Letture aumentate e cittadinanza (digitale) attiva

di Michele Casiero (*)

Abstract

Il contributo esamina l’impatto della rivoluzione digitale nella società e nella scuola con un taglio esperienziale e la presentazione dei risultati di alcune progettualità attuate in una realtà scolastica della provincia di Barletta-Andria-Trani. Partendo dall’analisi filosofica e sociologica del presente, si analizzerà la chiave interpretativa di alcuni intellettuali e la proposta della costruzione di un nuovo umanesimo incentrato sulle tematiche della sostenibilità e della resilienza nei contesti dell’Industria 5.0 e della Società 5.0. Saranno presentati, infine, i progetti “Viaggiatori d’inverno” e “Semi di legalità” per documentare i risultati delle sperimentazioni didattiche realizzati nel Liceo “F. De Sanctis” di Trani e per fornire elementi di analisi prospettica nonché gli sviluppi possibili della rivoluzione digitale nella scuola alla luce dei cambiamenti previsti dalle iniziative del Pnrr.

This contribution examines the impact of digital devolution on society and education, taking an experiential approach and presenting the results of some project implemented in a school setting in the province of Barletta-Andria-Trani. Starting from philosophical and sociological analysis of the contemporaneity, it will analyze the key interpretation by some intellectual and the proposal for the construction of a new humanism focused on the themes of sustainibility and resilience within the contexts of Industry 5.0 and Society 5.0. Finally, “Viaggiatori d’inverno” e “Semi di legalità” projects will be presented to document the results of educational experiments carried out at the Liceo “F. De Sanctis” in Trani and to provide elements of perspective analysis as well as possible developments of the digital revolution in education in the light of the changes envisaged by the National Recovery and Resilience Plan (PNRR) initiatives.

Keywords

Rivoluzione digitale Nuovo Umanesimo percorsi di lettura cittadinanza Pnrr

Digital revolution New Humanism reading literacy citinzenship Pnrr

L’impatto di una rivoluzione

Stiamo assistendo a una rivoluzione. L’impatto del digitale su abitudini e comportamenti, scelte, relazioni interpersonali e sociali, percezione di noi stessi è notevole e sempre più veloce. Talvolta, i cambiamenti sono evidenti, perché reclamizzati o perché si analizzano diacronicamente dinamiche che si sono evolute nel tempo e hanno portato al contesto attuale, confrontando la situazione dell’età contemporanea con lo status quo ante. In altre circostanze, invece, le modificazioni intervengono con apparente naturalità, entrando a far parte del patrimonio culturale e dell’immaginario di comunità più o meno ampie senza che si sviluppino processi di consapevolizzazione tali da padroneggiare le potenzialità e le opportunità insite in tali trasformazioni e da prevenire eventuali rischi. In altre parole, è necessario mettere a valore la transizione digitale, che, con la quarta rivoluzione industriale, è diventata sempre più pervasiva, prevenendo il rischio di una manipolazione dei processi nella direzione di una passivizzazione dei comportamenti indirizzati verso forme di automatizzazione dell’agire, piuttosto che sulla autodeterminazione delle spinte sulla base di valori assimilati e accomodati individualmente[1] e contrattati socialmente. Allo stato attuale degli studi, non è possibile determinare univocamente se sia già in corso una quinta rivoluzione industriale. Il dibattito, tuttavia, è già stato avviato e prosegue con numerosi studi e discussioni sull’argomento ed è evidente lo slittamento metamorfico dello sviluppo di strumenti, strategie e metologie dalla dimensione industriale e produttiva alla sfera sociale e culturale[2]. La posta in gioco è alta, perché riguarda i destini non solo economico-finanziari, ma esistenziali di cambiamenti impattanti in modo significativo sulle mentalità e sugli stili di vita. Il filosofo S. Žižek presenta una prospettiva tanto nuova quanto già affrontata nella discussione intellettuale nel XIX secolo. L’idea, in altre parole, di un cervello interconnesso che ridefinirà la soggettività e l’autopercezione degli esseri umani come individui dotati di libero arbitrio[3]. Appare, dunque, più urgente non tanto stabilire se sia in corso una quinta rivoluzione industriale, quanto piuttosto scandagliare gli elementi caratterizzanti e le implicazioni del passaggio a quelle che, anche dall’Unione europea, sono state recentemente definite come Industria 5.0 e Società 5.0[4]. In questo ambito, è importante evidenziare lo sforzo delle istituzioni comunitarie di far virare il dibattito e la ricerca scientifica verso dimensioni etico-deontologiche e valoriali. Il policy brief pubblicato nel 2021, infatti, afferma che i tre elementi principali dell’industria 5.0 sono: la centralità dell’uomo, la sostenibilità e la resilienza. Il primo punto pone attenzione sulla necessità di fare «dei bisogni e degli interessi fondamentali dell’uomo il cuore del processo di produzione, anziché concentrarsi unicamente sulle tecnologie emergenti e sulla loro potenziale capacità di aumentare l’efficienza produttiva»[5]. «Anziché domandarci che cosa possiamo fare con la nuova tecnologia», proseguono gli estensori del documento, «chiediamoci che cosa la tecnologia può fare per noi»[6]. Spostare il focus da una visione strumentale a un approccio antropologico costituisce la piattaforma per realizzare azioni finalizzate a costruire un contesto, nel quale l’umano è protagonista dei cambiamenti in una relazione armonica con il pianeta[7]: c’è un arricchimento reciproco, le risorse vengono valorizzate e reimpiegate in un ciclo continuo anziché essere utilizzate strumentalmente con la prospettiva di consumarle ed esaurirle. Le persone, dunque, non subiscono ma abitano proattivamente i mondi digitali; la sottolineatura della dignità dell’uomo, tuttavia, si staglia in un contesto di nuovo umanesimo, nel quale i cittadini costruiscono ecosistemi contraddistinti dal rispetto non solo per se stessi, ma altresì per gli altri esseri viventi e per le risorse e gli strumenti messi a loro disposizione[8]. Volendo, infatti, estremizzare la questione del rapporto tra umano e non umano, bisognerebbe riscoprire gli elementi creativi presenti nella cosalità per conferire anche alle tecnologie una nuova dignità, destrumentalizzandole e ponendole al centro di una visione teleologica, in un’ottica naturalistica prospettivamente armonica. In questo discorso, la riflessione critica del filosofo Byung-chul Han potrebbe essere inserita per recuperare elementi sensoriali del vissuto tradizionale, come risorse per plasmare un’innovazione tecnologica utilizzata al fine di valorizzare la dimensione umanistica non come astratto referente, ma come termine di riferimento irripetibile nella sua individualità e dignità[9]. Il secondo elemento principale prevede l’adozione di processi circolari per riutilizzare, convertire e riciclare le risorse naturali, definendo in tempi certi politiche di riduzione di sprechi. «Sostenibilità significa ridurre il consumo di energia e le emissioni di gas serra, per evitare l’esaurimento e il degrado delle risorse naturali, per garantire la soddisfazione dei bisogni delle generazioni di oggi senza mettere a repentaglio la soddisfazione dei bisogni delle generazioni future»[10]. L’ultimo punto del policy brief della Commissione Ue insiste sulla fragilità dei sistemi industriali e dei settori produttivi europei e sull’urgenza di pianificare misure strutturali per fronteggiare in maniera efficace catastrofi naturali (si pensi, a livello globale, ai cambiamenti climatici e alle conseguenze nei contesti territoriali; ad esempio ai rischi idrogeologici a causa di annose lacune nel contesto italiano) o emergenze sanitarie (è ancora impressa nella memoria collettiva la tragica esperienza del Covid 19 con misure estreme come lockdown, sistemi di “zone rosse”, obblighi di utilizzo di dispositivi di protezione individuali come mascherine, vaccinazioni di massa). «La resilienza si riferisce alla necessità di sviluppare una produzione industriale più solida e meglio preparata a far fronte a malfunzionamenti, capace di fornire e sostenere le infrastrutture fondamentali in tempi di crisi»[11]. La riflessione sulla resilienza e tutta la disamina sugli impatti della rivoluzione tecnologica sulla società presentano alcuni elementi di criticità. Il documento dell’unità Industria 5.0 del settore Benessere dell’Ue, infatti, appare sbilanciato sulle questioni strumentali e produttive, dimenticando l’angolazione più ampia di questa trattazione. Del resto, sono gli stessi estensori a evidenziare l’ottica di superamento di una logica incentrata sul profitto per indirizzare gli sforzi verso un rapporto virtuoso tra industria, società e pianeta collegati tra loro da relazioni co-creative e collaborative. L’Ue delinea una strategia incardinata su due pilastri, uomo e industria. I lavoratori europei devono guardare con ottimismo alla creazione di un’industria 5.0, secondo gli autori, perché l’impatto di queste trasformazioni dovrebbe essere orientato a un nuovo ruolo e a una valorizzazione dell’umano nei rapporti di interdipendenza con le macchine, perché i posti di lavoro dovranno essere più sicuri e inclusivi e perché la formazione dovrà orientarsi a traguardare nuove e sempre più diversificate competenze da migliorare, far dialogare e riconvertire in tempi rapidi. Le industrie, invece, dovranno attrarre e fidelizzare i talenti per essere più sostenibili e resilienti. Le mete indicate non andrebbero nella direzione del superamento delle logiche finanziariamente lucrative caratterizzanti l’industria 4.0, se non si focalizzasse l’attenzione sul cambiamento dell’intera società. L’industria 5.0 dovrebbe essere un ponte di collegamento con la società 5.0, che, nel contesto europeo, dovrebbe portare a una visione di comunità eque e solidali, basate su alcuni valori condivisi, e non esistano più distinzioni tra “colletti blu” e “colletti bianchi”. Il documento, infatti, precisa che «nell’Industria 5.0 sfumano i confini tra i diversi tipi di lavoratori. I valori e i diritti fondamentali europei dovrebbero essere principi vincolanti, compreso il rispetto della privacy, dell’autonomia, della dignità umana e dei diritti generali dei lavoratori»[12]. La discussione attuale sembrerebbe, pertanto, archiviare la dicotomia tra apocalittici e integrati[13] , perché siamo tutti immersi in una dinamica irreversibile, i cui cambiamenti fanno parte di un patrimonio quotidiano intercontinentale, interculturale e intergenerazionale. Il dibattito si è spostato piuttosto sulla necessità di non accettare in modo acritico tale direzione di marcia, che ha subito un’impennata in alcuni settori della società e nelle relazioni interpersonali quotidiane a causa dell’emergenza sanitaria, esplosa in tutto il pianeta a partire dal 2020 con la diffusione del Covid 19. Le parole della Commissaria Ue per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Educazione e la Gioventù, Mariya Gabriel appaiono una diagnosi illuminante in tal senso, perché evidenziano come l’innovazione procede grazie alla ricerca e alle applicazioni in campo industriale. Bisogna prendere atto, tuttavia, che a guidare l’innovazione «è l’evoluzione stessa della società; ci adattiamo all’emergere di nuove esigenze e realtà sociali cercando e attuando nuove soluzioni»[14]. Guardando la problematica da un punto di vista più ampio, non si deve dimenticare che tutte le azioni e le strategie intraprese o pianificate devono muoversi nella cornice di riferimento dell’Agenda 2030[15] con 17 grandi mete per realizzare, in vari ambiti, lo sviluppo sostenibile del pianeta sulla base della direzione di marcia indicata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. I documenti indicati rappresentano una piattaforma per orientarsi nel percorso di questo decennio. Si tratta di sfide ambiziose, ma, grazie alla presenza di goal misurabili e perimetrati in un orizzonte temporale con scadenze certe, non ci troviamo di fronte a utopie irrealizzabili. Pur avendo definito scadenze e intrapreso azioni concrete, i processi di realizzazione degli obiettivi stanno subendo un rallentamento. Non ci si deve nascondere le difficoltà. Negli ultimi anni, sono subentrati degli ostacoli che stanno rischiando di portare al fallimento tutti gli sforzi. Se è vero che l’emergenza pandemica da Covid 19 non era prevedibile per ampiezza del suo impatto, pervasività, durata e risposta delle comunità (i vaccini, infatti, sono stati resi disponibili in un tempo più rapido rispetto alle previsioni iniziali, fornendo un elemento di contrasto per contenere gli effetti devastanti del Coronavirus), l’esplosione di guerre e crisi internazionali sono responsabilità dell’azione degli esseri umani, i quali decidono consapevolmente di operare in direzione opposta rispetto agli obiettivi prefissati nelle sedi intergovernative[16]. La costruzione di una visione è la sfida in una società complessa. Leggere la realtà, accettando un paradigma stigmergico[17] costringe le comunità a ripensarsi e a rideterminare i modi di agire e di concepire la propria essenza. In quest’ottica è plausibile che, dopo aver analizzato il mondo contemporaneo in una prospettiva di benessere e di valorizzazione delle dignità individuali nei primi decenni del XXI secolo si ritorni a parlare della difficoltà o, in certi frangenti, dell’incapacità della scienza medica di fronteggiare situazioni straordinarie, ma soprattutto vediamo riemergere, circa settant’anni dopo dalla fine della tragica esperienza della Seconda guerra mondiale, pulsioni belliche in Europa che rischiano di portare a una catastrofe planetaria. Occorre, pertanto, guardare al futuro con una visione realistica, assumendo come urgenti alcune priorità emerse dalle esperienze di questi anni, evitando di rintanarsi nel già noto e in soluzioni egoistiche o di corto respiro, osando il cambiamento e sfidando anche ciò che appare impossibile. Queste dimensioni sfidanti si estendono alla realtà scolastica e ai percorsi formativi, che non potranno prescindere ma dovranno quotidianamente confrontarsi con i portati di questi cambiamenti, adottando nuovi paradigmi teorici e nuovi approcci nella costruzione dei setting didattici e nello sviluppo delle relazioni tra gli attori coinvolti in quanto persone dentro una realtà caratterizzata dall’impermanenza.

