Una scuola smart

a cura di Cristiana Pivetta

Abstract

La pandemia ha evidenziato le debolezze e criticità del sistema scolastico italiano. Da qui è necessario ripartire invitando gli studenti a condividere le loro riflessioni per garantire una formazione di qualità, inclusiva e accessibile. Le proposte formative prevedono l’implementazione di ambienti di apprendimento digitali e la commistione di metodologie.

The pandemic has highlighted the weaknesses and criticalities of the Italian school system. From here it is necessary to start again by inviting students to share their reflections to ensure a quality, inclusive and accessible education. The training proposals include the implementation of digital learning environments and the mixing of methodologies.

Parole chiave ambienti digitali, scuola smart, inclusione, apprendimento

Gli ambienti di apprendimento digitali si sono affermati gradualmente e parallelamente alla diffusione della metodologia della classe capovolta. Il sistema di istruzione, prima della pandemia, non aveva mai mostrato un’attenzione particolare verso l’apprendimento ibrido e on line. Di fatto l’interesse nei confronti degli ambienti digitali e delle piattaforme di apprendimento era appannaggio di aziende e di enti di formazione.

Il Covid-19 ha messo in evidenza le criticità del sistema scolastico e in particolar modo ha sottolineato le diseguaglianze esistenti tra gli allievi che avevano accesso alle tecnologie digitali e tra coloro che ne erano esclusi con svantaggi sociali non indifferenti. Sino al 2019 l’impiego degli ambienti digitali era limitato a progetti dedicati, alle azioni di alcuni docenti e Istituzioni Scolastiche. Le attività di insegnamento non prevedevano generalmente attività a distanza per una serie di motivi: la scarsa fiducia dei docenti nei confronti delle tecnologie; la mancanza di un’infrastruttura di rete capace di coprire tutti gli spazi didattici. Inoltre, nella maggior parte dei casi non era e non è prevista l’autorizzazione di connessione alla rete da parte delle studentesse e degli studenti nonché del personale scolastico. Aspetto dovuto, a mio avviso, alla mancanza di personale adeguato e formato nelle scuole, deputato alla sicurezza informatica, alla gestione e autenticazione degli accessi.

Attualmente una buona fetta di insegnanti[1] attiva esperienze di apprendimento collaborative con i propri studenti nelle classi attraverso il cloud, in osservanza alle norme anti-Covid, con i personali strumenti digitali.

Gli investimenti degli ultimi anni hanno portato alla dotazione e alla realizzazione di varie aule informatiche, riservate però ai docenti delle discipline scientifiche. I docenti di materie umanistiche sono costretti a ritagliarsi spazi temporali per offrire agli studenti la possibilità di realizzare percorsi di apprendimento digitali. Le aule informatiche presentano una disposizione classica, con lo stesso rigore degli spazi classe e la logica della lezione frontale, e pertanto impediscono di creare delle esperienze di apprendimento inclusive, accessibili e co-progettate.

Gli studenti, al loro rientro in classe a partire da settembre 2021, hanno proposto delle idee per organizzare le esperienze di apprendimento. Sperimentare è il verbo alla base della scuola attuale, ma gli allievi continuano a non essere chiamati in causa se un buon numero di insegnanti dichiara di non servirsi più degli strumenti digitali nell’attuazione dei percorsi di apprendimento.

Gli studenti, da canto loro, affermano che è cruciale cambiare. Nello specifico i miei allievi reclamano la necessità di continuare a impiegare gli ambienti digitali, di utilizzare strumenti digitali in classe (almeno due per gruppo) per effettuare ricerche nel Web, di discutere di problemi reali all’interno della disciplina di Educazione Civica, di organizzare dei debate in classe, nei mondi virtuali e in outdoor, di costruire esperienze significative di apprendimento abbattendo le barriere disciplinari come se fossero dei “ricercatori” e degli “archeologi” a partire dai nuclei fondanti. Chiedono ad alta voce di affrontare i percorsi di apprendimento con processi di condivisione e di co-costruzione insieme ai docenti.

