“Ecoltura. Per un’ecologia della cultura” Un progetto di diffusione culturale.

Lucia Rodler

Abstract

La diffusione digitale del patrimonio culturale prevede la convergenza di numerose competenze e la collaborazione tra le istituzioni. Un gruppo di studios* dell’Ateneo di Trento sta lavorando in questa direzione per valorizzare il patrimonio documentale e la biografia di alcune figure del territorio. Il progetto si chiama “Ecoltura. Per una ecologia della cultura” e persegue gli obiettivi del Manifesto Ventotene digitale 2021, e anzitutto quello di coinvolgere le nuove generazioni nell’impegno di costruire una identità europea culturale, consapevole e condivisa.

Abstract

The digital broadcasting of the cultural heritage involves the convergence of several skills and the cooperation among the institutions. A group of researchers of the University of Trento is working in this direction in order to enhance the documentary heritage and the biography of some personalities of the territory. The name of the project is “Eco culture. For an ecology of culture” and it pursuits the goals of Manifesto Ventotene digitale 2021, and in the first place the goal of involving the new generations in building a conscious and shared European cultural identity.

Parole chiave

Narrazione digitale Archivi Biblioteche Biografie Diffusione culturale Disegno

Keywords

Digital narration Archives Libraries Biography Cultural broadcasting Drawing

Il Manifesto Ventotene digitale 2021 ricorda l’importanza del 2018, anno europeo del patrimonio culturale, che ha affermato il valore civile della memoria, tanto più evidente quanto più legato alla titolarità culturale delle giovani e dei giovani. Nel 2018 anche l’Ateneo trentino ha partecipato al rilancio del patrimonio, anzitutto grazie a Casimira Grandi, storica sociale del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale che ha avviato una riflessione transdisciplinare sulla alimentazione con un focus sui funghi. Proprio allora è nato il progetto di valorizzare il micologo trentino Giacomo Bresadola, sacerdote e scienziato di fama mondiale; quegli studi sono infine confluiti nel volume Il brand della memoria trentina. Il micologo Giacomo Bresadola patrimonio dell’umanità: nuova cornice per un’icona (Aracne editrice 2020). Già in quell’occasione il gruppo di lavoro (a cui apparteneva anche chi scrive) ha dovuto prendere atto della scarsa conoscenza di due tipi di patrimonio: quello materiale depositato in archivi, biblioteche e musei del territorio e quello “immateriale” svolto da alcuni individui del passato.

Rielaborando quelle riflessioni, nel 2020 è nato il progetto Ecoltura che coinvolge quattro Dipartimenti e una serie di docenti e ricercatori (Dipartimento di Matematica, Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive). E inoltre sei Archivi e Biblioteche del territorio trentino (Biblioteca Civica “Tartarotti” di Rovereto, Biblioteca Pubblica Comunale di Ala, Biblioteca del MUSE-Museo delle scienze, Fondazione Museo Storico di Trento, Polo Culturale Diocesano Vigilianum di Trento, Biblioteca Comunale di Trento), oltre alla Divisione digitale della Biblioteca Universitaria (che ha destinato una Libguide a Ecoltura). Sono inoltre stati avviati progetti di alternanza scuola-lavoro con due Scuole Secondarie di Secondo grado della Provincia (Collegio Arcivescovile di Trento; Liceo Rosmini di Rovereto) nella fiducia che il nuovo Bauhaus culturale si fondi anzitutto su formazione ed educazione. Per questo progetto l’Ateneo ha finanziato un assegno di ricerca annuale post-laurea: nello spirito della Convenzione di Faro (e delle competenze trasversali), il gruppo di lavoro ha deciso di destinare questo assegno a Elena Bernardini, delll’area ICAR/17, Disegno – Area CUN: Ingegneria Civile e Architettura (08), ritenendo prioritarie l’elaborazione di testi e immagini digitali, la rappresentazione multimediale e la comunicazione visiva.

Il presente contributo intende presentare il lavoro, ancora in corso, di diffusione culturale di un patrimonio selezionato in base a due requisiti: che i materiali siano presenti nelle istituzioni trentine e che appartengano a figure al tempo stesso esemplari e “dimenticate”. Così, anche il titolo del progetto Ecoltura. Per un’ecologia della cultura trova senso: ecologia significa infatti attenzione all’ambiente (nel nostro caso di prossimità) e discorso “sostenibile” (di qui la scelta della diffusione digitale), mentre il termine cultura apre la ricerca a ogni patrimonio culturale (Ecoltura è una crasi dei due termini). Grazie al dialogo con i responsabili di archivi e biblioteche sono state definite alcune candidature: scienziati*, letterat*, matematic*, musicist*, sportiv* e industrial* che possono funzionare da modello identitario europeo, secondo le indicazioni del Manifesto di Ventotene 2021.