L’innovazione nella scuola

L’impatto delle trasformazioni e l’assunzione di responsabilità per il conseguimento degli obiettivi, coinvolge il mondo della scuola. È importante partire con una premessa. Ho utilizzato un sistema di intelligenza artificiale generativa per scalettare il presente contributo e per editarlo. Queste operazioni sono state realizzate a partire dalla consapevolezza, che lo stato di sviluppo attuale dell’AI presenti criticità nelle risposte ai prompt[18]. Sebbene, infatti, le macchine vengano addestrate su Large Machine Model in grado di assimilare e ricombinare migliaia di testi e milioni di lemmi, le operazioni di riassemblaggio fra concetti, pagine e significati portano al fenomeno dell’ allucinazione dei dati tale da interferire sull’elaborazione dei risultati di output. L’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa, infatti, sta impattando, in poco tempo, sui contesti lavorativi. La scuola è investita da un drastico cambiamento passato finora sotto traccia, eppure già in grado di modificare il modo di apprendere degli studenti e di lavorare dei professionisti della formazione e di coloro che lavorano nei settori amministrativi. È difficile stabilire quanto peso si stia dando a questa problematica (a parte, le comprensibili resistenze ai cambiamenti o l’idea che tali strumenti verranno utilizzati da studentesse e studenti solo per semplificarsi la vita e giungere attraverso scorciatoie al successo formativo). Bisogna, inoltre, ricordare che dobbiamo confrontarci con sistemi progettati dagli umani, i quali, pertanto, sono soggetti a errori e sono perfettibili[19]. Si tratta, dunque, di una questione più complessa che sta riscrivendo storia, paradigmi e orientamenti, obiettivi della scuola e non si può liquidare né in una dimensione di palingenesi miracolistica, né come una sventura apocalittica. Prendendo come riferimento il contesto italiano, è necessario ricordare che, per anni, la questione dell’innovazione è stata affrontata dal punto di vista delle dotazioni tecnologiche. Le progettazioni e le pianificazioni delle scuole e delle istituzioni pubbliche erano concentrate sulla capacità di intercettare fondi per comprare sistemi di hardware e software sempre più aggiornati e per realizzare laboratori. Il concetto stesso di laboratorio era legato all’idea di uno spazio alternativo all’aula, nella quale una classe di studentesse e studenti, raggruppati per età, era confinata per la quasi totalità delle attività didattiche. La situazione, dopo le esperienze di didattica a distanza e didattica mista, sta cambiando radicalmente e in tempi rapidi. In questi anni, ci siamo abituati a discutere di connettività, passando dalla realizzazione di laboratori a infrastrutture per permettere il passaggio sempre più veloce di dati attraverso linee telefoniche, ISDN, ADSL, fino al wifi e alla fibra. Si sta altresì ridisegnando sotto i nostri occhi il modo di fare scuola. Al di là delle polemiche e di norme e regole con divieti legati all’utilizzo dei device per non consentire comportamenti irresponsabili sul fronte della cyber sicurezza e del cyberbullismo, della privacy e del rispetto della vita all’interno di una comunità scolastica, l’utilizzo di smartphone e tablet, di piattaforme didattiche, di registri elettronici (anche attraverso app) e di modalità di comunicazione istantanea e asincrona, della gamification fanno parte della consuetudine anche nelle scuole italiane. Bisogna partire da alcuni dati. Si continua a citare, a circa dieci anni di distanza, una ricerca Microsoft che individua in otto secondi la nostra soglia di attenzione. Il timore è che essa si sia ulteriormente ridotta. Sembrerebbe, inoltre, sulla base di studi dell’Università di Oslo, che, dopo il 2000, il quoziente intellettivo medio dei cittadini europei abbia cominciato a diminuire, invertendo una tendenza registratasi nella seconda metà del ‘900 e denominata “effetto Flynn”[20]. Il dibattito sulle ragioni di questi fenomeni non ha portato a conclusioni univoche. Per quanto concerne il primo punto, infatti, l’analisi deve chiarire se siamo in presenza di una criticità rispetto al tema delle capacità attentive o se siamo di fronte a un cambiamento percettivo e a una riconfigurazione dei processi cognitivi. In altre parole, ridisegnare le capacità attentive potrebbe spingere gli individui a velocizzare e automatizzare alcune operazioni per concentrarsi su compiti creativi o su soluzioni complesse ai problemi. Il secondo punto si concentra, invece, sulla definizione e sui modelli di intelligenza e sulle procedure di indagine e monitoraggio per la sua misurazione. Se si procede nella consultazione di dizionari generalisti o scientifici, è possibile notare oltre cinquanta definizioni di intelligenza naturale. La questione si complica, se si considerano le circa venti definizioni di intelligenza artificiale. Sembrerebbe, dunque, non esserci accordo sulla definizione di queste fondamentali facoltà psichiche degli esseri umani. Oltre a esserci varie scuole di pensiero sulla definizione di intelligenza, nel corso degli anni si sono diffusi modelli diversi di misurazione dell’intelligenza. Gli studiosi hanno discusso, a partire dalla formulazione di quesiti da risolvere in un tempo stabilito, sulla necessità di focalizzare l’attenzione sulle abilità nel superare ostacoli cognitivi o sulle diverse modalità di approcciare esperienze o problemi. In altre parole, ci si è interrogati sulla definizione di un modello standard di intelligenza da misurare quantitativamente o di scandagliare le diverse dimensioni dell’interiorità umana con vari approcci degli individui alla stessa esperienza o con lo stesso approccio di uno stesso essere umano a una vasta gamma di esperienze. Negli ultimi decenni, si è ampliato l’oggetto di studio e si sta assistendo a un cambio di mentalità nell’affrontare la tematica. Si parla, infatti, di intelligenza spaziale, corporea, interpersonale, musicale oltre che linguistica e logico-matematica. Goleman, inoltre, ha addirittura introdotto un ossimoro, che è diventato un perno della letteratura attuale: intelligenza emotiva. Questi dati, dunque, pongono alcuni problemi ma anche aprono scenari affascinanti. Gli operatori scolastici, infatti, continueranno a essere spiazzati e a vivere una condizione di smarrimento, se si continueranno a utilizzare strategie didattiche basate sull’insegnamento unidirezionale incentrato su lezioni frontali e impostazione cattedratica. Le scuole, tuttavia, potrebbero mutuare alcune buone pratiche già sperimentate nel settore dei beni culturali e sperimentare modelli di apprendimento basate su nuove definizioni di intelligenza con il supporto teorico delle ricerche più avanzate delle neuroscienze[21]. Nell’ambito museale si stanno intraprendendo azioni per socializzare e ampliare il convolgimento dei cittadini sul tema della titolarità culturale, attuando i principi e le iniziative della Convenzione di Faro e realizzando quanto previsto dalla L. 133 del 1 ottobre 2020[22] I musei italiani hanno modificato le loro strategie comunicative, puntando sull’ingaggio dei social network o sullo storytelling, fidelizzando i pubblici o diventando attrattori di flussi turistici a livello planetario. L’esperienza del videogioco è significativa in tal senso. Questi prodotti nascono, infatti, completamente sganciati dalla realtà fisica che vogliono raccontare. L’intreccio tra due dimensioni apparentemente distanti tra loro, è stato osservato, porta ad alchimie imprevedibili. Nel caso dei musei, l’obiettivo finale è avvicinare pubblici sempre più vasti ai temi culturali, generando flussi e circuiti comunicativi, creando nuovi immaginari, che vanno a impattare sulla redditività ma anche sulla genesi di nuove mentalità[23]. La strada intrapresa è ancora lunga, perché esperienze pionieristiche dovranno essere disseminate in maniera capillare sui territori e dovranno capovolgere totalmente la prospettiva nell’ideazione e nella pianificazione delle attività museali. È interessante osservare un dato: si stanno avvicinando in modo episodico, al mondo dell’arte, pubblici solitamente distanti anche se il dato sembra non comprendere in modo significativo la generazione Z. Le indagini, dunque, devono essere ulteriormente perfezionate per capire, ad esempio, cosa stia accadendo nei contesti comunicativi dei giovani tra i 14 e i 18 anni. Il mondo della scuola è in una situazione embrionale rispetto ai beni culturali, ma i drastici cambiamenti intervenuti a partire dal 2020 e la pianificazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza porteranno a ridisegnare setting didattici, strategie e metodologie di apprendimento-insegnamento nei prossimi anni. La realizzazione di Labs e Classroom con il Pnrr, finanziato con i fondi europei del programma Next Generation Eu traghetterà, in pochi anni, gli operatori scolastici verso un sistema a classi aperta con il conseguente cambiamento delle pianificazioni e delle prassi oltre che con modalità radicalmente nuove di apprendimento. Le istituzioni educative e formative sono centrali nella realizzazione dei traguardi e non semplice contorno a strategie definite in altri contesti decisionali. Esse, infatti, operano per plasmare i futuri membri delle società del domani. Tra i banchi di scuola, non dobbiamo dimenticarlo, transitano futuri decisori politici, manager e opinion maker e opinion leader. Essi definiranno le sfere valoriali e le conseguenti strategie e azioni per realizzarle. Offrire modelli educativi coerenti con le mete indicate dalle istituzioni europee e dall’Agenda 2030, dunque, potrebbe favorire il raggiungimento di prospettive sostenibili per il pianeta. La scuola, inoltre, è la palestra di confronto tra espressioni socio-culturali diverse e contribuisce alla formazione di tutti coloro che andranno a costituire le comunità glocali. I processi di cambiamento in atto vanno attraversati con una crescita complessiva di tutte le risorse umane abitanti il sistema scuola. Crescita complessiva significa che tali processi devono essere discussi e non assunti acriticamente; bisogna comprendere, inoltre, che l’espansione di metodologie e pratiche non avviene in maniera unidirezionale, perché l’acquisizione di consapevolezza e la padronanza di significati richiede tempi diversi e interlocuzione tra realtà con linguaggi e Weltanschauung talvolta incompatibili tra loro. Bisogna altresì ricordare che il treno dell’innovazione non attende e che sovente i contesti scolastici devono inseguire i cambiamenti delle economie e delle mentalità. È un dato di fatto che l’accesso alle tecnologie digitali sta ridefinendo le modalità di apprendimento e la partecipazione ai percorsi formativi. Se ne coglievano le implicazioni in quelle porzioni del mondo scolastico, che, accogliendo la sfida, avevano assunto il digitale come asset sul quale sviluppare il proprio agire. L’emergenza pandemica, tuttavia, ha accelerato il cambiamento. In tutto il mondo, ci si è trovati di fronte alla scelta cruciale di fermarsi o trovare velocemente una soluzione per proseguire le attività di formazione e di relazione intersoggettiva nei contesti educativi. L’acquisizione diffusa di competenze digitali, l’attivazione di strumenti di formazione a distanza, l’attivazione di videoconferenze, la creazione di classi virtuali ha interessato tutte le fasce di età e ogni tipologia di condizione sociale, consentendo un’espansione generalizzata di strumenti e skills impensabili fino a qualche settimana prima dell’emergenza. Nel dibattito sulla didattica a distanza, sono state spesso evidenziate criticità. Le rilevazioni nazionali e gli studi internazionali[24] hanno individuato aree di debolezza e, in talune circostanze, si è parlato di crisi legate ad abbandono scolastico o a povertà educative. Era inevitabile che ciò accadesse. Sarebbe importante, tuttavia, non fermarsi alle lacune del sistema ma comprendere quali siano le aree di miglioramento e investire non solo economicamente per colmarle, sfruttando le opportunità createsi durante la fase emergenziale. Il disagio di studentesse e studenti e di operatrici e operatori scolastici nei lunghi e intermittenti periodi di didattica a distanza e didattica mista è stato a tratti molto forte e ci vorrà tempo per risanare alcune ferite inflitte alle interiorità e ai legami sociali. Bisogna partire dalla consapevolezza che queste dinamiche stanno ridisegnando luoghi, relazioni, percezioni e partecipazioni alla vita e che tali situazioni dovranno essere abitate. Non ci sono precedenti, né una letteratura scientifica diacronicamente estesa soprattutto dal punto di vista esperienziale, ma proprio per questo motivo si tratta di un’esperienza sfidante con la possibilità di svolgere ruoli pionieristici.

