un dashboard di analisi visiva integrata.

La fase di modellazione si svilupperà partendo da una revisione della letteratura esistente nel settore beni culturali, con particolare riferimento agli effetti della rivoluzione digitale, e terrà conto delle specifiche problematiche sollevate durante la fase di raccolta dati. In particolare, il modello di inDICEs sarà progettato analizzando i principali framework di riferimento a livello Europeo: Europeana Impact Framework, UNESCO Culture for Development Indicator (CDIS) e Partecipazione Culturale 3.0. Questi framework aiuteranno a stabilire i metodi di analisi, la struttura logica, le relazioni e le limitazioni che definiranno i modelli di compilazione, accesso e analisi dei dati.

Infine, la fase di analisi e interpretazione sarà il risultato dell’applicazione coerente dei modelli elaborati ai dati disponibili al fine di ricavare indicatori sintetici per misurare i fenomeni più rilevanti. Diverse tecniche saranno impiegate per analizzare le diverse fonti di dati e le specifiche basi di dati create nelle fasi precedenti. Molte tecniche come ad esempio l’analisi della rete multistrato oggi consentono di fare inferenze sofisticate sulla struttura delle connessioni e dell’interazione tra molti attori diversi che operano in uno stesso campo. Ma anche i modelli socio-epidemici di contagio comportamentale sono sempre più utilizzati per descrivere la diffusione di determinati tipi di comportamenti in una data popolazione a partire da un impulso originario. In questa fase saranno effettuate anche analisi quantitative e qualitative sulla relazione tra gli accordi istituzionali a livello nazionale ed Europeo in materia di protezione dell’IPR e del diritto d’autore e sui modelli osservati di produzione, circolazione e accesso ai contenuti culturali e creativi. Quest’ultima fase include le seguenti attività:

1.      Il primo aspetto consiste nell’elaborazione di un toolbox di analisi che può diventare un riferimento permanente per ricercatori, professionisti e responsabili politici che operano non solo nel settore dei beni culturali, ma più in generale nell’intera sfera della produzione culturale e creativa. Verranno utilizzati strumenti tratti dalla psicologia sociale e dall’economia comportamentale, in particolare per lo studio degli atteggiamenti motivazionali e disposizionali delle persone verso fenomeni come la partecipazione culturale attiva e passiva, l’impegno nei processi di co-creazione socialmente mediati, l’impegno in programmi specifici come programmi di orientamento professionale incentrati sulla cultura per adolescenti o programmi di invecchiamento attivo per anziani e così via.

2.      Il secondo aspetto della fase di analisi è quello di fornire interpretazioni dei risultati a partire da un’attenta analisi degli indicatori generati mediante l’applicazione del toolbox di analisi. Le interpretazioni saranno soggette a un attento esame e convalida da parte dell’Advisory Board del progetto, che è composta da otto esperti internazionali del settore.

3.      L’ultima parte della fase di analisi è la preparazione di una serie di raccomandazioni politiche volte a migliorare la capacità del settore del patrimonio di generare valore sociale ed economico facilitando la produzione, la diffusione e l’accesso a contenuti culturali e creativi digitali o digitalizzati e migliorando allo stesso tempo le condizioni per l’insorgenza e la permanenza di un ambiente sociale e tecnologico generale favorevole alla produzione e alla partecipazione culturale mediata digitalmente. Queste raccomandazioni saranno testate e validate in diversi workshop aperti alla partecipazione di ricercatori ed esperti e dal comitato direttivo del progetto impegnato in un dialogo costante con la Commissione europea e con altre organizzazioni internazionali attive nella promozione dello sviluppo economico e sociale attraverso la cultura come OCSE, Creative Commons e UNESCO.

Tutte le varie fasi descritte sopra si svolgeranno seguendo un approccio co-creativo, che prevede il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti. di Seguendo questa metodologia è possibile misurare e valutare l’impatto della digitalizzazione su tutto il ciclo di vita dei contenuti, dalla produzione alla diffusione e all’accesso a contenuti creativi di ogni tipo. Ciò permetterà inoltre alle CHI di valutare i vincoli legali sulle loro collezioni e di identificare i rischi e le strategie di mitigazione degli stessi per diventare operativi nel DSM.

L’Osservatorio Aperto e l’approccio di co-creazione in inDICEs

Al fine di mettere a disposizione una serie di strumenti semplici da consultare ed utilizzare per mettere in pratica i risultati del progetto ed aiutare i decisori politici a sviluppare le politiche necessarie per superare i problemi che si pongono nell’uso creativo e nel consumo di beni culturali e per sostenere la trasformazione digitale di musei, biblioteche e archivi, inDICEs sta sviluppando il cosiddetto Osservatorio Aperto (Open Observatory).