Ecoltura ha messo dunque al centro la biografia, genere ibrido che intreccia la realtà di una esperienza di vita e la finzione di un racconto che rielabora quella determinata storia. Nel caso di Ecoltura, la realtà è costituita dai documenti del passato; la “finzione” riguarda invece la rielaborazione delle fonti scientifiche ai fini di una diffusione culturale. Lo scopo di Ecoltura è infatti quello di raccontare in modo trans-mediale la vita di alcuni individui che, per dirla con il semiologo russo Jurij Lotman (1984), hanno «diritto alla biografia», hanno cioè seguito regole di comportamento diverse dalla routine abituale, impegnative e strane per gli altri. Per ora, le figure selezionate sono il matematico Malfatti, che ha dedicato la vita alle equazioni algebriche, meritando la cattedra di matematica nell’Ateneo di Ferrara; il musicista Ferrari, che ha incrociato la Rivoluzione francese a Parigi, prima di trasferirsi a Londra e incontrare tra gli altri Franz J. Haydn e Horatio Nelson; il micologo Bresadola, che ha impiegato quasi ogni energia nella classificazione dei funghi di tutto il mondo; il soldato Bona, che ha perso la vita nell’eccidio di Cefalonia, partecipando così alla grande storia tragica del Novecento.

La ri/scoperta di individui «con una biografia» avviene grazie a narrazioni multimediali, di immediata efficacia visiva, consultabili al link https://libguides.unitn.it/Ecoltura e ben presto disponibili sui siti delle istituzioni coinvolte. I nuclei semantici sono i seguenti:

  • il patrimonio conservato nelle istituzioni e presentato in modo digitale e multimediale.
  • la vita del biografato, soprattutto attraverso i luoghi vissuti.  
  • le relazioni, i viaggi e altri tratti caratterizzanti il biografato.

La scelta di Ecoltura è stata quella di prestare una particolare attenzione alla seconda parte, quella degli spazi, nella convinzione “ecologica” che i luoghi definiscano l’identità, la storia e le relazioni delle persone, secondo quanto affermato da Marc Augé negli anni Novanta del Novecento. Prendiamo il caso di Bresadola che, senza quasi mai uscire dal Trentino, ha diffuso la scienza micologica nel mondo. La sua biografia ci permette di conoscere tre tipi di spazio vissuto: quello privato della casa, quello pubblico del Trentino tra Impero austro-ungarico e Italia, ed infine quello contemporaneo. Ecco anzitutto la casa-studio di Trento, nelle parole dell’agronomo trentino Giulio Catoni. Siamo in vicolo Madruzzo piccola strada abbastanza vicino al Duomo:

in una stanzetta di pochi metri quadrati dove stava a lavorare, tu avresti trovato un cassettone con sopra un armadio a vetri che serviva da biblioteca; un tavolo davanti a un sofà, alcune sedie e una poltrona. E su questi mobili montagne di libri e di opuscoli con dediche e timbri di omaggio in tutte le lingue; riviste, fotografie, manoscritti, programmi, disegni, buste gonfie con iscrizioni latine e, dentro, dei funghi. Sul pavimento lungo le pareti e negli angoli, cassettine, scatole di ogni dimensione e pacchi postali provenienti dai paesi più disparati del mondo. Osservando attentamente non si aveva l’impressione del disordine o dell’abbandono, perché ogni oggetto era al suo posto lindo e pulito, senza un grammo di polvere. Lì dentro don Giacomo si moveva come un’ape fra i favi e le cellette dell’alveare. Non potendo sedersi, perché i mobili erano occupati, egli lavorava stando in piedi, anche ultimamente, ritto sulla persona, come quando aveva vent’anni. La stanza attigua era quella del letto, deposito anch’essa di materiale, atelier da pittore e laboratorio ad un tempo. L’unico mobile non ingombro era un inginocchiatoio, sopra il quale, appeso alla parete, stava un Crocefisso con quadri sacri intorno. Su di un tavolo basso, davanti alla finestra, regnava sovrano un microscopio Zeiss di vecchio tipo, ma buono, frutto di chissà quanti risparmi e privazioni; accanto, un bicchiere con dell’acqua, alcuni aghi per dissociare i tessuti, un microtomo di quelli a mano, un temperino, vetri e corpi-oggetti per i preparati. Gli armadi colle collezioni stavano in soffitta.