Le letture aumentate e la cittadinanza attiva

Due fronti caldi, sui quali concentrarsi per realizzare i traguardi evidenziati, sono la promozione della lettura e la cittadinanza attiva. Si tratta di situazioni paradigmatiche, nelle quali obiettivi e pratiche tradizionali e consuetudinarie possono essere coniugate con l’innovazione e l’individuazione di nuovi parametri per la progettazione e la valutazione degli interventi. La promozione della lettura come modalità per favorire l’autonomia, la crescita e l’assunzione di responsabilità delle persone è un obiettivo irrinunciabile per realizzare un progresso delle comunità. Sia che si tratti di alfabetizzazione funzionale, sia che si tratti di alfabetizzazione digitale, non muta l’idea secondo la quale l’acquisizione di risorse, che consentano a ciascun soggetto di muoversi con disinvoltura e padronanza nella quotidianità, sblocchi l’accesso a competenze e abilità tali da ottenere ruoli confacenti agli studi intrapresi e alle aspirazioni desiderate per raggiungere il proprio posto in un mondo globalizzato. Costituire gruppi sempre più nutriti di buoni lettori e aumentare la sensibilità al tema della lettura, nonché il numero dei lettori forti è una precondizione auspicabile per realizzare forme di cittadinanza attiva[25]. Questa è la convinzione che ha portato il Liceo statale classico, linguistico e delle scienze umane “F. De Sanctis” di Trani a intraprendere le iniziative di rilancio e di riorganizzazione della Biblioteca scolastica, che saranno illustrate nel presente contributo, come attività per la realizzazione di obiettivi civici. L’istituto tranese si è sempre contraddistinto per le iniziative sui temi della cultura, della titolarità del patrimonio materiale e immateriale e della partecipazione attiva per la valorizzazione delle meraviglie paesaggistiche e architettoniche del territorio. Nel 2017, è stato realizzato il museo ESMEA (Eppur Si Muove Scientific Museum Ecofriendly Arts finanziato da MIBACT con il programma Spazio aperto alla cultura), spazio espositivo diffuso che raccoglie, all’interno degli ambienti della sede centrale, circa 300 oggetti del patrimonio scientifico della scuola, recuperati, catalogati e inventariati in un allestimento visitabile da studenti e personale scolastico oltre che dagli ospiti e dagli esterni. L’istituto tranese, inoltre, ha collaborato con la rete Diculther ad alcuni progetti Pon per la titolarità del patrimonio culturale, partecipando, solo per citare alcune iniziative, alle sfide di #HackCultura, alla Settimana delle Culture Digitali “Antonio Ruberti” a Matera e ideando mappe interattive o fantasmi digitali per la tutela e la valorizzazione del territorio. Negli ultimi anni, sono state altresì realizzate numerose esperienze nel campo delle digital humanities sfruttando le opportunità offerte dal PNSD. Studentesse e studenti, durante il periodo pandemico, hanno creato un chatbot culturale all’interno di un Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, partecipando attivamente a un progetto di rete con istituzioni di tutta Italia, coordinato dall’IISS “G. Boccardi – U. Tiberio” di Termoli. Il Liceo “F. De Sanctis” ha ampliato la propria area di interventi, sviluppando altri prodotti a conclusione di compiti di realtà nell’ambito di iniziative promosse a livello nazionale e internazionale. L’istituto tranese ha ottenuto riconoscimenti in numerose occasioni. Tra queste, spiccano il successo in Crowddreaming: Youth Co-create Digital Culture: il gruppo di una classe dell’indirizzo linguistico hanno contribuito alla realizzazione del primo monumento digitale europeo e si sono distinti con la realizzazione di un elaborato multimediale e plurilingue per ringraziare la Croazia per l’invenzione della cravatta. Altri gruppi della scuola, invece, hanno concluso i rispettivi project work con ringraziamenti innovativi di celebrazione della Germania per l’invenzione della stampa e della Grecia per l’invenzione della filosofia[26]. Un altro gruppo ha vinto l’Hackaton, disputatosi a Foligno nel 2022, concludendo con un premio il percorso Pcto sul tema del contrasto alle diseguaglianze come goal dell’Agenda 2030[27]. Il pubblico e la critica hanno apprezzato l’illustrazione del sito Spreading Equality, supportato dal Chrack Lab di Foligno. In questo ampio ventaglio di interventi, il De Sanctis ha aggiunto una strategia di rafforzamento delle skills in reading literacy, focalizzando l’attenzione su progetti finalizzati alla nascita di reti di biblioteche innovative. Nel corso degli anni, sono state avviate varie progettualità e, nonostante le criticità provocate dalla pandemia, il lavoro di ripartenza e di consolidamento del patrimonio materiale viene accompagnato da azioni per la progettazione di interventi caratterizzati dalla centralità del digitale e dei nuovi approcci alla lettura. Non si tratta di digitalizzare una biblioteca o un patrimonio librario, ma di ridefinire le modalità di avvicinamento ai volumi e di incentivare pratiche di espansione, approfondimento, lettura esperta e condivisione di abitudini consolidate. Tutte le azioni sono state avviate, nel quadro delle iniziative promosse dalla Cabina di regia istituita dal Mim il 21 ottobre del 2021[28] . L’ambizione è quella di partecipare, a livello nazionale e regionale, alla costituzione di una rete di biblioteche sempre più integrate, efficace ed efficienti, di diventare promotori di una collaborazione più stretta fra le istituzioni scolastiche della provincia Bat e del territorio del comune di Trani, ma anche di intervenire in maniera partecipata sui processi didattico-educativi, facendo in modo che le avanguardie diventino lievito per informare intere comunità. Il libro dovrebbe essere un elemento caratterizzante l’esperienza scolastica. Eppure, talvolta bisognerebbe non dare per scontato neanche l’ovvio. Se è vero, infatti, che, in base alle rilevazioni condotte dall’Osservatorio per la scuola digitale[29], l’86% delle scuole italiane gestisce almeno una biblioteca, la percentuale cala al 74%, se consideriamo il prestito fisico dei libri cartacei, per arrivare al 58% di scuole con postazioni di lettura e al 40% di istituzioni dotate di postazioni informatiche, mentre solo 3 su 10 hanno creato biblioteche diffuse con angoli di lettura nelle singole classi. Le campagne di promozione della lettura, avviate nel 1985 e potenziate con interventi ministeriali e degli istituti scolastici, durante gli anni ’90, si sono arricchite dell’apporto del PNSD dal 2015[30]. Molti risultati sono stati ottenuti anche se, in Italia, si legge troppo poco rispetto ai volumi di scrittura pubblicati dalle case editrici[31] e attualmente in maniera sempre più capillare attraverso meccanismi di auto pubblicazione, che sfruttano nuove modalità di pubblicizzazione, diffusione e distribuzione. Se le percentuali relative alla lettura di libri cartacei non sono entusiasmanti, complessa è la questione del rapporto tra la lettura e il mondo digitale. È in corso, infatti, una transizione verso nuove modalità di lettura: non solo espansioni digitali dei libri di testo o di volumi a stampa o utilizzo di appositi device e software (ebook supportati da apposite piattaforme e strumenti di lettura), ma risorse multimediali online e social network stanno modificando le abitudini e all’approccio alla tematica della lettura. La forma libro, già ricca di informazioni, emozioni e di stimolazioni sensoriali e immaginative, viene espansa da ulteriori risorse che le permettono di allargarsi, approfondirsi e dialogare con il multiverso dei significati. L’esperienza di lettura cambia non solo perché si evolvono gli strumenti di lettura, i software e le procedure di acquisizione delle informazioni, ma perché si modifica la nostra percezione di segni e significati e la modalità di condivisione del patrimonio culturale. Gli ebook, le espansioni digitali, la multimedialità e la multicodicalità dei testi, la realtà virtuale e la realtà aumentata sono elementi importanti per comprendere cosa sta avvenendo. Cambia, però, il nostro modo di accedere alle informazioni, perché cambiano situazioni apprenditive e supporti, ma soprattutto si modifica il nostro modo di acquisire, padroneggiare e condividere le informazioni. Non ci si deve fermare ai dati, ma al loro utilizzo e alla dimensione relazionale creata dai concetti e dalle loro interdipendenze. L’avvento dei social network ha modificato il nostro modo di apprendere e di condividere le informazioni[32]. L’oggetto (fisico-digitale) libro è inserito in questa cornice non soltanto per quanto concerne la tematica della lettura a livello individuale oppure le iniziative di promozione della lettura, ma anche come momento di ricaduta e di riprogettazione delle attività scolastiche a motivo del cambiamento dei paradigmi didattici sempre più orientati al protagonismo e all’attivismo degli studenti, impegnati all’interno delle classi ad acquisire competenze, scoprire i propri talenti, valorizzare la propria essenza in piccole comunità protette all’interno delle quali negoziano il proprio ruolo, la propria sensibilità e il proprio mondo di significati con altre soggettività in formazione. La lettura, pertanto, rientra nelle pratiche didattiche quotidiane di una scuola che sposta il proprio focus dalla somministrazione di saperi attraverso lezioni frontali e cattedratiche, alla co-costruzione collaborativa di saperi con un habitus orientato alla scoperta, alla ricerca e alla promozione sociale. In questa sede, ritengo importante soffermarmi sul tema delle letture aumentate. Si potrebbe partire dalla definizione di Gino Roncaglia, docente e saggista del Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Roma3, che si concentra su due elementi fondamentali: da un lato, la ricerca di risorse intertestuali, transmediali e multicodicali per approfondire le informazioni presenti in uno scritto indipendentemente dal supporto utilizzato; dall’altro la socializzazione delle informazioni per co-costruire un’esperienza di lettura sempre più approfondita e condivisa[33]. Lo studioso si concentra, in primo luogo, sull’approfondimento delle informazioni contenute in un testo. Si tratta di una pratica che è già possibile nella forma libro tradizionale. Un lettore forte cerca di ampliare non solo il proprio bagaglio lessicale, la competenza linguistica e i propri saperi, ricercando informazioni sconosciute. Dizionari, enciclopedie, sillabi sono strumenti da sempre utilizzati per ampliare gli orizzonti dello scibile. Il testo multimediale e multicodicale, tuttavia, consente ulteriori operazioni. Se troviamo un riferimento musicale in un testo, ad esempio, possiamo ricercare direttamente il brano e arricchire la nostra esperienza, affiancando alle informazioni storico-contestuali e alla lettura della partitura anche l’ascolto di alcune esecuzioni[34]. La stessa esperienza può essere ripetuta anche sollecitando il senso della vista. Si può discutere sull’impatto di queste innovazioni sull’esercizio dell’immaginario. È indubbio, tuttavia, che, allo stato attuale, sia possibile interrogare un testo o un documento in modo multicodicale e sviluppando nuove dimensioni intellettuali, attivando una diversa sensibilità e allenando anche l’intelligenza emotiva nelle operazioni di analisi, esegesi ed ermeneutica. Bisogna evidenziare, inoltre, che il lettore o lo studioso hanno maggiori possibilità di scelta rispetto al passato. La responsabilità e l’onere del percorso da intraprendere resta all’umano. Nonostante siano forti i condizionamenti e sempre più invasivi gli strumenti utilizzati (anche perché, con la riproduzione in 3D, è possibile creare contesti sempre più realistici nei quali immergere lo spettatore), una media education consapevole permette di liberarsi da reazioni meccaniche e bias cognitivi per esercitare l’autodeterminazione dei propri comportamenti in contesti democratici. Si può decidere, infatti, di arrendersi agli automatismi garantiti dal progresso degli strumenti multimediali e di copiare/incollare le reazioni ai prompt dell’Ai generativa o scegliere di servirsi o anche ignorare indicazioni e ausili offerti da notebook, smarthophone e tablet per sviluppare competenze legate alla memoria, all’attenzione e all’immaginazione. Il secondo elemento dell’esperienza di lettura aumentata è potenzialmente rivoluzionario. L’utilizzo di piattaforme generaliste e specializzate moltiplica le condivisioni e le discussioni sui volumi. Questo discorso non implica soltanto ricadute in termini di popolarità e di redditività, ma contribuisce alla crescita culturale complessiva di un gruppo di lettori e lavora sullo sviluppo di competenze di cittadinanza attiva e solidale. Parlare di un libro, infatti, contribuisce a realizzare un successo editoriale o la positiva attuazione di iniziative per favorire la centralità delle tematiche della lettura e della biblioteche. È importante creare crescita economica per le autrici e gli autori sostenuti dal successo di vendita delle proprie opere intellettuali e per il settore editoriale alimentato da questi trend favorevoli. In un Paese come l’Italia, nel quale si potrebbe leggere in quantità e qualità in misura superiore rispetto al passato, tali considerazioni sono utili per favorire due obiettivi: l’interlocuzione del settore editoriale con le altre realtà culturali e socio-economiche del sistema Italia e la centralità del libro e delle biblioteche nel mondo della scuola. Questi obiettivi, tuttavia, non sono sufficienti a spiegare la potenza della condivisione attraverso gli strumenti digitali del patrimonio librario. Far crescere il numero dei lettori e soprattutto dei lettori forti, rafforzare il ruolo del settore editoriale e delle biblioteche nonché delle iniziative di promozione della lettura nelle scuole struttura una comunità incentrata su principi costituzionali e prassi democratiche. Socializzare e condividere, inoltre, cambia i punti di vista. Roncaglia, infatti, evidenzia come l’esperienza della lettura, da sempre confinata in un ambito di riflessione solitaria e in uno spazio privo di distrazioni, oggi diventa esperienza collettiva. Se è vero, infatti, che la lettura a strati, la condivisione delle letture o la discussione sui social network possono rappresentare un elemento disintegrante della concentrazione, «non si tratta di una distrazione esterna che interrompe la lettura, come un messaggio o una telefonata, ma – come nel caso delle note – di uno strumento integrativo, o di un cambiamento dell’angolazione rispetto alla quale si guarda al testo»[35]. Il dibattito o le diatribe su un testo, pertanto, possono contribuire a modificare punti di vista; sicuramente allenano a cambiare la prospettiva nell’affrontare un argomento, sviluppando competenze emotive di empatia. La strada già attuata nel mondo dell’arte può essere perseguita anche nella lettura dei libri. Studentesse e studenti possono passare da un ruolo di spettatori dell’insegnamento, passivi nella presenza ad attività didattiche frontali e pianificate con un approccio top-down a una decostruzione dei contesti di apprendimento-insegnamento, diventando spettautori[36], insieme ai docenti, nella realizzazione di processi e attività ideati secondo logiche che superano il semplice bottom-up per caratterizzarsi in una logica co-creativa e collaborativa di tipo win-win. Se gli studenti raggiungono il successo formativo, infatti, la vittoria è dei consigli di classe e dell’intera istituzione scolastica in un’ottica sistemica. La sfida dei prossimi anni sarà quella di attuare pratiche di ingaggio per incidere nel rapporto tra studenti e lettura e costruire una comunità, nella quale gli studenti accedono a più saperi, siano competenti nel riorganizzarli per disseminarli sui territori, risolvendo problemi e creando soluzioni per il miglioramento delle relazioni e della qualità della vita. Si tratta, dunque, di favorire obiettivi di cittadinanza, lavorando sul protagonismo degli studenti come base per realizzare comportamenti virtuosi con una visione di medio-lungo periodo.

