Quello che può fare un paese arretrato.

Di Piero Chiabra, Associazione DiGenova

Viviamo in un paese retrogrado, attaccato in un modo sempre più malsano al “buon tempo antico”, alle “cose come si facevano una volta” al “quelli erano tempi”. E, per converso, sospettoso e portato a demonizzare la scienza, la tecnologia, in generale  il nuovo , in qualunque forma si presenti, dal nucleare agli OGM alle carni artificiali. Un paese in cui, se si potesse non cambiare mai nulla, lo si farebbe, e, quando si deve cambiare, è per lasciare tutto come prima.

Ma anche questo paese, ogni tanto, riesce ancora a generare dei pazzi e dei sognatori, come faceva una volta, quando creava nuove civiltà. E questi nuovi pazzi, questi sognatori, incredibilmente, spesso, anche oggi, riescono a raggiungere dei risultati. 

C’è solo l’imbarazzo della scelta, nei settori in cui la tecnologia promette di rivoluzionare il mondo. E quello della Space Economy è uno dei settori più promettenti. L’accesso allo spazio da parte dell’imprenditoria privata, un fenomeno nato inizialmente (occorre dirlo?) negli USA, e poi diffusosi in tutti in paesi avanzati, sta dischiudendo all’umanità prospettive infinite, che vanno dallo sfruttamento industriale dell’orbita terrestre e della Luna alla, in lontana prospettiva, colonizzazione del sistema solare.

Ma c’è una grossa difficoltà per sfruttare in modo intensivo le possibilità offerte dalla Space Economy: i costi di lancio nello spazio. Fino ad oggi, i costi di lancio in orbita bassa , che si aggiravano  sugli oltre 10.000 $/kg, rendevano proibitiva qualunque velleità di sfruttamento industriale dell’ orbita terrestre e altro che non fosse a fini militari o per la costruzione di mega infrastrutture, come la rete mondiale di comunicazioni. La maggior parte dei soggetti industriali erano esclusi, a causa dei costi, dall’accesso allo spazio. E questi costi erano dovuti essenzialmente al fatto che, fino ad ora, i razzi spaziali erano “a perdere”: si lanciava il carico utile in orbita, e il razzo andava perduto. È un po’ come se, per fare un viaggio in auto, poniamo, tra Genova e Milano una volta arrivati a Milano si buttasse via l’auto: siamo arrivati, non ci serve più, la buttiamo… inutile dire che, così, i viaggi Genova – Milano sarebbero un po’ costosi…

A cambiare le cose è arrivato un personaggio, anche lui metà pazzo e metà genio, di nome Elon Musk. La sua SpaceX ha sviluppato razzi riutilizzabili per più missioni, i quali hanno drammaticamente abbassato i costi di lancio in orbita da 10.000 $/kg a 1.000 $/kg, causando una rivoluzione epocale nelle prospettive di sfruttamento dello spazio. E Musk non ha intenzione di fermarsi qui: SpaceX ha sviluppato la Starship, un gigantesco razzo completamente riutilizzabile in grado di portare in orbita fino a 150 tonnellate, l’equivalente di un Jumbo Jet: se  riuscirà a farlo volare (e prima o poi, visto il tipo, Musk ci riuscirà), i costi di lancio in orbita scenderanno a 100 $/kg. E si aprirà la strada ad un nuovo mondo, allo sfruttamento su larga scala dello spazio esterno.

E, qui da noi, un gruppo di ragazzi di Torino vuole ottenere risultati analoghi con un razzetto alto quattro metri.

Ci possono essere altri modi, oltre a quello seguito da SpaceX, per lanciare materiali in orbita a basso costo. Uno di questi è lanciare piccoli carichi, tramite razzi potenti ma piccoli ed estremamente semplici, i quali, grazie alle loro dimensioni e ai progressi delle tecnologie di controllo e di guida, possono essere resi riutilizzabili più facilmente dei “mostri” di SpaceX, magari aiutandosi con l’ausilio di un semplice paracadute guidato…

E un gruppo di ragazzi di Torino (ma alcuni di loro sono napoletani…) ha avuto proprio questa idea: sviluppare un sistema in grado di lanciare in orbita un payload di non più di 10-13 kg (e, in questa era di microsatelliti, c’è un mercato enorme per lanci di questo tipo), tramite un, si potrebbe chiamare, “personal rocket”: un razzo alto tre metri e mezzo in grado di essere lanciato ovunque, anche dal  cortile di casa vostra, senza bisogno di costose infrastrutture, dal costo ridottissimo, grazie alla semplicità della progettazione e alla miniaturizzazione dei componenti, ma in grado di percorrere il viaggio terra-orbita e ritorno anche più volte in un giorno, atterrando con precisione nel punto in cui era partito. E tutto questo reso possibile grazie ad un motore potente ma compattissimo, progetto originale di questo gruppo, e ad una estrema sofisticazione delle procedure di recupero, comprendente il governo del punto preciso di atterraggio, in fase terminale di rientro, tramite un “semplice” parapendio.

Chi sia arrivato a leggere sino a questo punto, e abbia un minimo di esperienza di come vanno le cose in questo paese, potrebbe dire: bello, che bel sogno… ma questi ragazzi farebbero meglio a emigrare. In un paese dove le banche sono pronte a finanziare l’apertura di una nuova gelateria ma si guardano bene dal finanziare startup ad alta tecnologia, un piano così ambizioso uscito dalla mente di alcuni ragazzi freschi di Politecnico non avrà alcuna speranza di successo.

E invece no. Incredibile, impensabile. Ma stanno andando avanti. E ce la stanno facendo.

Nel 2019 hanno fondato una società, la “Sidereus” (il motto societario è “Audentes fortuna juvat”: sanno anche il latino…). Hanno ottenuto il supporto di un comitato scientifico comprendente un ex presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. Hanno acquisito  un finanziamento di 1,5 milioni di euro dal Fondo Nazionale Innovazione di CDP e da una società di venture capital. Hanno realizzato un prototipo del motore, un innovativo concetto basato su perossido di idrogeno e butadiene come carburanti, e a giugno del 2022 lo hanno provato con pieno successo. Stanno ora sviluppano il primo prototipo del razzo (la carcassa è già stata assemblata a marzo di quest’anno), e contano di fare il primo lancio nel 2025. Sono tanto sicuri del successo che accettano già prenotazioni per carichi utili. Proponendo anche contratti di “affitto mensile di orbita”, in cui pensano di mandare un payload in orbita per un mese e poi di tornare a riprenderlo. Con lo stesso razzo.

Di solito non corredo i miei articoli con fotografie, ma, in questo caso,  ho pensato di fare una eccezione. E ho accluso qui di seguito la foto di questi ragazzi, con il loro razzo.

Guardate bene questa foto. Guardatela a lungo.

Questi ragazzi sono la Nuova Italia. Ci sono svariati colori sulle loro epidermidi, ma nessun Neet tra loro. Né parassiti del posto fisso alla Checco Zalone. Solo persone pronte a lavorare duramente e disposte a rischiare per accettare e vincere delle sfide. 

Guardateli bene. Guardateli a lungo. Perché se questo paese riuscirà a non diventare un paese del terzo mondo, sarà per merito di gente come loro.

https://torino.corriere.it/economia/21_ottobre_09/i-razzi-under-30-sidereus-decollano-torino-c19d2f80-292f-11ec-b7b1-cee5d0ca7086.shtml

https://www.ilsole24ore.com/art/eos-pista-missioni-basso-costo-spazio-AEgmGXnB