La scuola e il futuro

Piero Chiabra, Associazione DiGenova

Negli ultimi 150 anni, l’umanità è cambiata più che nei duemila anni precedenti. 

Abbiamo mandato uomini sulla Luna e robot perfetti su Marte, esplorato i segreti degli atomi, curato la maggior parte delle malattie, raddoppiato la durata media della vita. Viaggiamo in qualunque parte del mondo in poche ore e, se non ci interessa viaggiare, possiamo vedere quella parte del mondo tramite Streetview quasi come se fossimo lì. Possiamo parlare istantaneamente e vederci con chiunque, in qualunque punto del pianeta si trovi. Abbiamo tutta la conoscenza umana a portata di mano, alla distanza di un query su Google o su Wikipedia. Per non parlare dei cambiamenti nella mentalità e nei costumi. Un essere umano di 150 anni fa non riconoscerebbe, letteralmente, il mondo in cui vive.

Ma c’è una cosa che è rimasta quasi esattamente come 150 anni fa, e non vuole pervicacemente cambiare.

La scuola. 

Strutturata, ancora un po’ in tutti i paesi, su concetti didattici concepiti nel XIX secolo, ispirata a programmi non in linea con una società moderna, e su schemi rigidi di apprendimento, la scuola è ancora oggi più quella del libro “Cuore” che quello strumento di formazione che dovrebbe permettere ai giovani di acquisire un bagaglio culturale e, possibilmente, un’educazione e delle regole di vita che permettano loro di far parte compiutamente della società moderna. Gli unici tentativi di riformare il sistema, compiuti negli scorsi decenni, sono stati tentativi “politici”, fortemente ideologizzati, velleitari e, in ultima analisi, fallimentari. E anche la recente esperienza della pandemia, che ha costretto il mondo della scuola a fare i conti con la tecnologia, la quale, pur con tutti i problemi dovuti ad un suo  uso necessariamente frettoloso e poco strutturato ha comunque permesso alla scuola di sopravvivere e di operare, in una situazione in cui altrimenti avrebbe dovuto chiudere, e far perdere un anno ad una generazione di giovani,  cionondimeno non ha permesso di rimuovere perplessità, resistenze e pregiudizi, che si stanno nuovamente imponendo  dietro a molte delle “celebrazioni” del “ritorno alla normalità”,  dei “giovani che ritrovano sé stessi”, non più “isolati e solitari” (ma come, vi lamentate, giustamente, che i giovani stanno sempre attaccati ai social network, vi preoccupate che le comunicazioni dei giovani siano sempre fuori controllo perché non sapete con chi parlano su Internet, e poi dite che le nuove tecnologie “lasciano i giovani soli”? Qualcosa non quadra. Non sarà che le tecnologie non le sapete utilizzare VOI?). 

Il risultato di questo immobilismo, e di una scuola che rimane chiusa a un mondo in totale, continuo cambiamento, è semplicemente un potente contributo alla montante marea di ignoranza che pervade ogni aspetto della nostra vita sociale, dai no-vax ai terrapiattisti ai sostenitori della biodinamica, della medicina alternativa e chi più ne ha più ne metta, una onnipresente, crassa ignoranza che minaccia, veramente, la struttura stessa della nostra società. 

Ma anche tutto questo dovrà cambiare. E cambierà. 

Come hanno mutato, fino al punto di sconvolgerlo, il mondo del lavoro, del commercio, dell’intrattenimento, della comunicazione, della politica, della socialità, addirittura del sesso e delle relazioni affettive, per non dire della criminalità e della guerra, così le tecnologie digitali cambieranno profondamente il mondo della scuola fino a renderlo irriconoscibile, come è successo per tutti gli altri aspetti dell’esistenza umana, è solo questione di tempo. Arriverà, una nuova scuola.

E in questi mesi stanno partendo i primi, sperimentali tentativi. 

Un primo risultato può essere ottenuto attraverso il miglioramento delle tecnologie di insegnamento in remoto, quali la realtà virtuale e aumentata, che renderanno la didattica in remoto sempre più simile a quella in presenza. Un’altra tendenza che si sta affermando è la cosiddetta “gamification” dell’apprendimento: invece di una rigida trasmissione unidirezionale del sapere, con un insegnante che parla e studenti che ascoltano e ripetono (magari a memoria), le informazioni vengono trasmesse tramite lo strumento di apprendimento che, sin dai tempi dell’ Homo erectus (e anche prima), è sempre stato la via più naturale e basilare per acquisire  insegnamenti: il gioco. La tecnologia, infatti, consente di generare giochi virtuali che consentano un apprendimento anche di concetti complessi, tramite simulazioni interattive e cooperative.

Ma senza una radicale riorganizzazione dei percorsi formativi, tutte le potenzialità delle nuove tecnologie rischiano di essere sprecate: si impone la realizzazione di un nuovo modello di apprendimento. E qualcuno lo sta teorizzando.