Viaggiatori d’inverno e Semi di legalità: le iniziative del Liceo “F. De Sanctis” di Trani

Nel periodo intercorso tra il 2021 e il 2023, il Liceo “F. De Sanctis” di Trani ha intrapreso alcune progettualità in questi settori di intervento. In questo contributo, si intende concentrare l’attenzione sui progetti Viaggiatori d’inverno e Semi di legalità, premettendo che il Ptof di istituto e la programmazione pluriennale con la sua attuazione annuale contemplano la presenza di molteplici iniziative che trasversalmente partecipano al conseguimento delle finalità illustrate.

Viaggiatori d’inverno è un’insieme di attività a carattere pluriennale, che ha la sua genesi all’indomani dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19. Quest’esperienza traumatica ha inciso altresì sul patrimonio di esperienze accumulato dal liceo tranese durante gli anni precedenti. La perdita degli spazi fisici, il ripensamento di pratiche didattiche, lo scioglimento o la rarefazione di legami professionali sia a causa della didattica a distanza sia delle naturali situazioni di turnover del personale ha causato un momento di crisi nella storia di una comunità educante. Si è stati costretti a un difficile lavoro di conservazione e recupero della memoria storica delle iniziative sulla titolarità culturale, sull’innovazione e sul rapporto tra scuola e digitale e di rievocazione di tutta l’esperienza pregressa sulla biblioteca scolastica. L’emergenza, infatti, ha costretto la Dirigente e le sue collaboratrici, il Direttore amministrativo, le figure di staff e di sistema e il personale occupato nell’organizzazione ha pianificare dal punto di vista logistico e operativo la quotidianità. In quest’opera avviata in un contesto di continuo e febbrile aggiornamento, minuto per minuto, in base alle notizie sui bollettini medici e alle conseguenti decisioni governative e degli enti locali, gli spazi di aggregazione, la palestra e la biblioteca sono stati ripensati come aule idonee a ospitare studenti collocati a una distanza rispettosa delle prescrizioni normative in materia di contenimento del virus. Bisognava, pertanto, sfruttare questo periodo per custodire e riallacciare i fili della memoria, cercando di creare una rete interna all’istituto per ripartire al momento opportuno. Questo paziente lavoro ha portato alla creazione di un primo nucleo composto da tre docenti, che, supportati dalla Dirigente e con l’ausilio degli uffici amministrativi, ha provveduto a una prima ricognizione dell’esistente e alla definizione di idee progettuali. Nel corso dell’anno scolastico 2021-2022, sono state avviate alcune iniziative di promozione della lettura, partecipando per la prima volta a Io leggo perché, evento promosso dal Cepell. L’attività di ricognizione, studio e ricerca, insieme ad altri incentivi e piccoli finanziamenti, ha consentito di ampliare il patrimonio materiale della biblioteca. Nel frattempo, il piccolo gruppo di lavoro ha iniziato a monitorare la situazione e ad avviare piccoli interventi di risistemazione del patrimonio librario; alcuni docenti e studenti, inoltre, hanno iniziato a familiarizzare con il software e la piattaforma Biblioteca in cloud per la catalogazione e la presentazione digitale dei volumi. L’emergenza, iniziata nel 2020, e alcune situazioni contingenti hanno inferto un colpo significativo. Le prime fasi del lavoro sono state frustranti. Molte risorse progettuali e di competenza apparivano perdute e tanto lavoro era necessario per rimettere in piedi un ambiente e una mentalità orientati alla progettazione e alla pianificazione di azioni. Dare centralità alla lettura in una scuola appare impresa complessa. Sembra un ragionamento contro intuitivo, eppure la promozione della lettura è un impegno, che deve farsi spazio tra mille priorità all’interno di una scuola. Nell’anno scolastico 2022-2023, l’uscita dall’emergenza ha consentito di riappropriarci dello spazio fisico della biblioteca. Il gruppo di lavoro ha potuto innanzitutto progettare un percorso pluriennale più organico, che dovrà essere attuato nei prossimi anni anche nell’ambito del Pnrr, e ha cominciato a mettere a valore alcune attività, a socializzarle e a lavorare in prospettiva. Il team per la Biblioteca e per la promozione della lettura si è avvalso della competenza di altre professionalità e, nel corso dell’anno, sono stati coinvolti i Dipartimenti disciplinari con l’obiettivo di riflettere sulle scelte strategiche nella scelta dei titoli e degli ambiti di ricerca da promuovere. La riflessione nel Collegio docenti è stata indirizzata all’apertura di un confronto serio con l’idea di rendere ciascun docente protagonista della biblioteca come terzo spazio di apprendimento. La lettura, dunque, diventa una scelta prioritaria e un punto strategico nella programmazione futura di una scuola. La progettazione collegiale, la collaborazione tra i dipartimenti, la condivisione con studentesse e studenti, diventati protagonisti del percorso con la loro creatività, ha reso possibile la pianificazione di una road map che ha preso forma durante l’anno scolastico. La prima fase è consistita nel riordino a scaffale e nella razionalizzazione dell’ambiente fisico, eliminando tutto ciò che si era accumulato soprattutto nel periodo pandemico. La scuola ha riconquistato lo spazio fisico e i docenti, attraverso la condivisione delle scelte e la collaborazione, hanno riordinato il patrimonio, rendendolo funzionale all’utenza di una scuola e hanno riaperto alla comunità scolastica, favorendo l’incontro tra i bisogni e le opportunità. Si è lavorato sulla motivazione, sia nelle politiche di acquisto sia nelle pratiche di interrelazione tra patrimonio e mondo giovanile. Bandire un atteggiamento giudicante e partire dai mondi e dalle istanze di studentesse e studenti è stato l’intento primario di queste attività. Si è puntato, pertanto, a titoli come Fabricante di lacrime, romanzo di Erin Doon, diventato vero e proprio cult tra gli adolescenti per merito della rubrica Booktok sul noto social cinese. Il gruppo ha iniziato la valorizzazione di generi basati sul connubio tra immagine e parola, fondamentali in una cultura visuale come quella del mondo contemporaneo. Graphic novel, fumetti, manga e albi illustrati hanno fatto la loro comparsa tra scaffali e palchetti. Opere come la serie di Harry Potter e la saga de Il Signore degli anelli hanno continuato a trovare un seguito, nonostante si stia ampliando l’intervallo dalla loro pubblicazione. Lo spazio, inoltre, si è espanso. Alcune opere di consultazione sono state trasferite in altri ambienti della scuola e sono stati realizzati vari reading corner con l’allestimento di punti di lettura e socializzazione dotati di sedute comode, tavolini e postazioni informatiche per la ricerca di informazioni. Il progetto di lettura diffusa sarà implementato, compatibilmente con le risorse a disposizione, nell’ambito del Pnrr e con l’intraprendenza e la visione lungimirante della Dirigente e degli operatori scolastici. In questa cornice si inserisce, inoltre, il proposito di dilatare anche il tempo di fruizione. Pur dovendo superare alcuni vincoli burocratico-organizzativi, sono state organizzate alcune aperture pomeridiane della biblioteca Favoriti dal ritorno alla normalità delle attività scolastiche, i gruppi di lavoro hanno pianificato iniziative di promozione alla lettura, implementando la partecipazione alle iniziative Io leggo perché, Libriamoci e Il Maggio dei Libri. La comunità scolastica ha vissuto in maniera attiva questi momenti, donando volumi per arricchire il patrimonio della biblioteca scolastica, organizzando reading e flash mob in alcuni luoghi del centro cittadino per sensibilizzare alla lettura e avvicinare le persone a varie tipologie di proposte editoriali, coinvolgendo studentesse e studenti delle scuole secondarie di primo grado, creando momenti ludici e di riflessione con laboratori interattivi e performances teatrali. Nel corso dell’ultimo biennio, sono state ricreate reti di interazione con le librerie cittadine, coinvolte in gemellaggi nelle iniziative summenzionate, e con la biblioteca comunale, luogo di svolgimento delle attività di Pcto. È stata condotta, inoltre, un’attività di monitoraggio degli stakeolder per partecipare a bandi o ricevere contributi per il refresh della dotazione libraria. La scuola ha partecipato ai bandi ministeriali e alle iniziative del Centro per il Libro e per la Lettura. In particolare, l’istituto ha ricevuto finanziamenti dal Fondo promozione della lettura, della tutela e della valorizzazione del patrimonio librario, classificandosi al quarto posto nel 2021-22 e al secondo nel 2022-23, a livello nazionale, e ha organizzato una Festa dei libri e delle letture per vivere un momento di gioia e condivisione per simboleggiare la fine dell’emergenza sanitaria e un nuovo inizio della vita attiva di una comunità scolastica. È stato un modo informale per costruire insieme la titolarità culturale: studentesse e studenti, in varie aule, hanno presentato i volumi preferiti, hanno organizzato momenti poetici e musicali, hanno dibattuto sulle tematiche di libri attuali, hanno allestito banchetti per il prestito dei libri. Nel corso dell’anno scolastico, inoltre, i docenti hanno svolto un percorso di formazione per la progettazione, la gestione e la sperimentazione nell’ambito di reti di Biblioteche scolastiche innovative. Un piccolo gruppo ha partecipato al percorso nazionale di 100 ore a distanza, organizzato dal Sistema Integrato Biblioteche Scolastiche (SIBIS), in collaborazione con la Cabina di Regia istituita presso il MiM e con l’Università Roma3. Nel periodo tra febbraio e maggio, inoltre, un gruppo di docenti più ampio ha aderito al corso di formazione realizzato dalla rete regionale delle Biblioteche scolastiche, coordinato dal Liceo Linguistico e Istituto Tecnico Economico Statale “Marco Polo” di Bari, scuola capofila. Il corso, erogato in modalità blended, si è sviluppato in tre fasi: un evento lancio in modalità mista, un workshop in presenza tenuto in varie sedi dei diversi territori provinciali pugliesi e una serie di webinar in diretta web, le cui registrazioni sono state rese disponibili ai corsisti. La proposta formativa è stata gestita attraverso la piattaforma Marco Polo Formazione (https://www.marcopoloformazione.it/) con creazione di profili personalizzati, bacheche e strumenti di comunicazione sincronica e asincrona, link a videoconferenze, materiali didattici (slide e documenti). Si è trattato insomma del coronamento di un percorso in salita, cominciato fra molte difficoltà e indirizzato in una vision consapevole nel ripensamento delle pratiche di lettura. Vi sono stati, infatti, e vi sono tuttora delle criticità che impediscono l’allestimento di un catalogo completo, la digitalizzazione dei volumi, la fruizione di tutte le potenzialità logistiche e digitali della biblioteca scolastica o l’attuazione di una efficace ed efficiente rete di biblioteche scolastiche sul territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani e la definizione di una struttura di istituzione scolastiche a livello regionale è solo alle prime fasi. La pianificazione, tuttavia, è stata rimodulata sulla base delle risorse esistenti, sono state individuate le priorità e ci si è concentrati su tutte le azioni attuabili nel breve periodo. Nel corso del biennio, infatti, il gruppo di lavoro ha superato alcune criticità, offrendo a studentesse e studenti la possibilità di fruire dell’esperienza della biblioteca. Le sedi dell’istituto, infatti, sono due e solo la sede centrale è dotata di un ambiente, nel quale svolgere le attività di biblioteca. Nonostante ciò, entrambe le sedi sono state dotate di lending box, all’interno delle quali studentesse e studenti hanno inserito i testi desiderati, che sono stati successivamente recapitati on demand dai docenti referenti all’interno delle classi. Alcune docenti, inoltre, hanno ideato l’iniziativa del bookcrossing. Alcuni banchetti sono stati predisposti in vari spazi di entrambe le sedi per consentire lo scambio dei libri tra operatori scolastici e/o studenti. Si è, inoltre, avviata una campagna di sensibilizzazione, attraverso circolari interne o post social, all’utilizzo della piattaforma Mlol, utilizzabile gratuitamente con l’abbonamento scolastico. Il riscontro è stato notevole, perché grazie agli inviti e alla capillare pubblicizzazione del servizio in ogni classe, gli studenti hanno scelto di avvicinarsi alla lettura anche attraverso la consultazione di ebook. Nel corso del biennio, inoltre, attività pratiche hanno scosso la routine della scuola: i testi, infatti, hanno percorso i corridoi e sceneggiato ambienti antichi e moderni. Brani di poesie sono stati affissi alle bacheche, incipit o estratti di volumi sono apparsi su lavagne, muri e porte delle aule, guerrille poetiche si sono scatenate onlife fra gli ambienti dell’istituto e profili Instagram, libri viventi hanno circolato nei corridoi o per le vie della città, riverberando la creatività e il protagonismo dei ragazzi e rivitalizzando perfino classici dimenticati. Questo contributo e gli esempi fin qui presentati, dunque, parlano di letture aumentata, piuttosto che di realtà aumentata applicata alla lettura. Se, infatti, vi sono ancora alcuni aspetti da migliorare dal punto di vista tecnologico e le linee di azione del Pnrr porteranno, nei prossimi anni, a ridisegnare ambienti di apprendimento e strumenti a disposizione dei lettori, si sta valorizzando un nuovo modo di approcciare al libro. L’oggetto-libro diventa esperienza-libro, condivisa, dibattuta, riappropriata da studentesse e studenti che ne diventano protagonisti e la disseminano in vari ambienti, scolastici ed extrascolastici, fisici e digitali. In altre parole, il protagonismo si diffonde in un contesto che potremmo definire onlife[37] o phygital[38]. I risultati fin qui illustrati sarebbero stati impossibili senza la competenza di alcune docenti, che hanno assunto un ruolo di guida del processo di ripartenza e di ammodernamento dei processi di lettura. La Dirigente scolastica del Liceo “F. De Sanctis”, prof.ssa Grazia Ruggiero, ha messo in campo la competenza per individuare le risorse umane necessarie per far decollare le progettualità, coordinando il lavoro e offrendo al gruppo il supporto necessario per collocare la biblioteca scolastica e la lettura fra le priorità di un processo di innovazione, che elevi competenze e abilità reading literacy in un’ottica digitale tale da agire come azione trasformativa di un contesto socio-culturale. Nel corso degli anni, infatti, studentesse e studenti hanno avviato iniziative di co-creazione di contenuti culturali ottenendo un profitto nelle attività scolastiche con risultati di successo formativo e riscontri favorevoli nelle indagini nazionali a breve, medio e lungo termine (si pensi, ad esempio, agli output delle prove Invalsi al di sopra della media regionale e, talvolta, anche nazionale oppure ai parametri raggiunti nell’indagine Eduscopio, monitoraggio del percorso universitario delle diplomate e dei diplomati, che colloca stabilmente l’istituto tranese tra le migliori realtà scolastiche nel raggio di 30 chilometri). La prof.ssa Elisabetta de Palma, mettendo a disposizione della scuola la sua pluriennale esperienza nelle progettualità delle azioni di promozione della lettura e di attività di reading literacy, ha promosso iniziative indirizzate su più fronti: riordino del patrimonio esistente, creazione di un gruppo di lavoro misto tra docenti e studenti, progettazione e pianificazione di interventi per l’ammodernamento dell’ambiente biblioteca e per la creazione di biblioteche diffuse con l’obiettivo di favorire la disseminazione, la diffusione e lo sviluppo di pratiche di lettura aumentata, realizzazione di iniziative di promozione della lettura. La mission si racchiude in un’immagine: togliere i libri da armadi impolverati, rianimarli rispetto a un’immagine di contorno serioso alle esperienze didattico-educative e renderli protagonisti di giornate scolastiche, durante le quali gli studenti maturano atteggiamenti improntati a libertà, autonomia e responsabilità. Per realizzare questi obiettivi in una vision con la lettura punto cardine dell’innovazione, si possono realizzare iniziative e processi sviluppati attorno ad alcune keywords: scegliere, proporre, toccare, raccontare, consigliare, giocare, festeggiare. Il momento della celebrazione costituisce il simbolo di una conclusione del percorso a breve termine e il nuovo inizio di un viaggio verso nuovi obiettivi. A fine aprile del 2023, il liceo grazie all’intraprendenza di studentesse e studenti ha realizzato una “Festa dei Libri e delle Letture”, in occasione dell’evento Cepell Il Maggio dei Libri. In quella circostanza, il De Sanctis ha aderito a un’iniziativa nazionale come spunto per coinvolgere l’intera comunità scolastica, per far ripartire le attività e far riprendere possesso dell’ambiente biblioteca e per valorizzare la creatività studentesca attraverso il teatro, la musica, il gioco e la socialità. Il grande lavoro creativo impostato dalla prof.ssa de Palma si è avvalso della collaborazione con altre competenze. La prof.ssa Giulia Perrino, docente di Storia dell’Arte, cultrice della materia di Storia dell’Arte medievale e dottore di ricerca in Storia dell’Arte comparata, Cultura e Civiltà presso l’Università degli studi “A. Moro” di Bari, guida turistica e curatrice di mostre ed eventi culturali, ha fatto una ricognizione e studiato genesi e stato di conservazione dei volumi antichi presenti all’interno della biblioteca con l’intento di valorizzare anche con espansioni digitali il fondo storico. Il lavoro di team, che si è arricchito grazie alla collaborazione e allo scambio di pareri ed esperienze con colleghi, desiderosi di condividere la propria sensibilità e professionalità, ha ricevuto un valore aggiunto dall’expertise di altre colleghe. La prof.ssa Annalisa Sciacqua, docente di lingue straniere, impegnata nella didattica della lingua e della lettura spagnola, ha coordinato le azioni di disseminazione delle pratiche del liceo attraverso i media digitali e ha pianificato attività ad alto ingaggio come bookcrossing, guerrilla poetica, creazione di un profilo Instagram[39], officina di scrittura creativa, dedicato anche alla promozione della lettura. La prof.ssa Margherita Altamura, docente di matematica e fisica, ha organizzato le azioni legate alla didattica delle discipline scientifiche e ha supportato le azioni di comunicazione attraverso gli strumenti digitali. La prof.ssa Sabrina Spadavecchia, docente di lettere e impegnata nell’innovazione e nell’inclusività delle strategie e delle metodologie didattiche nell’insegnamento della lingua e della letteratura italiana, ha promosso azioni di ingaggio degli studenti nell’ottica della titolarità culturale del patrimonio librario della scuola. Il ruolo di chi scrive è stato principalmente mettere in collegamento il gruppo con la Dirigente scolastica e con le altre figure di sistema presenti nell’istituzione scolastica, fornire elementi di riflessione e un punto di vista alternativo nell’approcciare ai problemi, costituire la memoria storica per le colleghe giunte in tempi più recenti nel contesto del liceo tranese. Nella situazione attuale, caratterizzata da periodi prolungati di chiusure e didattica a distanza, ripresa in situazioni emergenziali, riutilizzo dei locali scolastici ridotto o condizionato da norme transitorie è stato importante ripensare la storia dei luoghi e del patrimonio materiale e immateriali della scuola per riannodare i fili di un discorso da orientare verso il futuro. Il locale destinato alla biblioteca, infatti, si trova al piano terra nell’ala est dell’edificio, realizzato negli anni ’30, e nasce come ambiente dedicato ad altre attività[40]. Negli anni ’90, ad esempio, è stato utilizzato come piccola palestra coperta finalizzata ad alcuni esercizi ginnici con attrezzi grazie alla presenza di spalliere e quadri svedesi. La biblioteca, invece, era precedentemente ubicata nei locali al primo piano della scuola. Originariamente, i testi sono stati inventariati e catalogati e divisi in due sezioni: Biblioteca docenti e Biblioteca studenti. Nel 1995, a seguito di un accorpamento, il Liceo classico è divenuto sede staccata del Liceo Scientifico “V. Vecchi”. Ciò ha comportato una fusione del patrimonio librario e dei due inventari. Dall’anno scolastico 2008-2009, con l’ottenimento dell’autonomia è stato necessario effettuare un complesso lavoro di revisione inventariale, che ha portato a stimare nella disponibilità del Liceo “F. De Sanctis” un patrimonio di circa undicimila volumi. Negli anni seguenti, vi è stato il tentativo di risistemare, razionalizzare e ridare centralità e titolarità ai libri nelle attività dell’istituto. Dopo la paziente opera di catalogazione e l’attività di prestito svolta negli anni dalla prof.ssa Isabella Mastropierro, il lavoro è stato ereditato dalle docenti Gianna Losito e Antonietta Cozzoli, le quali si sono prese cura degli ambienti e dei volumi con il supporto del Direttore dei Servizi Generali Amministrativi, dott. Damiano De Troia, consentendo una transizione complessa per mantenere viva una tradizione secolare di un’istituzione che, nonostante il trascorrere del tempo e delle generazioni di docenti e studenti, mantiene sempre intatta la propria reputazione. Il gruppo di lavoro attuale raccoglie il lavoro svolto dalla Dirigente Grazia Ruggiero con il supporto dei docenti Benedetto Fiore, Annalisa Di Zanni, Silvia Jole Imbornone, Teresa Patruno e Angela Sciancalepore accompagnati dall’intera comunità scolastica per ridare slancio alle attività della biblioteca scolastica e proiettarla nel futuro. La scuola, infatti, ha partecipato ai progetti PNSD per Biblioteche innovative e Rete di Biblioteche scolastiche innovative per coniugare la tradizione della forma libro con l’innovazione delle dotazioni tecnologiche e di nuovi approcci e mentalità per la lettura.

