IL FESTIVAL COME SISTEMA DI CAPACITY BULDING E DEVELOPMENT DEL TERRITORIO.

Di Luca Basilico – Manager culturale e Direttore ATF

Progetto, About the Future – Uno sguardo intorno al futuro.

Report finale.

Inizialmente pensavo di mettere in condivisione con voi un documento descrittivo che contenesse i “classici” obiettivi raggiunti, le cose fatte e via discorrendo. Ma un’immagine a me cara è fissa nella mente e credo sia piacevole condividerla. Colgo l’occasione di ringraziare anticipatamente la struttura #DiCultHer per la collaborazione scientifica realizzata all’interno del Festival. Ovviamente ciò che comporta la trasmissione dei dati pertinenti alla conclusione di una fase progettuale troverà uno spazio adeguato all’interno di questo testo. Il programma degli incontri e delle audio-visioni prodotte dal progetto/festival è stato molto ricco di avvenimenti e di piacevoli sensazioni (compresa la condizione di vulnerabilità e problemi che ogni evento durante la fase organizzativa si porta con sé; ciò nonostante, forse sono proprio queste dinamiche a rendere il mercato degli eventi affascinante, adrenalinico e mai scontato). Sollecito qui la visione del video di documentazione il cui editing è stato compiuto a conclusione della rassegna [1].

Dicevo di questo fermoimmagine che coniugava due realtà differenti all’interno di due spazi contigui, i quali interagivano l’uno con l’altro attraverso un lungo corridoio usato sia come punto di accesso alle performance che come deflusso. Ci troviamo all’interno degli spazi espositivi della Fondazione Molise Cultura e sta per iniziare la prima esibizione dal vivo dal titolo No Borders AV Performance [2] del gruppo creativo Flxer/Ipologica, una sorta di preview ufficiale del festival Fotonica [3]. “No Borders” è una live performance audio-video che fonde il “live cinema narrative” e le “experimental electronics”. La produzione, caratterizzata dall’uso di software e di tecnologie applicative di ultima generazione, offre al pubblico la più aggiornata ricerca nel settore delle Industrie Creative e Culturali e della Digital Culture. Il risultato dell’operazione è una narrazione composta da piccolissimi frammenti sonori e visivi, inizialmente sparsi o apparentemente scollegati, di conformazione diversa, ma che soprattutto sullo scadere del tempo, quasi come una clessidra, i frammenti si raggruppano, le icone si palesano come elementi di un unico pazzle: una croni-storia potente incentrata su concetti universali, ma forse a mio avviso un eloquente manifesto contemporaneo di carattere antropologico.

L’allestimento ha permesso di offrire nuovi punti di vista e di fruizione tali per cui si evidenzia una forte capacità di adattamento spaziale della struttura (ex GIL) nei confronti delle espressività contemporanee – che prevedono allestimenti tecnologici e complessi-. “L’esistenza non ha confini. Se non ci sono confini, le possibilità di esplorazione diventano multiple e infinite. E così partendo dall’esplorazione di queste infinite possibilità ci si rende conto che i confini sono convenzioni di cui il soggetto principale è l’essere umano, ma l’uomo per sua natura tende all’infinito e la tentazione di superare tali limiti diventa un’attrazione irresistibile. Considerare i limiti in modo statico, come muri dove la ragione sbatte e si ferma, è esso stesso il limite più grande in quanto andrebbe considerato come qualcosa, di dinamico, qualcosa che diventi propulsore per andare oltre. Le molteplici possibilità di esplorazione ci hanno portati sulla facciata della Farnesina con un video mapping dalle dimensioni imponenti. In questa occasione ci è stato possibile esplorare il confine dal punto di vista spaziale dalle particelle che compongono l’universo fino al costituire l’essere umano finito e il suo potere infinito di manipolare. Nessun limite è invalicabile, basterebbe concepire di poterlo fare” recita il testo descrittivo dell’opera.

Mentre osservo questo potente flusso di suoni e immagini mixate che coinvolge tutti i presenti in sala; seduti con lo sguardo verso lo “schermo espanso”, quasi testimoni di un avvenimento sacro; mi volto e vedo un grande quadro di Rubens appena messo in custodia e pronto per essere caricato dagli addetti al trasporto. Quindi se avessi girato la testa verso sinistra avrei veduto la rappresentazione di un mondo, mentre verso destra di un altro. La commistione di questi due eventi ha generato in me un pensiero: era affascinante provare a sentire l’energia generata da questi differenti “prodotti culturali”, i cui elementi, ognuno a modo suo, aveva generato un’esperienza soggettiva nei confronti del fruitore. Oltre al fatto che, quella piena operatività ad ogni modo offriva un ritorno ad una pseudo-normalità.