Le loro esigenze non possono rimanere inattese. Siamo a un punto di svolta e di fatto a una trasformazione delle attività di apprendimento.

Nelle mie classi la letteratura, la storia, l’educazione civica, le pari opportunità si apprendono e si concretizzano con ambienti di apprendimento virtuali come edMondo[2], il mondo immersivo dell’Indire.

Figura 1 – Laboratorio Socio-Storico-Letterario in edMondo

La ricostruzione di una domus romana, con un altro ambiente di apprendimento[1], ha sollecitato l’attenzione degli studenti sulle condizioni di vita del passato e quelle attuali con riferimenti alle smart cities e alla scuola odierna.

Figura 2 – Domus Romana in Frame

Per i miei allievi una “scuola smart” dovrebbe prevedere aule dedicate per ogni docente, spazi flessibili e personalizzabili, nei quali si alternano, ritrovano i loro strumenti, i loro artefatti cartacei e multimediali. Non possiamo deludere gli studenti e gettare via la loro motivazione all’apprendimento. La scuola da loro pensata, a ben vedere, integra elementi del vecchio e nuovo sistema.

Le sfide del presente sono pressanti e sotto gli occhi di tutti. Processi e ambienti di apprendimento vanno ridisegnati, mescolando strategie e metodologie al fine di fornire un’istruzione di qualità, inclusiva e accessibile. L’apprendimento di solo conoscenze si dimostra insufficiente per affrontare le sfide della società.

I nostri allievi diventeranno cittadini competenti solo se saranno in grado di riflettere con spirito critico, di trovare soluzioni in team, di confrontarsi in una dimensione europea.

Le barriere, visibili e invisibili, continueranno a caratterizzare la nostra società a livello mondiale se non si attuerà ora il cambiamento, tenendo conto del fatto che qualsiasi trasformazione necessita di circa vent’anni per entrare a sistema.

Non aspettiamo oltre… lo dobbiamo ai nostri allievi, cittadini del futuro.

Bibliografia

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Benassi A. (2018). Didattica immersiva. In «Bricks», 8, 3.

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Cinganotto L., Mosa E., Panzavolta S. (2021). Il Debate. Una metodologia per potenziare le competenze chiave. Carocci editore, Roma.

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Mosa E. (2020).  Insegnare e apprendere in ambienti virtuali immersivi. In «Essere a scuola», 3, pp. 10-11.

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Papert, S. (1993). The children’s machine: Rethinking school in the age of the computer. BasicBooks, 10 East 53rd St., New York, NY 10022-5299; tr. it. I bambini e il computer, a cura di A. Bellomi, Rizzoli, Milano, 1999.

Pivetta C. (2021). Pratiche di debate nei mondi virtuali. In «Bricks», 11, 1.

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Rivoltella P.C., Rossi, P.G. (2012). L’agire didattico, La Scuola, Brescia.

Sitografia

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Redazione Scuola, Studio Polimi sulla Dad: il 57% degli insegnanti continua a usare il digitale, 14 aprile 2022, 24 Scuola. Ultimo accesso: aprile 2022, https://www.ilsole24ore.com/art/studio-polimi-dad-57percento-insegnanti-continua-usare-digitale-AEMIksRB?refresh_ce=1

Roncaglia G., Scuola, un piano triennale per uscire dall’emergenza: la proposta, 8 aprile 2021, Agenda Digitale, Ultimo access: aprile 2022. https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/scuola-un-piano-triennale-per-uscire-dallemergenza-la-proposta/


[1] Sito di riferimento Frame. Ultimo accesso: aprile 2022, https://framevr.io/


[1] Redazione Scuola, Studio Polimi sulla Dad: il 57% degli insegnanti continua a usare il digitale, 14 aprile 2022, 24 Scuola. Ultimo accesso: aprile 2022, https://www.ilsole24ore.com/art/studio-polimi-dad-57percento-insegnanti-continua-usare-digitale-AEMIksRB?refresh_ce=1

[2] Sito di riferimento edMondo Indire. Ultimo accesso: aprile 2022, https://www.indire.it/progetto/didattica-immersiva/