Cittadinanza (digitale) attiva e legalità

Nell’età contemporanea, la dimensione digitale appartiene alla realtà. Appare, pertanto, superato l’utilizzo dell’espressione cittadinanza digitale per definire strategie, metodologie, contenuti, pratiche e azioni legate alla creazione e al consolidamento di competenze di cittadinanza. I comportamenti online e tutto ciò che contraddistingue il nostro agire e la nostra identità nel mondo social e nelle realtà virtuale e aumentata contribuisce a definire la nostra essenza nella sua globalità. È stato già evidenziato che la dimensione fisica e digitale si integrano e dialogano in modo complementare. La cittadinanza, pertanto, si sviluppa in varie direzioni, che devono realizzarsi e mostrarsi in modo coerente ed esprimere la congruenza di ciascuna persona a livello glocale. Il concetto potrebbe apparire scontato. Eppure, tale dimensione integrata dei comportamenti onlife viene dimenticata dagli adulti, quotidianamente scaraventati in una dimensione di immigrati digitali, ma molto spesso sono proprio i nativi digitali[41], così a loro agio in una dimensione phygital, a diventare vittime dello scollamento percepito tra realtà fisica e realtà virtuale. Si scrive, infatti, su piattaforme social, si postano immagini o si caricano video, si risponde a commenti senza rendersi conto dell’impatto di queste azioni sulla definizione del sé e della propria reputazione sui luoghi digitali frequentati e sulla costruzione della propria identità e sulla percezione che viene restituita da parenti, amici, conoscenti e sconosciuti nei luoghi frequentati durante la vita quotidiana. Urge, pertanto, un’azione educativa per la gestione responsabile delle tecnologie e dei mondi digitali. Il concetto è stato espresso in maniera molto chiara, durante il webinar Opportunità e sfide della cittadinanza digitale, organizzato il 1° ottobre 2001, dal prof. M. Gui, sociologo, nel suo intervento Educare al benessere nella connessione permanente[42]. Il docente di Sociologia dei media presso l’Università Milano Bicocca ha sottolineato la necessità di superare la dicitura cittadinanza digitale. Si tratta, infatti, di operare un cambio di mentalità, considerando la cittadinanza come vissuto quotidiano del rapporto tra individuo e Stato, di rivendicazione e godimento dei diritti e rispetto dei doveri e di relazione con gli altri nell’appartenenza alla comunità in un’ottica di piena integrazione tra online e offline. Il digitale costituisce la realtà, arricchita rispetto al passato da nuove dimensioni, tutte interrelate fra loro. Il nostro atteggiamento e qualsiasi nostra azione nel mondo digitale ha implicazioni e un impatto sulla realtà fisica; la stessa relazione deve intendersi anche nel processo inverso. Questo bisogno formativo ha spinto il Liceo “F. De Sanctis” ad aderire ai progetti di rete Semi di legalità e Cercavano la verità. Le due iniziative, inserite all’interno del Ptof, hanno contribuito ad arricchire le attività e le strategie didattiche per il raggiungimento degli obiettivi di Educazione civica, sensibilizzando altresì a un uso consapevole e responsabile di tecnologie e mondi digitali. Semi di legalità è un progetto ideato nel 2022[43], in occasione dell’anniversario trentennale delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Le attività sono state promosse sul territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani e hanno coinvolto associazioni laiche e cattoliche, impegnate sui temi della legalità e della libertà di informazione. L’invito è stato rivolto a tutte le scuole statali e private di ogni ordine e grado, le quali, con il supporto di biblioteche, librerie, emittenti e testate giornalistiche locali e il patrocinio di Prefettura e Provincia Bat, Comuni e Arcidiocesi, hanno realizzato momenti di riflessione e di confronto, di produzione e di esposizione dei lavori realizzati in un percorso svolto da ottobre a maggio durante l’anno scolastico 2021-22. Il progetto Cercavano la verità è, invece, un insieme di attività ideate da Ossigeno per l’informazione, osservatorio creato nel 2008 dal giornalista parlamentare Alberto Spampinato per documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani, in particolare contro i cronisti impegnati in prima linea nelle regioni del Mezzogiorno, nella raccolta e diffusione delle informazioni di pubblico interesse più scomode e, in particolare, nella ricerca delle verità più nascoste in materia di criminalità organizzata. Ossigeno è, infatti, un acronimo che sta a significare OServatorio Su Informazioni Giornalistiche E Notizie Oscurate e, con il patrocinio del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e del Consiglio nazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, opera quotidianamente su media mainstream e mezzi di comunicazione digitali e social per accrescere la consapevolezza pubblica del grave fenomeno della limitazione della libertà di stampa e di espressione attraverso minacce, abusi, inadempienze. che limitano la circolazione delle notizie e il diritto dei cittadini di essere informati[44]. Il programma di attività è nato dall’analisi del contesto: le emergenze rilevate sul territorio pugliese e, nello specifico, nel tessuto sociale ed educativo della Bat hanno portato all’istituzione di una “Commissione speciale di studio e d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia”, insediata il 20 luglio 2021, mentre al termine dello stesso anno, su iniziativa dell’allora Prefetto Bat, Maurizio Valiante, è stato sottoscritto, il 20 dicembre, dal Presidente della Provincia, Bernardo Lodispoto, dall’arcivescovo di Trani, mons. Leonardo D’Ascenzo, e dal vescovo di Andria, mons. Luigi Mansi, un “Patto educativo per i giovani”[45] . La scuola, all’inizio dell’anno scolastico 2021-22, ha scelto di aderire all’iniziativa, rispondendo alle istanze dei promotori e ai bisogni formativi emersi in un approccio di ascolto bottom-up da alcune studentesse impegnate nel volontariato e nell’associazionismo laico e confessionale. La proposta è stata rivolta a studentesse e studenti di tutte le classi del secondo biennio e dell’ultimo anno di tutti gli indirizzi di studio. Le attività più significative hanno registrato il protagonismo di alcuni gruppi di studenti delle classi quinte degli indirizzi classico e linguistico. Le attività svolte hanno avuto l’obiettivo di utilizzare siti web, media digitali, strumenti virtuali e comunicazione social per sviluppare competenze nella ricerca e selezione delle fonti, nell’interpretazione e nell’organizzazione dei dati, nella creazione e nella diffusione di contenuti in modo innovativo, creativo per fornire responsabilmente informazioni utili e validate. In questo percorso, gli studenti sono stati coordinati dai docenti e si sono avvalsi del supporto di esperti esterni, usufruendo di materiali messi a disposizione dai promotori del progetto. Nello specifico, il cronoprogramma si è snodato in alcune fasi: 1) selezione delle storie di giornalisti uccisi dalle mafie, dal terrorismo o in zona di guerra; 2) realizzazione di un project work attraverso metodologie di cooperative learning e peer education; 3) momenti di confronto in presenza o in videoconferenza; 4) realizzazione di prodotti multimediali attraverso linguaggi multicodicali in una prospettiva di diffusione multicanale dei messaggi. L’esperienza ha visto la comunità scolastica partecipare, nella sua totalità o con alcune delegazioni, a momenti significativi: 1) assemblea di istituto, in collaborazione con Libera, sui temi della legalità alla presenza del prof. Francesco Pacini, referente per Trani dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti, e del dott. Leonardo Palmisano, sociologo, saggista ed editore da sempre impegnato in prima linea nel contrasto alle mafie e ai fenomeni criminali; 2) partecipazione attiva con intervento di due studentesse come relatrici alla manifestazione Roma ricorda Ilaria Alpi e le vittime innocenti della mafia, svoltasi il 21 marzo 2022; 3) incontro a scuola di legalità con Gianmario Siani, avvocato e presidente della Fondazione “Giancarlo Siani”, il 5 maggio 2022; 4) consegna del Pannello della Memoria in occasione della cerimonia di chiusura del progetto, svoltasi presso la Chiesa di Luigi a Trani, il 30 maggio 2022, alla presenza del prof. Giuseppe Mennella, giornalista e scrittore e segretario generale di Ossigeno per l’informazione, dell’allora viceprefetto Angelo Caccavone, della consigliera regionale della Puglia, Debora Ciliento, vicepresidente della commissione speciale di studio antimafia e dell’arcivescovo mons. Leonardo D’Ascenzo. Oltre al riconoscimento del Pannello della memoria conferito al Liceo, alcuni gruppi di lavoro si sono distinti per l’utilizzo dei media digitali nella comunicazione giornalistica sui temi della legalità. Studentesse e studenti del liceo classico hanno individuato elementi inediti e canali di comunicazione sorprendenti nello storytelling, raccontando in un brevissimo video Tik tok la storia di Giancarlo Siani o realizzando slide o brochure informativo, che evidenziavano il valore poetico dell’opera di Peppino Impastato. Il gruppo di lavoro del liceo linguistico, formato da Daisy Campanale, Letizia Lonigro, Alessandro Pedico, Vittorio Porcelli, Alessia Volturno ha prodotto, invece, un video pubblicato in occasione del sessantesimo anniversario dalla nascita della giornalista Maria Grazia Cutuli, inviata del Corriere della Sera, uccisa a Kabul il 19 novembre 2001[46]. Partendo dalla documentazione raccolta sul sito “Ossigeno- Cercavano la verità”, dedicato ai trenta giornalisti italiani uccisi da mafie, terrorismo e guerre, il gruppo ha prodotto un video originale che ripercorre le circostanze della morte della giornalista e il suo lavoro. “In memoria di Maria Grazia Cutuli” si apre con le immagini tratte dal graphic novel “Dove la terra brucia” (Giuseppe Galeani e Paola Cannatella, Rizzoli, 2011) e prosegue con le voci narranti degli alunni del De Sanctis. Un passaggio del racconto è dedicato alla caduta delle Torri Gemelle di New York, avvenuta due mesi prima l’uccisione della giornalista che nell’autunno del 2001 si trovava in Afghanistan proprio per indagare sulla matrice di quell’attentato terroristico. Le buone pratiche dei progetti fin qui presentati sono state condivise con la comunità professionale. Obiettivi, risultati ed esperienze delle attività sono stati illustrati, infatti, il 25 gennaio 2023 durante la sessione intitolata Progettare la pace nella pratica scolastica del corso di formazione e aggiornamento Per un’educazione alla pace e alla giustizia. Paradigmi, strategie didattiche e pratiche partecipative, organizzato dal Liceo “G. Bianchi Dottula” di Bari nell’ambito del progetto #BianchiDottula_fa_rete2. Accogliendo l’invito della coordinatrice dell’iniziativa, prof.ssa Lia De Marco, docente di filosofia e storia presso l’istituto barese, chi scrive, in collaborazione con la dott.ssa Grazia Pia Attolini, giornalista, cultrice della materia in Giornalismo e comunicazione per le PA presso l’Università di Roma Tor Vergata e project manager di Ossigeno per l’informazione nel programma di monitoraggio e assistenza ai giornalisti minacciati in Italia denominato “MAP – Monitor, Assist and Protect”, co-finanziato dal GMDF (Global Media Defence Fund), ha mostrato processi, prodotti e risultati in un panel dal titolo Cercavano la verità: storie di cronisti uccisi per la legalità e la pace con l’obiettivo di disseminare le esperienze per contribuire a promuovere momenti di riflessione professionale individuale e collettiva per promuovere pratiche di insegnamento-apprendimento partecipative in linea con il goal 16 dell’Agenda 2030.[47]