Nell’abusare del fatto che ormai i ricordi hanno indotto il ragionamento ad una potente sterzata nei confronti di un’attività di mera reportistica, l’evidente digressione conduce la descrizione verso alcuni punti di fondamentale importanza, sui quali magari torneremo a discuterne in maniera più approfondita un’altra volta:

  • Il ruolo di presidio che svolgono le fondazioni culturali nei territori, a favore di un innalzamento degli standards qualitativi della vita;
  • La programmazione culturale pubblica come sistema di welfare culturale;
  • La cultura come – vero – servizio essenziale per il benessere delle comunità e non come elemento accessorio.
  • Le attività e le produzioni culturali come sistemi complessi di capacity building e development nelle azioni di programmazione economica del mezzogiorno.

In questo senso, lo sforzo che la Fondazione Molise Cultura [4] sta compiendo nel corso di questi anni e durante questo periodo complesso, sia nei termini di programmazione che nell’incentivare la partecipazione, può essere un ottimo esempio da cui partire, o per lo meno leggerla all’interno di questo sistema. Ma lasciamo il campo economico culturale e torniamo dentro il perimetro del Festival “About the Future – Uno sguardo intorno al futuro”.

ATF è un progetto ibrido e multidisciplinare (nonché complesso per via della difficolta a ricorrere ad etichette capaci di semplificare in maniera subitanea il riconoscimento del genere) che intende offrire uno sguardo aggiornato sulle produzioni e le espressività della cultura contemporanea. La piattaforma di ricerca si posiziona all’interno di una rete internazionale di organizzazioni che si interessano ed indagano i rapporti, le convergenze e le interconnessioni che si innescano tra la creatività e le innovazioni tecnologico-scientifiche. Il Festival, oltre ad essere un meeting tra professionisti del settore e momento di matching tra domanda e offerta in relazione al nuovo rimodellamento del mercato del lavoro; è un luogo all’interno del quale i “changemaker” trovano il loro spazio per sperimentare nuove visioni.

Cosa abbiamo lasciato sul territorio e cosa ci portiamo in termini di esperienze e relazioni a conclusione di questa prima edizione.

ATF può essere definito un valore aggiunto all’interno della programmazione regionale (Molise) e ambisce a diventare un punto di riferimento all’interno di una macroarea geografica per la ricerca delle new media arts. L’anima e le attività che si introducono si basano su elementi di ricerca scientifica specializzata particolarmente nel rapporto tra i nuovi media tecnologici con il settore dei beni culturali e della creatività. L’edizione del 2021 ha generato molto interesse nei confronti degli operatori in termini di posizionamento online [5]. Gli ospiti che hanno vissuto direttamente il Festival hanno trovato una realtà interessante e un luogo molto funzionale. In linea di massima la maggior parte di loro usciti dal mainstream metropolitano e calati completamente all’interno di “questa realtà” si sono messi completamente in gioco e a disposizione: spesso durante gli after show si sono innescati momenti di interscambio esperienziale tra i professionisti e incontri tra colleghi di diverse aree geografiche.

In questa fase si è potuto solo accennare la volontà di organizzare in maniera capillare le attività all’interno dell’area urbana. Organizzare un festival in piena sicurezza per l’utenza e nel rispetto della normativa vigente ha reso la macchina operativa molto “ingessata”. Tra la preview di settembre e la rassegna di novembre spesso ci si è trovati a dover reimpostare tutto in poco tempo per via della situazione pandemica così vulnerabile: l’area EDU si scontrò con una fase riorganizzativa del comparto scolastico appena cominciata; mentre le norme di sicurezza appesantirono la normale fluidità che caratterizza la natura in sé del Festival, rendendo la partecipazione un po’ “macchinosa” e per alcuni versi forzata. Ad ogni modo, tutto andò nel migliore dei modi e riuscimmo grazie al coordinamento con i tecnici responsabili della FMC a garantire tutte le attività in presenza al 100%. Questo per ricordarci, delle difficoltà e gli adeguamenti che le organizzazioni hanno dovuto affrontare per poter continuare le attività durante l’ondata pandemica.

La programmazione era così organizzata:

  • mattina Educational, Workshop
  • pomeriggio Incontri; Presentazioni ufficiali; Sezioni audiovisive; Installazioni multimediali
  • sera Live Performance (A/V)

L’area EDU, grazie al coinvolgimento diretto che si è voluto proporre tra makers e pubblico scolastico, ha innescato momenti concreti, nonché strumenti utili per i destinatari delle attività. Con Cesare Biasini Selvaggi e Valentino Catricalà si è ragionato, partendo dai “Quaderni della Farnesina”, la cui edizione è scaricabile gratuitamente [6]; sulla trasformazione, il posizionamento e la figura centralizzante che l’artista sta modellando nella società-produttiva contemporanea del Terzo millennio. Non a caso The Artist as Inventor è il titolo del libro presentato in collegamento con l’autore presso il SODA [7].

