Il Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia -MusIL- nel digitale

Renè Capovin

Abstract

This articles presents some digital projects promoted by musil – Museum of Industry and Labour of Brescia. After a short reflexion on the impact of digital turn on the real life of museums, the focus will be on two open, audiovisual platform («Lezioni di Lavoro» and «Museums in Short») and on the creation of three digital, home-made exhibits. 

Key-words

Digital, exhibits, platform, open source, interactivity

Digitale, installazioni, piattaforme, open source, interattività


Il musil – museo dell’industria e del lavoro di Brescia ha cercato di cogliere le opportunità offerte dal digitale attraverso una serie di progetti. Prima di passare ad elencarne alcuni, due premesse.

La prima è che «digitale» soprattutto in ambito museale puo’ essere declinato in modo generico, ma anche specifico. Investire sulla presenza del museo nei canali social ha sicuramente a che fare con il digitale, ma si tratta di una strategia comune, anzi (quasi) obbligata. Decidere di usare i canali social per mediare (cioè tradurre in un altro codice) il patrimonio custodito o le attività didattiche del museo significa impostare qualcosa di diverso e di più rispetto a una «semplice» campagna di marketing. Le sovrapposizioni sono inevitabili, ma si tratta di due distinti tipi di attività, che richiedono tra l’altro competenze diverse. Questa distinzione porta a chiedersi quale sia l’attività caratteristica del museo rispetto ad altre istituzioni culturali, anch’esse alle prese con la svolta segnata dal digitale. Ci torneremo.

La seconda premessa è che il termine «musei» riunisce cose che dovrebbero essere distinte. I musei di piccole o piccolissime dimensioni hanno più a che fare, nella loro vita quotidiana, con le biblioteche di paese o con le piccole associazioni culturali che con i musei da decine o centinaia di dipendenti. L’identità a livello di tipologia istituzionale nasconde spesso una profondissima eterogeneità, a livello di organizzazione ma anche di potenzialità progettuali e priorità.

Questa seconda premessa torna utile per inquadrare il musil, trattandosi di un sistema museale medio-piccolo (fondi ordinari: circa 200.000 euro), ma che cambierebbe di scala se il progetto della sua Sede Centrale diventasse realtà. Questa scissione tra la realtà di quello che c’è e un futuro più strutturato, ma solo possibile (e oggi abbastanza improbabile), ha caratterizzato tutta la vita del museo, nato nel 2008 con l’inaugurazione della sua prima sede, il museo dell’energia idroelettrica di Cedegolo, seguita a breve (2009) dall’apertura del magazzino visitabile di Rodengo Saiano e dal rilancio del Museo del Ferro di San Bartolomeo. 

Si parla quindi di un museo relativamente piccolo per organico e budget ma con sedi e collezioni significative, con particolare riferimento all’ambito cinematografico. Eccoci alla prima premessa: a oggi rendere accessibile il patrimonio custodito resta un tratto distintivo dell’istituzione museale. Non credo che continuare a muoversi su questa traccia sia automaticamente indice di «passatismo», non da ultimo perché si tratta di vedere cosa si intende per «patrimonio». Ed eccoci agli esempi.

Il musil conserva il fondo Gamma Film, la ditta fondata da Roberto Gavioli cui si deve tra l’altro l’invenzione del format del «Carosello» animato, ma anche una serie di sperimentazioni a livello di film industriali e tecniche digitali. Il fondo comprende macchine, semi-lavoratori, libri, pellicole, locandine… La mostra permanente dedicata al cinema presso la sede di Rodengo Saiano ne rende accessibile una parte, un’altra parte è visibile nell’annesso magazzino visitabile. 

Il Concorso Nazionale Roberto Gavioli, lanciato nel 2008, è dedicato ai documentari su industria e lavoro e intende estendere la logica della patrimonializzaizone al contemporaneo: si tratta di raccogliere materiale, in questo caso audiovisivo, con l’obiettivo di renderlo accessibile soprattutto alle scuole. Ne sono nate le «Lezioni di lavoro» [1]Cfr. https://www.musilbrescia.it/it/scuole/lezioni-di-lavoro-new.asp, consultato il 27.12.2022, un format che permette di portare alcuni temi fondamentali del lavoro contemporaneo (la salute sui luoghi di lavoro, l’ambiente, le nuove tecnologie etc.) in classe, utilizzando anche il canale streaming del museo [2]Cfr. https://musilbrescia.stream/, consultato il 27.12.2022. Ovviamente anche il musil, in tempo di Covid, ha rivisto la propria offerta didattica in modo da renderla almeno in parte fruibile anche online o in classe: «Lezioni di lavoro» aveva precorso, pur di poco, i tempi.