Una conclusione provvisoria

L’impatto della rivoluzione digitale sta già producendo cambiamenti significativi nella socialità, nelle relazioni interpersonali e nei processi formativi. L’esperienza della pandemia ha accelerato il ripensamento delle pratiche, creando una cesura con il passato e imponendo ai professionisti della formazione di riprogettare le azioni quotidiane e l’intero profilo professionale in un contesto liquido dai mutamenti che si realizzano a intervalli abbreviati secondo progressioni geometriche. Lo spaesamento generato da trasformazioni sempre più veloci può essere affrontato con un confronto continuo all’interno e all’esterno della comunità professionale. L’Agenda 2030 costituisce uno strumento euristico per finalizzare i programmi e le azioni delle istituzioni scolastiche in una visione olistica nell’ecosistema di reti relazionali complesse. Non ci si può accontentare di operare all’interno del sistema scuola e nella reiterazione di attività di insegnamento-apprendimento intraprese con successo nei decenni precedenti. Le iniziative valide per realizzare gli obiettivi e costruire la solidità della reputazione di una scuola potrebbero non essere più valide in una realtà postmoderna incentrata sulla varianza degli indicatori processuali. Urge, pertanto, un’autoriflessione e un’attività di documentazione e studio da parte dei docenti e di tutti gli operatori scolastici per progettare realtà in grado di dialogare con il presente e attrezzate per rispondere alle sfide lanciate dal mondo del lavoro, dalle istituzioni, dagli enti e dalle reti di associazioni, elementi di un tessuto sociale all’interno del quale le proposte formative si incardinano. Con il presente contributo si è inteso avviare un’osservazione consapevole dei fenomeni analizzati, fornendo alcuni riferimenti teorici e presentando alcune esperienze realizzate nella realtà del Liceo “F. De Sanctis” di Trani nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani. Si tratta di iniziative che hanno prodotto risultati ed elementi utili a rinnovare l’impegno sulle tematiche della promozione della lettura e della cittadinanza attiva attraverso strategie e metodologie didattiche innovative caratterizzate dall’utilizzo informato e responsabile di tecnologie, hardware e software, strumenti di comunicazione e piattaforme social. Studentesse e studenti hanno sviluppato hard e soft skills grazie a progetti, che hanno realizzato gli obiettivi prefissati e durante i quali alcuni gruppi di lavoro si sono distinti, ottenendo risultati o menzioni a livello nazionale ed internazionale. Sono emersi, tuttavia, fattori di criticità da riesaminare nei piani di miglioramento e nei percorsi didattici da sviluppare ulteriormente o da riprogrammare nella cornice degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, sfruttando le ingenti risorse stanziate dall’Unione europea. Gli incentivi forniti dalle istituzioni comunitarie sono consistenti ed è fondamentale indirizzarli verso gli indicatori fissati a livello internazionale. Se si vincerà la sfida, il Mezzogiorno potrà realizzare un ammodernamento significativo delle proprie strutture portanti a partire dal sistema formativo. Il rischio di sprecare una grande opportunità, tuttavia, è molto forte. Le esperienze del progetto pluriennale Viaggiatori d’inverno e Semi di legalità hanno fornito un contributo per raggiungere alcuni obiettivi: 1) rafforzamento delle competenze di reading literacy; 2) sviluppo di approcci incentrati sulla promozione della lettura; 3) aumento delle skills nell’utilizzo di dispositivi e tecnologie digitali per esplorare le potenzialità di testi, che si evolvono dalla tradizionale forma libro agli ebook e alle più aggiornate dimensioni testuali multimediali e multicodicali; 4) miglioramento della condivisione delle pratiche di lettura in una visione multicanale; 5) potenziamento della cittadinanza attiva anche attraverso comunità di pratica nei mondi digitali; 6) valorizzazione delle tematiche della legalità e della sostenibilità ambientale; 7) moltiplicazione dei processi di ricerca e studio nel monitoraggio e nel contrasto dei fenomeni criminali; 8) disseminazione di buone pratiche per la co-costruzione di comunità solidali. Il lavoro iniziato nei precedenti anni scolastici è tuttora in itinere e si prevede di evolverlo e strutturarlo, nei prossimi anni scolastici, con il contributo degli operatori scolastici e degli stakholder all’interno del contesto del De Sanctis, ma costruendo reti, a vari livelli, che implementino l’efficacia degli interventi.

(*) Michele Casiero

Docente presso il Liceo statale classico, linguistico e delle scienze umane “F. De Sanctis” di Trani, istituto presso il quale ha conseguito, nel 1996, la maturità classica, ha conseguito le lauree in Filosofia e Scienze pedagogiche e della progettazione educativa. Specializzato in “Metodologie didattiche sulla disabilità per alunni con handicap sociale e di apprendimento: indirizzo area disciplinare Umanistica della scuola Secondaria”, ha svolto studi filosofici sul pensiero politico-giuridico di Kant e ha approfondito le tematiche pedagogico-didattiche nelle opere di Antonio Rosmini. Ha collaborato con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Nicola il Pellegrino” di Trani, pubblicando articoli e contributi su tematiche filosofiche e pedagogiche, tra i quali La “cesura regale” e la parola che salva: il viaggio della filosofia da Atene a Gerusalemme, riflessione sulla filosofia del secondo dopoguerra incentrata su alcuni testi filosofici e poetici di Heidegger, Hölderlin e Celan e Un nuovo umanesimo nell’epoca dell’emergenza educativa. Ha altresì illustrato come relatore i risultati dei suoi studi durante le sessioni del Convivio delle Differenze, promosso dallo stesso istituto. Appassionato di learning games e delle implicazioni didattiche nell’uso dei videogiochi e dell’utilizzo ludico di varie forme testuali e di comunicazione social, ha pubblicato sulla rivista “Logoi.ph” il contributo “Interrogato il tempo, rispondono i filosofi” per documentare le esperienze condotte all’interno del percorso curricolare del Liceo “De Sanctis”. Attualmente è referente della biblioteca scolastica e delle attività di promozione alla lettura del liceo tranese.

L’articolo è tratto dal volume collettaneo “Cultura Digitale. Relazione, Empatia. Paradigmi della nuova rivoluzione industriale. Ed STAMEN, 2023 ISBN 9791281045293. Si ringrazia l’Editore STAMEN per la gentile concessione alla pubblicazione nella Rivista “Culture Digitali”


[1] Prendo in prestito i termini assimilazione e accomodamento da J. Piaget, Genetic epistemology, Norton, New York 1970, trad.it., L’epistemologia genetica, Laterza, Bari 1993.

[2] Su questo argomento, sono stati scritti due libri tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del Terzo millennio. Segnalo J. Rifkin, The end work. The Decline of the Global Labor Force and the Dawn of the Post-Market Era, Tacher 1995, segnalo l’edizione italiana La fine del lavoro. Il declino della forza lavoro globale e l’avvento dell’era post mercato, Mondadori Milano 2005; Rifkin, inoltre, ha trattato la transizione da un’economia industriale alla new economy nel volume The age of the access. The new culture of hypercapitalism. Where all of life is a paid-for experience (2000), che segnalo in edizione italiana: L’era dell’accesso. La rivoluzione della new economy, P. Canton (trad.it), Mondadori, Milano 2001.

[3] L’intellettuale sloveno sviluppa la disamina in un volume, che cito in edizione italiana: Hegel e il cervello postumano, L. Clausi (trad. it.), Ponte alle Grazie, Milano 2021. Žižek legge la fenomenologia del presente con la chiave di lettura di Hegel. In particolare, all’inizio del saggio, evidenzia due elementi fondamentali: il primo consiste «… un’analisi filosofica della nozione di «cervello connesso» e della sua estrapolazione ideologica, la nozione di «Singolarità» … Tale questione ci costringerà anche a chiarire la nozione stessa di essere-umani: se davvero stiamo entrando in un’era postumana, come ci permetterà questo fatto di cogliere nuovamente l’essenza dell’essere-umani?», mentre il secondo è l’inutilità di definire superficialmente questi concetti, che, invece, richiedono un’elaborazione concettuale molto profonda, in quanto la prospettiva è quella di «… un collegamento diretto tra i nostri processi mentali e una macchina digitale … che – mentre mi consente di attivare gli eventi della realtà con un semplice pensiero … – permette inoltre alla macchina digitale di controllare i miei pensieri». Tutto ciò, inoltre, «si riferisce all’idea che, attraverso la condivisione diretta dei miei pensieri e delle mie esperienze con gli altri … nasca una sfera di esperienza mentale, condivisa a livello globale, che funzionerà come una nuova forma di divinità …».