Un educatore americano, Joshua Dahn, sponsorizzato finanziariamente da (chi se no?) Elon Musk, ha fondato la “Ad Astra Nova School”, una tipologia di istituto scolastico basata su concetti radicalmente innovativi. Partendo dall’insegnamento di Maria Montessori, Dahn ha realizzato una scuola in cui:

  • Non vi sono classi, o raggruppamenti per età. Ciascuno studente segue un percorso formativo unico, tarato sulle sue potenzialità e la sua personalità, sotto la supervisione di una serie di tutor che analizzano i suoi progressi, e modificano il percorso di insegnamento “in corso d’opera”, anche tramite l’uso di strumenti di valutazione digitali delle performance, che consentono di mantenere basso il numero di insegnanti richiesto per far funzionare la scuola. 
  • L’insegnamento non è incentrato sull’apprendimento di nozioni, ma sulla risoluzione di problemi, che motivano l’utilizzo degli strumenti da apprendere.
  • Gli studenti vengono invogliati e motivati a seguire i corsi sia tramite la loro personalizzazione sia tramite una strategia basata su problemi, “gamification” e lavoro di gruppo. L’obiettivo dichiarato è far sì che gli studenti “amino imparare e non vedano l’ora di partecipare ai corsi”

Dopo una fase pilota, la scuola è oggi in piena fase di ascesa, e ha suscitato un grande interesse. 

Inoltre, Dahl ha lanciato la piattaforma Synthesis, che propone una attività extracurriculare per le scuole “convenzionali”, focalizzata a potenziare l’apprendimento esperienziale, le capacità decisionali, il pensiero critico e le capacità di collaborazione tramite l’effettuazione di simulazioni su problemi reali. 

Un altro educatore, Sal Kahn, ha fondato la Kahn Academy, una piattaforma che si propone di realizzare un processo di apprendimento  interamente on-line, con corsi basati su simulazioni e problem solving, e strumenti per il supporto degli insegnanti, che possono beneficiare di tool avanzati per la  valutazione dei progressi e la correzione del percorso formativo basati sull’Intelligenza Artificiale,  e gestire quindi percorsi di studio interamente personalizzati per ciascuno studente della loro “classe” (qualunque cosa questo termine, a questo punto, voglia dire).

E gli esami? Individuali, continui, basati su un sistema di premi e punizioni tramite Non Fungible Tokens realizzati  in tecnologia blockchain, che potranno essere esibiti in qualunque curriculum (in questo senso, la realizzazione di un curriculum integrato dello studente per la scuola italiana può rappresentare in prospettiva un importante presupposto nel superamento delle forme  di insegnamento tradizionale, e, forse proprio per questo, sta attirando critiche da parte di un rilevante numero di laudatores temporis acti).  

Tutto questo fa pensare che, entro qualche decennio, potremmo vedere la realizzazione di un nuovo  modello di  scuola, del tutto decentrata, con modalità di fruizione mediatica avanzata, una scuola basata su percorsi  formativi flessibili e completamente personalizzati sulle potenzialità e la personalità dello studente, e dinamicamente adeguati ai suoi progressi, valutati  e riconfigurati dagli insegnanti con l’ausilio  di strumenti  avanzati basati sull’intelligenza artificiale; una scuola in cui gli studenti amano studiare, perché lo studio sarà non la somministrazione di lezioni rigide e noiose, ma l’apprendimento delle nozioni tramite simulazioni di gruppo, che presentino sfide per superare le quali si richiedano, oltre alla pratica delle nozioni da insegnare, anche capacità di decisione, di ragionamento, senso critico e approccio cooperativo, tutte qualità che, oltre a formare una persona di cultura, servono a far crescere persone ragionevoli, individui maturi, e buoni cittadini.

Vedremo veramente tutto questo?  Da qualche parte nel mondo sicuramente sì (in particolare, i paesi che si stanno affacciando ora all’ industrializzazione avranno il problema di educare grandi masse di giovani, e la scelta di utilizzare questi strumenti sarà pressoché obbligatoria). Li vedremo anche qui, da noi? Lo spero. Perché solo in questo modo il nostro paese potrà sostenere la sfida che ci pone il futuro.

C’è oggi, e ci sarà sempre più nei prossimi decenni, un numero crescente di paesi che lasceranno il Terzo Mondo per passare a far parte del Mondo Industrializzato. Ma non sta scritto da nessuna parte che qualcuno non possa fare il cammino inverso. 

Stiamo attenti.

Piero Chiabra si è occupato di robotica per operazioni in ambienti ostiliconsulente esperto della Commissione Europea per le problematiche di ricerca industriale, nonché consigliere nazionale della Società Italiana di Robotica, e professore a contratto presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova

Per saperne di più:

https://interestingengineering.com/life-in-2050-a-glimpse-at-education-in-the-future

Sulla Ad Astra Nova School

https://interestingengineering.com/learning-through-play-how-synthesis-plans-to-bring-the-ad-astra-astra-nova-model-to-the-entire-world

https://interestingengineering.com/astra-nova-school-following-elon-musks-ad-astra-school-experiment-leads-the-future-of-education

Sulla piattaforma Synthesis

https://www.synthesis.is/

Sulla Khan Academy

https://www.khanacademy.org/