Altro esempio di patrimonializzazione del contemporaneo condotta grazie alle opportunità del digitale è Museums in Short [3]Cfr. https://www.museumsinshort.eu/home/, consultato il 27.12.2022, piattaforma open gestita dal musil che raccoglie «corti» realizzati da o per musei: dal 2008 sono oltre 300 i filmati, liberamente accessibili ad appassionati ed esperti, provenienti da musei principalmente europei. Ogni anno una cerimonia premia il miglior video, individuato dalla giuria di esperti e dal voto del pubblico. Nell’albo d’oro figurano il Victoria & Albert Museum e il Van Gogh Museum, ma anche il bellissimo Micropia di Amsterdam o il Museo dell’emigrazione di Gdynia, vincitore nel 2021 con un’animazione davvero coinvolgente.

Il digitale per un museo significa anche soluzioni espositive inedite, non sempre troppo costose da essere affrontare da un museo piccolo: negli ultimi 2 anni al museo di Cedegolo sono state inaugurate 3 installazioni digitali interattive, tutte concepite e realizzate dal nostro responsabile dell’area tecnica, Fabio Ghidini, nell’ambito di progetti da poche migliaia di euro. In particolare :

– la nuova sala delle sfere: la sala è stata protagonista di un intervento di riammodernamento grazie a un progetto finanziato da Fondazione della Comunità Bresciana. Al suo interno è stata realizzata una nuova suggestiva installazione sul tema delle precipitazioni meteorologiche: grazie a dei sensori, le videoproiezioni su due grandi calotte sferiche si adattano e si modificano a seconda della presenza e del movimento delle persone nella sala. L’installazione è basata sui dati raccolti dalla stazione meteorologica semi-professionale funzionante preso il museo e connessa con il Centro Metereologico Lombardo, al quale trasmette le informazioni in tempo reale.

Sala delle sfere

– la sandbox: risultato di un progetto sviluppato da alcune università statunitensi per promuovere l’educazione scientifica informale relativa ai bacini idrici e al loro rapporto con il territorio, questo exhibit combina le potenzialità della visualizzazione 3D con l’interattività offerta dalla sabbia per far toccare con mano concetti di geologia e per modellare, come nel nostro caso, precisi profili idrografici: la sandbox di realtà aumentata (AR), infatti, consente agli utenti di creare modelli di topografia dando forma alla sabbia, che viene poi aumentata in tempo reale con una mappa a colori indicante altitudine, linee di contorno topografico e acque. Il sistema insegna come leggere una mappa topografica, il significato delle linee di contorno, delle acque, delle zone di bacino idrografico, ecc..

– la parete interattiva: il percorso di rinnovamento del museo è proseguito nel 2021 con l’introduzione di una nuova installazione fortemente interattiva e innovativa: una parete interattiva (“interactive touch wall”) che sintetizza il ciclo naturale dell’acqua, illustrando il ruolo svolto dalla tecnologia nel trasformare tale processo in energia elettrica. Il tocco della mano dell’utente su una delle figure dell’illustrazione viene rilevato dal sensore, che invia il segnale a un computer e questo invia a un proiettore (posizionato sopra alla parete) il comando per proiettare un’animazione proprio in corrispondenza dell’illustrazione toccata.

Parete interattiva

Ci pare una bella declinazione di cosa può essere il digitale per i musei: open, interattivo, evoluto ma a portata.


René Capovin è direttore del musil – Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia e collabora dal 2008 con la Fondazione Micheletti, curandone la progettazione nell’ambito scientifico e museologico. Fa parte dal 2010 di EMA – European Museum Academy e nel 2012 ha ideato Museums in Short, un concorso per video realizzati da musei di tutto il mondo. Per vari anni membro del board e poi eletto per due volte nel council di Europeana, la biblioteca digitale europea.

Ha tenuto corsi di museologia in varie università ed accademie, attualmente insegna all’Accademia di Brera. Ha presentato o partecipato a numerosi progetti, anche su scala europea,  prevalentemente legati a patrimonio culturale, digitalizzazione e museologia. Ha pubblicato articoli su riviste italiane e straniere, trattando soprattutto temi culturali e politici. Ultime pubblicazioni:entry “Postmodernism”, SAGE Research Methods Foundations, 2019; “Chi lo sa? Scienza e intellettuali alla prova del Covid-19”, in Rivista di antropologia contemporanea, 1/2020, pp. 173-186; “Questioni di spazio. Olivetti attraverso Sloterdijk”,in Ospite Ingrato (in corso di pubblicazione). Tra il 1999 e il 2003 ha diretto un centro di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati.

References

References
1 Cfr. https://www.musilbrescia.it/it/scuole/lezioni-di-lavoro-new.asp, consultato il 27.12.2022
2 Cfr. https://musilbrescia.stream/, consultato il 27.12.2022
3 Cfr. https://www.museumsinshort.eu/home/, consultato il 27.12.2022