[4] Ho consultato la versione italiana del policy brief pubblicato nel 2021 dal sito della Regione Toscana, al quale rimando. Industry 5.0. Verso un’industria europea sostenibile, centrata sull’uomo e resiliente, coordinato da Josè Cotta, Capo Unità F.5, e curato da Maija Breque, Lars De Nul, Athanasios Petridis, la risorsa è disponibile all’indirizzo https://industria40.regione.toscana.it/documents/685883/6218204/INDUSTRIA+5.0_ITA.pdf/039ec5f5-a344-4880-a256-bdfba3ab80a8?t=1624201022357. Il documento sviluppa i concetti di Società 5.0 e Industria 5.0 a partire dal dibattito nato in Giappone nell’ultima parte dello scorso decennio. Gli autori del policy brief ricordano che l’espressione Società 5.0 è stata introdotta da Keindaren, la maggiore organizzazione economica giapponese, nel 2016 e, dopo essere stata adottata dal governo nipponico, è entrata nel lessico specialistico e nella pubblicistica grazie alla riflessione di alcuni studiosi, tra i quali Keiju Matsushima, studioso con all’attivo prestigiosi incarichi di docente alla Hosey University di Tokyo e presidente del Working Group per il sostegno alle Pmi all’interno del consorzio giapponese RRI e considerato tra i massimi di robotica e Internet of things. Si può trovare anche in Rete un ampio dibattito sull’argomento. In questo contributo, mi limiterò a indicare alcuni spunti di riflessione presenti in: F. Canna, Se anche l’Europa parla di Industria 5.0 …, in «Innovation Post», risorsa consultabile online all’indirizzo https://www.innovationpost.it/opinioni/se-anche-leuropa-parla-di-industria-5-0/; Policy brief UE: l’era dell’Industria 5.0 è alle porte, «Open Gate Italia», risorsa consultabile all’indirizzo https://www.opengateitalia.com/oginews/policy-brief-ue-lera-dellindustria-5-0-e-alle-porte/.

[5] Ibidem, p.14.

[6] Ibidem.

[7] L’Unione europea usa il termine antropocentrismo; preferirei, invece, incardinare la riflessione sui bisogni dell’uomo all’interno di una visione ecosistemica contemperante le istanze antropologiche con quelle degli altri mondi presenti nei diversi biosistemi)

[8] H. Jonas, filosofo noto per il suo principio responsabilità, titolo dell’omonimo saggio pubblicato nel 1979 e tradotto in italiano nel 1990, suggerisce un atteggiamento di modestia e rispetto dell’umano nei confronti del pianeta e delle innovazioni tecnologiche in Tecnica, medina ed etica. Prassi del principio responsabilità, P. Becchi (a cura di), trad. it. di A. Benussi, Einaudi, Torino 1997

[9] Il filosofo sudcoreano residente in Germania ha sviluppato in numerosi saggi la tematica del rapporto tra umanesimo e sviluppo tecnologico. Sulla dimensione della cosalità, faccio riferimento al volume Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale, trad. it. di S. A. Buttazzi, Einaudi, Torino 2023.

[10] Industry 5.0 …, cit., p.14

[11] Ibidem.

[12] Industry 5.0 …, cit., p.6

[13] Rimando al testo di U.Eco, Apocalittici e integrati: comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa, Milano, Bompiani. La prima edizione del testo è del 1964, ma, nel corso del tempo, oltre alle successive edizione ci sono stati ulteriori sviluppi al dibattito introdotto dal semiologo e scrittore in questo volume. Sul tema della irripetibilità dell’individuo esistono numerosi riferimenti filosofici, tra la riflessione di pensatori durante all’Umanesimo fino al personalismo di Maritain e Mounier in epoca contemporanea o al pensiero di Levinas. In particolare, ho pensato al tema dell’individualità dei percorsi esistenziali e della scelta nelle opere di Kierkegaard.

[14] Industry 5.0 …, cit., p.3.

[15] La risorsa è consultabile online ai seguenti indirizzi: https://www.un.org/sustainabledevelopment/ e https://unric.org/it/agenda-2030/ (versione in italiano).

[16] Il goal 16 dell’Agenda 2030 è intitolato Pace, giustizia e istituzioni solide e stabilisce esplicitamente il traguardo di promuovere «società pacifiche ed inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile, e si propone inoltre di fornire l’accesso universale alla giustizia, e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli» (https://unric.org/it/obiettivo-16-pace-giustizia-e-istituzioni-forti/). La mancata realizzazione di questa meta va a riverberarsi sulla realizzazione degli altri goal, in particolare dei primi due.

[17] Nel XX secolo le questioni informatiche e successivamente il paradigma digitale hanno assunto una dimensione autonoma rispetto all’ambito logico analitico. Gli studi di G. Vaglini e D. De Rossi hanno contributo a sviluppare una cornice teorica, che, negli anni, sta portando a numerose ricerche per elaborare l’argomento. Un contributo alla ricostruzione storica di un approfondimento teoretico, condotto a partire dagli studi di Einstein fino alle indagini sulla complessità del premio Nobel G. Parisi, è presente in questa risorsa a cura del matematico P. Russo, specializzato in fisica quantistica e impegnato con il CrhackLab 4D di Foligno e nell’associazione Stati generali dell’Innovazione in progetti per la titolarità culturale e la valorizzazione del patrimonio attraverso la realtà aumentata: https://crowddreaming.eu/wp-content/uploads/2020/12/Training-Needs-and-Transfer-Framework-ITA.pdf

[18] Durante l’estate del 2023, ho effettuato una serie di prove per testare tre modelli di intelligenza artificiale generativa. ChatGPT (Generative Pre-trained Transformer) è il chatbot più noto, attualmente alla sua quarta versione, lanciato sul mercato da OpenAi con il supporto di Microsoft nel novembre 2022, facendo registrare 100 milioni di utenti in due mesi, polverizzando record come quello di Tik Tok che aveva speso nove mesi per ottenere lo stesso risultato. È utilizzato su larga scala per la sua velocità e perché, programmata su un modello linguistico LLM può interagire con gli umani in modo naturale, conversando in modo credibile per usi in ambiti diversi, dalla cultura alla ricerca , al lavoro fino ad arrivare a situazioni di vita quotidiana. Presenta, però, alcuni limiti. Esso, infatti, lavora a partire dall’assimilazione di eventi, fatti e episodi relativi a un arco temporale esteso fino a settembre 2021, può ricevere input e fornisce output fino a un massimo di circa 4100 caratteri. Llama2, sistema di AI ideato da Meta, nasce con le stesse premesse ed è in fase di perfezionamento e consultabile in versione beta, mentre Google Bard è il modello della galassia Google accessibile nella versione sperimentale, progettato su un modello linguistico (PaLM 2) diverso rispetto a quello del principale concorrente (GPT-4). Questi chatbot superano la fase delle indagini e delle analisi di dati in Rete con il sistema dei motori di ricerca finalizzati alla restituzione di risultati con link, elaborati con algoritmi. Al netto di inesattezze, testi banali e non sempre complessi, ho trovato utile il supporto di questi strumenti soprattutto nella ricerca di spunti per la scrittura, nella definizione delle fasi di un testo o di un progetto e nella pianificazione di una giornata-tipo, ma anche, sfruttando l’assenza di emotività della macchina, nel trovare soluzioni a situazioni personali e familiari ingarbugliate o nell’abbassare i livelli d’ansia e trovare risposte razionali e argomentate a messaggi dall’alto contenuto sensibile. Mi sono divertito altresì a porre domande sul futuro della competenza filosofica, sulle prospettive per gli insegnanti e sul rapporto tra intelligenza naturale e artificiale trovando, a volte, risposte stereotipate e poco argomentate, ma anche suggerimenti utili ed elementi per riflettere da un’altra prospettiva sulla stessa questione. Ho documentato queste esperienze su LinkedIn e su Telegram. È possibile consultare alcune risorse, che ho rilasciato in Rete, ai seguenti indirizzi: https://www.linkedin.com/in/michele-casiero/recent-activity/all/ oppure https://t.me/mcasiero.

[19] Esistono vari studi e una vasta pubblicistica sugli usi dell’IA a partire dalle ricerche di Alain Turing negli anni ’50. Segnalo, a titolo di esempio, il saggio di L. Floridi, Etica dell’intelligenza artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide, Raffaello Cortina Editore, Milano 2022. Numerosi gli esperimenti condotti negli ultimi anni sull’uso pratico dell’intelligenza artificiale generativa nella comunicazione e nella formazione (come indicato nell’articolo Storia dell’intelligenza artificiale, https://blog.osservatori.net/it_it/storia-intelligenza-artificiale). Si creano, inoltre, situazioni paradossali con l’AI protagonista nella vesta di autrice di ricerche scientifiche (segnalo, a tal proposito, la risorsa online di A. Cortellazzo, Quando l’intelligenza artificiale scrive articoli scientifici rintracciabile all’indirizzo https://ilbolive.unipd.it/it/news/quando-lintelligenza-artificiale-scrive-articoli). Mi permetto di segnalare anche qualche contributo critico sui rischi derivanti dall’utilizzo acritico di queste tecnologie (la riflessione di P. Polieri, Intelligenza artificiale e società: l’esigenza di un discorso etico-critico è consultabile online al sito https://www.lsdmagazine.com/2023/08/15/intelligenza-artificiale-e-societa-lesigenza-di-un-discorso-etico-critico/; segnalo, inoltre, un interessante dialogo socratico di F. Varanini, intitolato La Chat-GPT4 alle prese con il ‘mundanal-riudo’ all’indirizzo https://diecichilidiperle.blogspot.com/2023/08/la-chat-gpt4-alle-prese-alle-prese-con-il-mundanal.html).

[20] Uno studio, pubblicato nel 1987 sul Psychological Bulletin, confrontando le serie storiche di diversi Paesi, evidenziò un aumento medio di 8 punti in circa 25 anni. Tale crescita, però, ha cominciato a rallentare tra il 1970 e il 1973 per arrivare a un trend attuale che registra la diminuzione di 0,25 e 0,5 punti ogni anno. Sono in corso, pertanto, dibattiti su fronti diversi. Se si analizza, infatti, il trend regressivo del Q.I. emergono criticità rispetto al ruolo della scuola e alla pervasività e all’impatto neurologico dei diversi device. Alcuni accusano la scuola di non fornire un’adeguata preparazione culturale e professionale, altri puntano il dito contro le tecnologie digitali che ci spingerebbero a non allenare alcune aree del nostro cervello. Sul banco degli imputati, tuttavia, è finita la stessa misurazione tramite Q.I. Questo modello di misurazione quantitativa dell’intelligenza fu proposto per la prima volta, nel 1905, dai ricercatori Binet e Simon. Successivamente le indagini sono state perfezionate e si è imposto un sistema di test chiamato Stanford-Binet. Nel 1916, l’Università di Stanford affinò le prove elaborate dagli studiosi francesi. Il dibattito sulla definizione e la misurazione dell’intelligenza si è riaperto verso la fine del XX secolo. Gardner, infatti, ha proposto un modello alternativo basato sulle intelligenze, proposta che si sta ampliando e diversificando a partire dalla fine degli anni ’80. Più recente la proposta di Goleman, che, a partire dal 2005, propone un sistema di misurazione e testing basato sul paradigma dell’intelligenza emotiva.

[21] Rimando agli studi e alle esperienze di F. Viola, esperto di gaming e curatore di esposizioni museali. In questa sede, citerò un paio di volumi del ricercatore, Gamification, Arduino Viola, 2011 e il libro F. Viola, V.I.Cassone, L’arte del coinvolgimento, Hoepli, Milano 2017. Un interessante report sui temi del gaming e della gamification, New frontiers in gaming,si può consultare online all’indirizzo https://iris.unimore.it/bitstream/11380/1290845/1/2022%20New%20Frontiers%20in%20Gaming.pdf.

[22] Il testo in italiano della Convenzione di Faro è consultabile online a questo indirizzo http://musei.beniculturali.it/wp-content/uploads/2016/01/Convenzione-di-Faro.pdf, mentre la L. 133/2000 è rintracciabile a questo indirizzo https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2020;133.

[23] Casi studio emblematici, sul fronte della comunicazioni, sono le strategie del Guggenheim alla ricerca di ambassador e influencer o del Maxxi di Roma, che sta investendo ingenti somme per creare una community, o dell’Opera del Duomo di Firenze, la quale ha visto quadruplicare i visitatori del Museo grazie a un’efficace digital strategy fino al Mann di Napoli che ha ideato Tv, app e videogioco. Proprio sul fronte del gaming stiamo assistendo a fenomeni clamorosi: il museo campano, infatti, è diventato un attivatore culturale a livello mondiale con il videogioco Father and son, prodotto da 5 milioni di download e 80mila recensioni (5 volte i visitatori fisici in un anno), di cui solo il 7% italiani. Si possono, inoltre, citare altre esperienze che nascono apparentemente staccate dalla realtà culturali pubblicizzate. La seconda serie di Assassin’s Creed, infatti, ha regalato una notorietà internazionale al borgo di Monteriggioni, mentre A life in music, The royal game, Firenze game, Play Alghero sono esperienze di ingaggio realizzate dal Teatro Regio di Parma, dalla reggia di Venaria e dalla città di Torino e dalle realtà toscane e sarde. Interessante notare come i maggiori fruitori siano persone al di sopra dei 30 anni: c’è ancora molto da lavorare, dunque, per comprendere le modalità di coinvolgimento e di interazione con la generazione Z.