L’area pomeridiana è stata molto importante per la ricerca scientifica e la documentazione audiovisiva. La lectio di Bruno Di Marino “Introduzione al cinema d’artista in Italia” [8] con una selezione di opere filmiche tra cui Mario Schifano, Franco Angeli, Paolo Gioli, Luca Maria Patella e tanti altri; la selezione di videoarte internazionale proposta da Visualcontainer [9]; la ricerca regionale condotta dal critico Tommaso Evagelista e mandata successivamente anche in streaming per un mese sulla piattaforma globale di distribuzione Visualcontainer TV [10]; nella sua diversità di tecniche e linguaggi, ha posto le basi per una ricostruzione sia se vogliamo cronologica (1960 – 2022 c.a) e sia storico-documentativa sul profilo dell’interazione-contaminazione avvenuta con l’insorgere progressivo dell’uso delle tecnologie all’interno della società (questo argomento potrebbe iniziare con la fotografia di Nièpce, il cinema delle avanguardie storiche, etc.) e quindi di riflesso dall’artista-creatore. In questo senso la produzione audiovisiva sperimentale ci offre una possibilità nitida di come l’artista intende essere ancora un “veggente” e anticipatore-sviluppatore di concetti-istanze poco tangibili all’occhio distratto della quotidianità comune (Vedi le opere del noto artista Bill Viola). Non mi soffermo qui sul perchè è importante lo studio della videoarte dal punto di vista storico-processuale, in quanto oltre ad esserci un’ampia letteratura in questione non avremmo lo spazio adeguato [11]. Tuttavia, essa ci offre all’interno del festival un paradigma oggettivo evoluzionistico nel sistema della storia dell’arte.

La programmazione serale delle live performance audio/visive dentro uno spazio istituzionale e la continuazione delle attività dentro uno spazio culturale non istituzionale, ma ricco di elementi interessanti [12]; ha confezionato in maniera complessiva un’esperienza, molto ricca, sofisticata, ma forse è bene dire che: ha messo in pratica le ultime indicazioni provenienti dai contesti europei su l’audience development.

Il partenariato è stato studiato su una logica esterna [13] ed interna [14]. Tra le collaborazioni scientifiche che si sono innescate all’interno del progetto, in conclusione, mi piace ricordare l’intervento all’interno del Master “Territori Digitali” dell’Unimol [15], all’interno del quale è stata presentata la case history del progetto.


[1]    https://www.youtube.com/watch?v=qcTxHv4-0sM&feature=youtu.be

[2]    https://flxer.net/it/performances/no-borders-av-performance/

[3]    https://fotonicafestival.com/

[4]    Invito al visionare il sito per conoscere la programmazione www.fondazionecultura.eu

[5]    https://www.raicultura.it/cinema/articoli/2021/11/Luca-Basilico-2949fab5-0530-4ee3-9829-6d916df2781b.html

[6]    https://collezionefarnesina.esteri.it/collezionefarnesina/it/pubblicazioni/arte-e-tecnologia-del-terzo-millennio.html

[7]    https://www.schoolofdigitalarts.mmu.ac.uk/

[8]    Stiamo lavorando per una pubblicazione editoriale a scopo documentale. Intato è possibile rivedere la lectio integrale a questo link https://www.youtube.com/watch?v=AfFjP4s65Cc

[9]    http://www.visualcontainer.org/it/portfolios/about-the-future-festival-fondazione-molise-cultura-cb/

[10]  https://www.visualcontainer.tv/about-the-future-festival-italy/

[11]  Sul canale You Tube del Festival (di cui link nella nota 8) c’è una Lectio Magistralis del Prof. Marco Maria Gazzano “ La videoarte italiana come patrimonio cinematografico immateriale del paese nonché laboratorio cinquantennale di nuove professionalità creative nell’ambito delle Industrie Creative e Culturali” tenutasi durante l’edizione “Giornata Studi e meeting” promossa ed inserita tra gli eventi in Europa nell’anno eu del Patrimonio Culturale, molto utile per un approfondimento generale sulla materia.

[12]  Centro culturale Ex Onmi con i graffiti https://www.exibart.com/street-art/i-panda-di-blu-a-campobasso-la-pandemia-raccontata-dalla-street-art/

[13]  Con lo scopo di porsi da subito su un ambito extra-regionale: https://fellini100.beniculturali.it/news/detail/134/fellini-al-festival-about-the-future-campobasso-29-e-30-settembre

[14]  Per il dialogo con le realtà locali.

[15]  https://www2.unimol.it/blog/2021/11/15/territori-digitali-ict-innovazione-sociale-comunita-patrimoniali-in-rete-16-e-17-novembre-la-lezione-inaugurale-e-la-due-giorni-del-master-unimol/