L’Osservatorio aperto si rivolge ad un’ampia gamma di utenti (istituzioni culturali, decisori politici, agenzie di finanziamento, ricercatori, reti di professionisti, ecc.) con lo scopo di far loro sperimentare il valore di aprire le proprie conoscenze e non solo di condividerle, unendosi ai processi partecipativi. L’Osservatorio Aperto si basa sull’analisi dei dati raccolti durante il progetto e verrà progettato con un design creativo e funzionale che facilita nel processo decisionale. Tra le caratteristiche più innovative dell’osservatorio è la creazione di un ambiente che favorisce la partecipazione e il dialogo continuo della comunità ed esperti, a cui la piattaforma riserverà uno spazio particolare.

La figura qui sotto illustra le tre parti principali dell’Osservatorio Aperto: la Visual Analytics Dashboard, lo spazio partecipativo e lo strumento di autovalutazione per gli istituti di cultura.

Quali sono le componenti dell’Osservatorio Aperto?

Visual Analytics Dashboard – per esplorare l’archivio dei contenuti, tracciare le tendenze recenti, confrontare diversi set di dati e contestualizzarli lungo le dimensioni dei metadati per comprendere meglio gli schemi che stanno alla base. Questo si baserà sul framework di estrazione e visualizzazione della conoscenza sviluppato da WebLyzard, sfruttando ed estendendo le capacità di big data della piattaforma, che sono documentate in pubblicazioni chiave nelle aree dell’estrazione della conoscenza (Weichselbraun et al., 2017), elaborazione della conoscenza legata alle statistiche (Brașoveanu et al., 2017) e analisi visiva (Scharl et al., 2017). Il dashboard inDICEs sarà supportato dallo sviluppo di un Observatory API Framework che permetterà l’accesso e il riutilizzo dei dati raccolti da terzi. Questo insieme di API saranno progettate per fornire accesso non solo ai dati raccolti, ma anche ad ulteriori metadati come entità, sentimenti, relazioni, annotazioni testuali e dati statistici.

Lo Spazio partecipativo è stato progettato per orchestrare il coordinamento delle attività di ricerca partecipativa e di raccolta dati da parte dei partner del consorzio. Lo spazio partecipativoè specificamente progettato per facilitare il coinvolgimento della comunità e delle parti interessate, stimolando gli utenti a contribuire partecipando a sondaggi, dibattiti, con l’obiettivo di offrire una piattaforma utile per formulare priorità condivise e per facilitare la connessione tra diversi gruppi di stakeholders. Costruito come un software libero e aperto, lo spazio partecipativo fornisce inoltre un’infrastruttura trasparente per condividere la documentazione e le linee guida prodotte e delle risorse per la formazione.

Lo strumento di autovalutazione per gli istituti della cultura è stato progettato per offrire un supporto ad interpretare il grado di trasformazione digitale raggiunta e suggerisce raccomandazioni e linee guida per accompagnare gli esperti nel campo del patrimonio nel processo di digitalizzazione. E’ inoltre uno strumento di autovalutazione per musei, biblioteche e archivi della loro readiness-to-market, basato su una concezione sviluppata a seguito dell’analisi delle politiche e degli indicatori proposti per misurare quanto l’istituzione sia aperta e digitale. Lo strumento permetterà agli istituti di cultura di stimare quali cambiamenti sono necessari nei loro modelli di lavoro al fine di migliorare l’accesso alle loro collezioni digitali e a renderle immediatamente disponibili agli utenti per diverse finalità. Sosterrà inoltre il trasferimento di conoscenze all’interno dell’istituzione, consentendo ai dipendenti di diversi dipartimenti di utilizzare lo strumento come piattaforma di condivisione e confronto dei risultati. Lo strumento è stato inoltre integrato con il questionario sulla digitalizzazione della campagna ‘Enumerate’, sostenuta dalla Commissione europea, per fotografare lo stato del patrimonio culturale digitale nei paesi membri.

E’ allo studio l’integrazione dell’Osservatorio aperto e delle sue componenti, nella piattaforma di Europeana che gestisce i servizi per il network.

Referenze

Osservatorio aperto di inDICEs  https://participate.indices-culture.eu/

Sacco P.L., Ferilli G., Tavano Blessi G., “From Culture 1.0 to Culture 3.0 (2018): “Three socio-technical regimes of social and economic value creation through culture, and their impact on European Cohesion Policies”, Sustainability 10(11), 3923, https://www.mdpi.com/2071-1050/10/11/3923.