[24] La situazione italiana è evidenziata nei Rapporti Invalsi 2022 (https://invalsi-areaprove.cineca.it/docs/2022/Rilevazioni_Nazionali/Rapporto/Rapporto_Prove_INVALSI_2022.pdf) e 2023 (https://invalsi-areaprove.cineca.it/docs/2023/Rilevazioni_Nazionali/Rapporto/Rapporto%20Prove%20INVALSI%202023.pdf). Un altro strumento di analisi molto efficace per dati quantitativi e qualitativi sulla povertà educativa è il documento redatto da Save the Children nel 2022 (https://www.savethechildren.it/sites/default/files/files/Poverta_educativa.pdf).

[25] Già don Milani affermava che «Un operaio conosce 100 parole, il padrone 1000. Per questo lui è il padrone.» Ho attinto questa citazione dalla pagina Facebook di Rai cultura (https://www.facebook.com/raicultura.it/photos/a.276540199223452/952049141672551/?type=3=). L’esperienza di don Lorenzo Milani, di cui si è celebrato nel 2023 il centenario dalla nascita, si può approfondire attraverso la lettura di Lettera a una professoressa,facilmente consultabile in Rete (ho consultato la risorsa disponibile al seguente indirizzo: https://www.cislscuola.it/fileadmin/cislscuola/content/Scuola_e_formazione/2017/03-04_2017/10-17_Sestante_Don_Milani.pdf) o guardando il documentario Barbiana 65 – La lezione di Don Milani del regista Angelo D’Alessandro (https://www.raiplay.it/video/2023/05/Barbiana-65—La-lezione-di-Don-Milani-ff12d9a2-dfa1-4561-865f-f0899528d48c.html).

[26] Il progetto Crowdreaming e i lavori di studentesse e studenti sono descritti in un contributo consultabile in Rete a questo indirizzo: https://www.ilgiornaleditrani.net/creazione-del-primo-monumento-digitale-europeo-ieri-la-presentazione-dei-progetti-del-de-sanctis/

[27] L’esperienza è raccontata in un articolo consultabile online al sito https://www.ilgiornaleditrani.net/hackathon-di-foligno-una-classe-del-liceo-de-sanctis-vince-la-competizione/

[28] Per quanto concerne l’istituzione e gli obiettivi della Cabina di regia rimando alla risorsa del Piano di promozione della lettura, consultabile online all’indirizzo https://www.istruzione.it/biblioteche-scolastiche-innovative/piano-lettura.html.

[29] I dati dell’Osservatorio sono consultabili all’indirizzo https://www.istruzione.it/biblioteche-scolastiche-innovative/numeri.html

[30] Rimando ai siti del Sistema Integrato Biblioteche Scolastiche (https://www.bibliotecheinnovative.it/) e del PNSD (https://scuoladigitale.istruzione.it/), ma invito alla lettura del documento Cepell La promozione della lettura in Italia, consultabile online al sito https://cepell.it/wp-content/uploads/2021/05/SAVIOLI-VANNUCCHI-La-promozione-della-lettura-in-Italia.pdf).

[31] La quota di coloro che hanno letto almeno un libro in un anno, nel 2022, è calata di un punto e mezzo percentuale rispetto all’anno precedente (39,3% rispetto al 40,8% del 2021) come evidenziato dal rapporto Istat, consultabile online all’indirizzo https://www.istat.it/it/files//2023/05/STATISTICA_TODAY_Libri_biblioteche.pdf.

[32] Si è aperto un fecondo dibattito sul tema del rapporto tra neuroscienze e apprendimento. In questa sede, potrei citare gli studi di Pier Cesare Rivoltella o rimandare alla riflessione e alle buone pratiche di Dianora Bardi e Daniela Lucangeli, Paolo Russo o di Beatrice Aimi, Luca Raina e Luca Piergiovanni solo per citare alcuni professionisti impegnati su queste tematiche.

[33] Ho tratto il materiale per lavorare su questo tema da un articolo (Letture aumentate, fra rete e intermedialità) e da un’intervista dell’accademico (“The living book”: come allargare l’esperienza della lettura), rintracciabili on line ai siti https://aibstudi.aib.it/article/view/13360/158#:~:text=In%20ogni%20caso%2C%20quando%20parliamo,ad%20essere%20oggetto%20di%20analisi e https://www.illibraio.it/news/ebook-e-digitale/the-living-book-lettura-1082630/. Rimando, inoltre, al volume G. Roncaglia, L’età della frammentazione, cultura del libro e scuola digitale. Bari, Roma: Laterza, 2020 e a Forum del libro, Progetto The living book: linee-guida, 2019 (https://thelivinglibrary.eu/downloads/it/Linee_Guida_The_Living_Book_IT.pdf).

[34] Roncaglia cita come esempio la sonata per pianoforte Hammerklavier, n.29 opera 106 di Beethoven, citata in un passo del romanzo The Black Cloud di Fred Hoyle. Il volume è del 1957 e il brano citato contiene un dialogo, nel quale un alieno chiede un’esecuzione velocizzata del 30%. La multimedialità non solo consente di ascoltare il riferimento specifico alla musica di Beethoven, ma addirittura di velocizzarne l’interpretazione come indicato nel romanzo.

[35] G. Roncaglia, Creare strati, animare i dati. Dove vanno gli ebook multimediali, in “Mondo digitale” n.45 (marzo 2013). La risorsa è consultabile online all’indirizzo https://mondodigitale.aicanet.net/2013-1/articoli/03_RONCAGLIA.pdf

[36] F. Viola, riferendosi al mondo dell’ideazione di mostre ed eventi culturali utilizzando tecnologie digitali e videogiochi, parla di un’evoluzione storica dei pubblici di contenitori artistici secondo una timeline in tre momenti: 1) spettatore, 2) spettattore; 3) spettautore. Nella fruizione di mostre, oggetti d’arte e architetture siamo passati da una fase di passività a una di interazione all’attuale ricerca di protagonismo attraverso condivisione, commenti e recensioni. Si scrive insieme la storia di un’opera, processo sempre in itinere e potenzialmente infinito.

[37] Questo termine è stato coniato da L. Floridi, che ha scritto The Onlife Manifesto. Being Human in Hyperconnected Era, Springer, Berlino 2014.

[38] La genesi del termine viene attribuita a Chris Weil, un dirigente marketing dell’agenzia pubblicitaria Momentum Worldwide. L’ha usata per descrivere il modo in cui i marchi stavano sempre più usando la tecnologia digitale per creare esperienze più coinvolgenti e interattive per i propri clienti nel mondo fisico. È stato successivamente inserito nello slogan dell’agenzia australiana dal titolo An agency for the Phygital World. Nel 2014, l’espressione phygital è stata utilizzata dalla catena americana Lowe’s per il lancio di due robot per il servizio vendita nello store di San Josè in California. La parola figitale si riferisce a tutte le azioni che combinano il mondo fisico e digitale: display interattivi; esperienze virtuali per esplorare le caratteristiche dei prodotti negli store online; insegne digitali con aggiornamenti in tempo reale; mobile app per ordinare cibo, prenotare appuntamenti oppure ottenere indicazioni. I trend del figitale sono direttamente proporzionali alla crescita dell’uso di smartphone e mobile devices. Ci si connette da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento: le comunità diventano più fluide e flessibili nello spazio-tempo.

[39] Il profilo si intitola Libriamoci. Giochi di-versi ed è consultabile al sito https://www.instagram.com/libriamoci_giochi_diversi/.

[40] Il Liceo “F. De Sanctis” di Trani nasce nel 1862 per iniziativa di alcuni privati. Viene soppresso e rifondato nel 1865, ma anche questa iniziativa si interrompe. Il Ginnasio comunale ha origine nel 1870, intitolato al prelato Davanzati e ubicato in un ex monastero di Carmelitani, ma solo il 28 luglio 1889 si conclude il lungo iter istitutivo con il Regio Decreto n.2823: Trani ottiene finalmente un Liceo-Ginnasio Statale. La storia è caratterizzata dal passaggio all’attuale edificio di architettura fascista, costruito durante gli anni del regime, e dalla nuova intitolazione al gerarca Italo Balbo dell’istituzione scolastica che convive, nello stesso ambiente, con la sede delle attività della Gioventù italiana del Littorio. Nel 1943, l’edificio, utilizzato come alloggio per i soldati dai nazisti, rischia di essere incendiato. Dal 1948, inoltre, viene requisito dall’Organizzazione internazionale dei profughi (IRO) per essere adibito ad ospedale militare. Solo negli anni ’50, dopo un lungo periodo di frammentazione tra più sedi e sezioni staccate, il Liceo viene derequisito e torna nella sua sede naturale di via Tasselgardo a seguito di varie petizioni di cittadini e istituzioni locali. Nel 1950, inoltre, il Collegio dei docenti all’unanimità decide per l’intitolazione a Francesco De Sanctis, critico e storico della letteratura. Le vicende della storia del liceo sono raccontate nel Ptof, consultabile online (http://www.liceodesanctis.edu.it/attachments/article/2802/01.PTOF_2022_25.pdf.pdf) e scaricabile all’indirizzo http://www.liceodesanctis.edu.it/istituto-ptof. La successione di quegli avvenimenti è stata raccontata dal prof. Raffaello Piracci sul suo periodico, Il Tranesiere, nel 1963 e nel 1968, e nelle pubblicazioni Accadde a Trani nel ’43, supplemento del “Il Tranesiere”, uscito nel 1983 in occasione del quarantesimo anniversario della testata e riedito da “Il Giornale di Trani”, e Trani in guerra, edito postumo nel 2001 da “Bombonotizie” e ripubblicato su “Il Giornale di Trani”. I fatti di Trani vengono citati nella ricostruzione del volume: V.A. Leuzzi, G. Esposito, L’8 settembre 1943 in Puglia e Basilicata. Documenti e testimonianze, Edizioni dal Sud, Bari 2003. Per i riferimenti bibliografici, è utile la pubblicazione del CRSEC Ba/4 Trani-Bisceglie, curata da F. Pagano e S. Cortellino per l’associazione Obiettivo Trani, dal titolo Prima, durante e dopo quel “18 settembre 1943” a Trani. Fatti, ricerche e testimonianze sugli eventi bellici che coinvolsero la nostra città durante il secondo conflitto mondiale. Il testo è consultabile online all’indirizzo http://www.pugliadigitallibrary.it/media/00/00/38/947.pdf.

[41] Gli attributi “immigrato” e “nativo” in riferimento al contesto digitale sono stati utilizzati nell’articolo M. Prensky Digital Natives, Digital Immigrants, in “On the Horizon” (MCB University Press, Vol. 9 No. 5, October 2001). Il contributo di Prensky è consultabile online al seguente indirizzo: https://www.marcprensky.com/writing/Prensky%20-%20Digital%20Natives,%20Digital%20Immigrants%20-%20Part1.pdf.

[42] M. Gui ha scritto decine di articoli su riviste scientifiche italiane e internazionali, illustrando i risultati di ricerche che si occupano delle differenze individuali e sociali nella fruizione di Internet, della qualità della vita digitale e della digitalizzazione della scuola e dell’educazione. Su queste tematiche l’Università Milano-Bicocca ha investito i propri sforzi nel settore disciplinare della Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’interno del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale. Gui ha anche coordinato numerose ricerche sull’uso dei media digitali tra gli studenti delle scuole secondarie, finanziate, tra gli altri, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalle Regioni Lombardia e Valle d’Aosta. Ha, infine, intrapreso azioni concrete per il miglioramento della qualità della vita e delle interazioni in Rete, coordinando il Centro di Ricerca Benessere Digitale (benesseredigitale.eu) e pubblicando il volume A dieta di media. Comunicazione e qualità della vita, il Mulino, Bologna 2014.

[43] Le attività pianificate sono consultabili online al sito www.semidilegalita.it e sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/semidilegalitaAC del progetto.

[44] L’attività di Ossigeno è documentata sui siti www.ossigeno.info e www.giornalistiuccisi.it nonché sulle pagine social dell’associazione. Nel 2016 e nel 2021 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito a Ossigeno due “Medaglie del Presidente della Repubblica”, in occasione dei convegni svoltisi rispettivamente a Roma, presso Palazzo Madama, dal titolo Giornata Internazionale ONU per mettere fine ai crimini contro i giornalisti, e a Siracusa, intitolato Come fermare i reati contro i giornalisti, iniziativa in collaborazione con UNESCO e aperta dalla relazione del PG della Corte di Cassazione, Giovanni Salvi.

[45] Per saperne di più su Commissione speciale di studio del Consiglio Regionale della Puglia e Patto educativo per i giovani della Bat, è possibile consultare rispettivamente le risorse presenti sui siti istituzionali: https://www.consiglio.puglia.it/-/insediata-la-commissione-speciale-antimafia e https://www.interno.gov.it/it/notizie/firmato-patto-educativo-i-giovani-barletta-andria-trani.

[46] Il lavoro di studentesse e studenti del Liceo “F. De Sanctis” di Trani è documentato online alla pagina https://www.giornalistiuccisi.it/maria-grazia-cutuli-raccontata-dagli-studenti-liceo-de-sanctis-trani/. Un prodotto multimediale di un altro gruppo di lavoro del liceo linguistico, che ha completato un percorso di ricerca fonti e di rielaborazione creativa delle informazioni sulla biografia e su alcune testimonianze della vita del fotoreporter Raffaele Ciriello si può consultare su https://www.giornalistiuccisi.it/raffaele-ciriello-raccontato-dagli-studenti-liceo-de-sanctis-di-trani/. Tutte le esperienze significative del progetto sono raccontate sul sito www.giornalistiuccisi.it.

[47] Le attività del corso di formazione ideato dal Liceo “G. Bianchi Dottula” di Bari sono state incentrate sulla pianificazione e lo sviluppo di attività formative sulle tematiche della pace, della giustizia e della costruzione di istituzioni solide. L’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 è dedicato, tra le prospettive principali, alla promozione di società pacifiche ed inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile.