Walkabout tra i luoghi di Roma per parlare di Agenda 2030: riflessioni con Carlo Infante.

Pamela Giorgi

Il progetto portato avanti da Carlo Infante si intitola SoftScience. I 17 goal di Agenda 2030 in 17 luoghi di Roma ed è stato realizzato per Eureka! di Roma Capitale.

A Roma la Cava Fabretti fu rinominata “Arcadia Felix” dal Principe Marsilio Fabretti, nello spirito del suo antenato, Raffaele Fabretti (Urbino 1618- Roma 1700): fu Fabretti all’origine del movimento dell’Arcadia, quando seguì da vicino il cenacolo scientifico-poetico sorto a Roma intorno a Cristina di Svezia. Oggi Cava Fabbretti rappresenta un ecosistema complesso che rivela la duplice impronta dell’eruzione di 200.000 anni fa del Vulcano Laziale e di un’industria estrattiva ormai in disarmo da decenni.

Le tre tappe del walkabout partono proprio da qua, un’area molto amata da Carlo Infante che vi ha spesso ambientato i suoi percorsi, coinvolgendo i partecipanti assieme a chi vi svolge attività produttive, quali apicoltori e pastori. Questa volta, l’area romana, collocata tra campagna e città, ha permesso di focalizzare il discorso del walkabout attorno a tre goal dell’Agenda 2030: economia circolare, mare, biodiversità. 

Infante ne ha parlato con Giorgio Fabretti, discendente del Principe e con gli altri partecipanti, dando luogo ad una riflessione condivisa in cui si sono intersecati temi molteplici: arcadia, ecosistemi, humus, habitat, economia circolare, riuso, ecosostenibile, rifiuti zero, fino al mare, perché proprio dalla Cava si percepisce il mare, seppure semicelato dai palazzi della litoranea tirrenica.

Il dialogo si è poi dipanato nell’incontro con l’apicoltore Fabrizio Nisi: la sua produzione è stata spunto per trattare il come in natura tutto sia connesso, tutto si trasformi e come essa abbia la forze di riemengere, riaffermando le proprie energie anche in contesti urbani. Spunto ripreso dal gruppo walkabout incontrando Diego Repetto, la cui riflessione si basa sull’intervento di Land Lighting, ovvero sulla capacità della luce di trasformare l’ambiente e di conseguenza la percezione del contesto territoriale: un progetto che fu lanciato con RiavviaItalia nel 2020 e dal quale, l’anno seguente, è nato l’omonimo libro a più voci, presentato poi alla Biennale Architettura di Venezia.

In conclusione della prima tappa ci si è focalizzati sugli aspetti partecipativi rivolti ai beni comuni, operando in allestimenti-happening con colori biologici ed ecocompatibili, creando cosmogonie nei prati, incontrando Roberto De Luca (impegnato nella Fondazione di Partecipazione Rete Communia).

La seconda tappa ci porta al “Serpentone”, noto soprattutto perché per decenni ha rappresentato il fallimento di un’architettura popolare: qui, al Corviale, periferia estrema romana si è snodato ancora il walkabout tra i luoghi urbani dai quali si è riflettuto su Agenda 2030. Quel complesso architetturale, ispirato alle unità abitative idealizzate dall’architetto Le Corbusier, non si realizzò nella sua integrità, perché fu occupato (quasi subito, nel 1982, dai baraccati dell’Acquedotto Felice), creando nel tempo gravi disfunzioni. Uno scenario distopico in cui però il percorso ha individuato lo spunto di una rinascita, rappresentata anche dall’attività di Calcio Sociale. Ed ecco che i vari spunti del paesaggio urbano di questa parte di Roma hanno permesso nel corso dell’walkabout di approfondire i goal diseguaglianza, partnership, lavoro e a farlo, assieme a Carlo, sono stati Salvatore Monni e Keti Lelo, realizzatori de Le mappe della disuguaglianza a Roma e l’assessore alla cultura del X Municipio, Alberto Belloni. Il luoghi del Corviale hanno consentito di riflettere su come si possa collaborare nella competizione del gioco-calcio con Massimo Vallati, che con i suoi campi di calcio sotto il Serpentone, inaugurati il 26 febbraio dal Presidente della Repubblica Mattarella, sta creando un punto di aggregazione noto in tutta Italia. Un impianto calcistico sostenuto da Ater e Regione Lazio con 600.000 euro e che è inscritto nel piano complessivo di rigenerazione urbana che prevede un investimento di 120 milioni di euro con fondi del Pnrr. Un risultato inimmaginabile fino a qualche anno fa: che riporta ai temi della rinascita urbana e della resilienza.

A ricordarcelo la scritta “Vince solo chi custodisce”, che si legge sull’inferriata posta a custodia dell’ingresso del campo, facendo intendere che in quel gioco di recupero entra in pista la corresponsabilità di tutti…

Infine, l’ultima tappa del walkabout si consuma al Pigneto, epicentro dell’idea di rinascita urbana: da quartiere popolare a quartiere romano ad altissima densità creativa. Qua l’evento si svolge sotto il bar-ristorante “Necci” dove è stato scoperto un ipogeo antico, risalente all’epoca romana, per poi diventare una cantina che durante la Seconda Guerra Mondiale si trasforma un rifugio antiaereo. Con Pasolini il “Necci” fu set per il film Accattone (1961), trasformandosi in un luogo simbolico del Neorealismo. Oggi, il nuovo proprietario Massimo Innocenti ha rilanciato il luogo con una forte spinta innovativa dal punto di vista imprenditoriale, valorizzandone la memoria con un docufilm, Er Ricovero. Storia profonda del quartiere Pigneto

Per Carlo e il suo gruppo, la cantina diventa così l’ultimo approdo del walkabout dedicato all’Agenda 2030: qui son raccolte le idee in un convivio, fatto di tradizione, di storia, di socialità, di politica e di innovazione digitale: su uno schermo (posizionato in fondo alla caverna scavata a mano nella pozzolana), infatti, gira la tag cloud (a giorni pubblicheremo un video-screening esplicativo) sviluppata da NuvolaProject con i 17 goal avvolti dalle altre parole chiave generate nelle conversazioni-brainstorming radionomadi. Ognuna di quelle tag linka ad una pagina di walkipedia che pesca dal thesaurus dei podcast dei percorsi di Carlo Infante.

Il tutto nel quadro di un format, quello classico di Urban Experience, che altro non è che un esempio eccellente di performing media storytelling.

La videointervista a Carlo Infante a cura di Pamela Giorgi: