Un decreto silenzioso introduce l’informatica nei percorsi di studio degli insegnanti

Alessandro Bogliolo

Il 28 ottobre 2021 è stato compiuto un primo passo a favore di una cultura digitale diffusa

Trasformazione digitale e crisi di competenze

La trasformazione digitale a cui stiamo assistendo ci appare rivoluzionaria perché, nel breve intervallo di tempo che separa due generazioni, produce cambiamenti radicali. Ne consegue una grave crisi di competenze, che da decenni viene affrontata come se si trattasse di un’emergenza episodica, senza adottare soluzioni strutturali. Si ricorre a rapidi corsi di formazione, di aggiornamento o di riqualificazione di giovani inoccupati o di personale in servizio, senza mai intervenire a monte sul sistema scolastico per garantire che sia la Scuola a fornire alle nuove generazioni non solo le cosiddette competenze digitali, ma anche la cultura informatica necessaria ad acquisirne piena consapevolezza.

L’informatica a scuola

Alla base della trasformazione digitale ci sono infatti le nostre capacità di rappresentazione simbolica e di elaborazione algoritmica (e quindi automatica) dell’informazione. La scienza che si occupa dell’elaborazione automatica delle informazioni è l’Informatica, che ha radici profonde nella matematica, nella logica e nella filosofia, ma ha avuto uno straordinario impulso negli ultimi 50 anni, con l’avvento di macchine programmabili e con la microelettronica, che ha impresso all’innovazione tecnologica l’accelerazione esponenziale nota come Legge di Moore. A quegli anni risale il termine stesso Informatica.

In 50 anni l’informatica ha avuto un impatto senza precedenti sulla società, ma i programmi scolastici non ne hanno ancora preso atto. La mancata introduzione dell’informatica a Scuola crea un divario sempre più ampio tra innovazione e cultura e alimenta la crisi di competenze a tutti i livelli.

All’introduzione dell’Informatica nelle scuole di ogni ordine e grado sta lavorando da anni il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica), che già nel 2017 aveva elaborato una Proposta di Indicazioni Nazionali per l’insegnamento dell’Informatica nella Scuolae ha costituito un Laboratorio permanente denominato “Informatica & Scuola”.

Nel frattempo, l’Informatica è arrivata nella scuola in altre due forme: con le metodologie e tecnologie della didattica digitale (segno di una trasformazione digitale che interessa la Scuola come ogni altro settore) e con il coding (che mette a disposizione degli insegnanti strumenti intuitivi di programmazione visuale a blocchi e unplugged che trovano applicazioni trasversali nella didattica).

La formazione degli insegnanti

Ma se è vero che qualsiasi cambiamento culturale strutturale deve passare attraverso la scuola per diventare patrimonio collettivo, è altrettanto vero che il cambiamento deve iniziare dalla formazione degli insegnanti, che avviene nei percorsi di studi universitari specifici: la Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria e i corsi che consentono di acquisire i 24CFU che costituiscono requisito di accesso ai concorsi per chi ha conseguito altre lauree.

Ad oggi, le tabelle ministeriali che definiscono la Classe di laurea LM-85bis e i 24CFU integrativi non prevedono l’insegnamento dell’Informatica, impedendo alle università di inserire insegnamenti di informatica nei percorsi di studi dei futuri insegnanti. Agli insegnanti è quindi precluso l’accesso a quella cultura informatica che si ritiene necessario fornire ai bambini fin dalla scuola primaria.

Il Decreto Interministeriale 1612

Il 28 ottobre 2021 un Decreto Interministeriale del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca (Decreto 1612), dando attuazione alla Legge n. 159 del 2019, ha sancito che le tabelle ministeriali debbano essere riviste introducendo i settori propri dell’informatica, denominati INF/01 e ING-INF/05.

E’ un piccolo passo, non ancora completamente compiuto, ma è il primo che viene fatto in Italia perché la cultura informatica diventi patrimonio collettivo, a sostegno di una vera cultura digitale diffusa. Il fatto che del Decreto non sia stata data alcuna notizia, ad un mese dalla sua pubblicazione avvenuta il 6 dicembre 2021, indica quanto sia ancora lunga la strada da percorrere.

Per approfondimenti https://alessandrobogliolo.medium.com/linformatica-entrer%C3%A0-nel-patrimonio-culturale-degli-insegnanti-703e27c65c84

Alessandro Bogliolo, Professore ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, è delegato del rettore alla divulgazione scientifica e al public engagement. Dal 2015 coordina Europe Code Week, la campagna europea per la diffusione del pensiero computazionale.