Con questa suppellettile primitiva don Bresadola ha compiuto le osservazioni che lo resero celebre nel mondo [1]Ivi, p. 135. Cfr. G. Catoni, 100 anni dalla nascita di un grande micologo: Don Giacomo Bresadola, in «Studi trentini di Scienze storiche», XXVI (1947), n. 1, pp. 70-71.

Senza dubbio questa descrizione offre molti elementi per una biografia di Bresadola: i libri con dedica, i timbri e i pacchi postali in tutte le lingue, ad esempio, suggeriscono una serie di relazioni internazionali nel segno della cultura; l’inginocchiatoio sgombro e il Crocifisso ricordano che Bresadola è sacerdote oltre che scienziato (devoto al microscopio, oggetto costato risparmi e privazioni). Così scopriamo una figura originale («con biografia», appunto) che rivela anche lo stile di vita tra Otto e Novecento: ambienti piccoli e poveri, ma ordinati, lindi e operosi. In questi luoghi, dunque, l’anziano Bresadola studia i suoi funghi, in piedi, con la passione dei venti anni.

Accanto agli spazi privati, ci sono quelli pubblici, soprattutto in occasione della tragedia della Prima Guerra Mondiale, così narrata da Bresadola allo scienziato Pier Andrea Saccardo il 9 dicembre 1918:

Io ho dovuto partire da Trento alla fine di maggio 1915 e per due anni andare errando senza letteratura micologica, senza voglia di lavorare e col timore di essere posto in qualche luogo di concentramento ove ci si sarebbe certamente lasciata la pelle per deficienza di nutrimento e per il freddo. Dopo due anni, potei, per un caso fortuito, ottenere il permesso di ritornare a Trento, ma anche qui non feci nulla, giacché ho trovato il mio erbario molto deteriorato per essere stato durante la mia assenza collocato negli avvolti del Collegio vescovile, che si credevano asciutti e invece non lo erano, e perciò ho dovuto ripararlo e vi perdetti molto tempo. Inoltre si doveva sempre pensare all’approvvigionamento, altrimenti colla quantità data dalla tessera, si sarebbe morti estenuati; conveniva perciò rivolgersi qua e là, mettersi in mano degli strozzini, per cui si ha esaurito tutte le scorte in danaro [2]Lettera del 9 dicembre 1918. Cfr. Fantelli, op. cit., p. 149.

Ancora una volta, gli spazi permettono di avere accesso diretto a una sensibilità individuale: l’assenza di un luogo sicuro, il timore del campo di concentramento, l’abbandono dell’erbario micologico, e il riferimento al denaro, oggetto materiale di sopravvivenza e ricerca. E intanto la guerra modifica anche il contesto politico in cui vive il micologo trentino, come si legge nella lettera che il medico Oreste Mattirolo invia al «compatriota», in data 4 novembre 1918:

Molto reverendo amico,

in questo giorno memorando, miracoloso! Invio a lei con tutta la forza del cuore, con tutto l’entusiasmo dell’anima il più caloroso saluto, augurandomi di trovarla in condizioni perfette di salute, suo compatriota, Oreste Mattirolo [3] O. Mattirolo, lettera del 4 novembre 1918, 12-22-39.pdf, https://drive.google.com/drive/folders/1HhOjCuWWYBNRYY9dG_vrRfQky2kaJ03J

La ricerca di Ecoltura ha scelto dunque di raccontare la storia delle persone e la realtà dei luoghi micro o macro storici – l’abitazione di Bresadola e il Trentino italiano –  per valorizzare una cultura ancora poco conosciuta del territorio. Volendo coinvolgere l’utente nell’esperienza del quotidiano, Ecoltura si muove dunque in due direzioni:

  • attiva un percorso attraverso i luoghi nel tempo, per stimolare l’approccio affettivo (accanto a quello cognitivo veicolato dai documenti). E allora presenta filmati, animazioni, disegni e fotografie, e sta organizzando allestimenti ed eventi negli spazi realmente occupati dai biografati o in quelli a loro dedicati post mortem (via Giacomo Gotifredo Ferrari a Rovereto, viale Gianfrancesco Malfatti ad Ala, la Scuola Secondaria di primo grado Giacomo Bresadola a Trento).
  • trasforma ogni figura biografata in mentore di competenze culturali: Bresadola insegna a costruire un erbario; Bona a trasformare documenti di famiglia in collezione museale; Ferrari a fruire di banche dati musicologiche; Malfatti a usare il disegno per risolvere i problemi matematici.

Già a questo punto risulta forse chiaro che il progetto Ecoltura si fonda sulla fiducia nella convergenza delle discipline, cioè negli attraversamenti dei saperi in campi aperti (per citare il titolo di un testo importante della studiosa inglese Gillian Beer). Perciò a Ecoltura lavorano letterate (Lucia Rodler, Carla Gubert), architette (Giovanna Massari, Elena Bernardini, Cristiana Volpi), matematic* (Claudio Fontanari, Marco Andreatta, Vittoria Martinelli), una musicologa (Angela Romagnoli) e poi storici (Michele Toss), archivist* (Katia Pizzini, Cristina Sega, Renato Giacomelli), bibliotecar* (Maria Barbone, Enrico Rossi, Elena Corradini, Nicoletta Silvestri). Di più, il lavoro ha coinvolto alcuni studenti/esse tirocinanti del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive e del Dipartimento di Lettere e Filosofia (Emma Coba, Filippo Pretotto, Ilaria Prando, Valeria Benedetta Calabri, Lorenzo Caviglia) ed è stato proposto anche alle scuole che hanno partecipato con classi di alternanza scuola-lavoro in continuo contatto con il gruppo di ricerca (grazie alle docenti Ricciarda Laurenzi, Letizia Tevini e Anna Vittoria Ottaviani, a Trento; Silva Filosi, Serena Fait, Alessandra Tavola, a Rovereto). Con pazienza e forza si sono evitate le spinte centrifughe a favore della diffusione trans-disciplinare della memoria civile del territorio.

Tutto ciò è reso possibile da tre «svolte culturali» stabilizzate nel nuovo millennio:

  • l’interesse per i documenti della realtà, anche a garanzia di ricerche multidisciplinari (tanto che si è parlato di «documentary turn» con M.-J. Zenetti). E infatti i ricercatori e le ricercatrici del progetto Ecoltura raccolgono, scelgono e studiano documenti di varia natura, e sperimentano forme di comunicazione adatte a un pubblico allargato, curioso e disposto a lasciarsi sorprendere dal patrimonio documentale.
  • l’interesse per la relazione tra spazio e cultura, che ha motivato anche il sottotitolo del progetto, «Per un’ecologia della cultura». Ecoltura si muove infatti sulle tracce dell’immaginazione spaziale di Gaston Bachelard, dei nessi tra contesto, sapere e potere di Michel Foucault, e, infine, della geocritica di Bertrand Westphal, ricerche che hanno anticipato o accompagnato lo «spatial turn» teorizzato da Paul Smethurst.
  • l’interesse, anche didattico, per la comunicazione digitale («digital turn» primo e secondo, Carpo, 2017). Il progetto Ecoltura si serve del web in funzione sineddochica perché le piattaforme rappresentano parte del lavoro di ricerca: sono i depositi attrattivi delle molteplici esplorazioni sui materiali di ogni vita. Come ogni progetto digitale, Ecoltura procede per aggiunzione sempre aperta di documenti, scene, ambienti, racconti, fumetti che diano vita alle biografie dei personaggi scelti, ma anche di altri personaggi che qualcuno voglia proporre e ricostruire (sono già in corso le ricerche intorno alle scrittrici Bianca Laura Saibante e Luisa e Marco Anzoletti).

Accompagnano il lavoro di ricerca alcune parole di Papa Francesco che piace ricordare:

Abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza di andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri […] Le storie di ogni tempo hanno un “telaio” comune: la struttura prevede degli “eroi”, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili […]. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita [4]Cfr. Messaggio del Santo Padre Francesco per la 54ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, … Continue reading

Il gruppo di Ecoltura ha infatti scelto delle «storie buone», delle «narrazioni umane» di figure che hanno inseguito il «sogno» della cultura e dell’impegno civile e che sono oggi figure del patrimonio “immateriale”, con le loro emozioni (leggibili negli scambi epistolari), dentro i loro luoghi (rappresentati ieri e oggi) e sempre grazie ai materiali conservati in archivi, musei e biblioteche (Sorba, Mazzini, 2021). Questo significa fare ricerca «per un’ecologia della cultura»: raccontare il rapporto tra storie individuali e ambiente, e diffondere in modo digitale e open access quel patrimonio materiale e immateriale che rappresenta il nucleo identitario della civiltà europea.

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Bibliografia

Augé, M. (2009), Nonluoghi, Eléuthera, Milano (ed. or. 1992).

Bachelard, G. (1975), La poetica dello spazio, Dedalo, Bari (ed. or. 1957).

Beer, G. (1996), Open Fields. Science in Cultural Encounter, Clarendon Press, Oxford.

Bergoglio J.M. (Papa Francesco) (2020), Messaggio per la 54° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24/1/2020, https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-francesco_20200124_messaggio-comunicazioni-sociali.html

Carpo, M. (2017), The Second Digital Turn. Design beyond Intelligence, MIT Press, Cambridge (Mass.).

Catoni, G. (1947), 100 anni dalla nascita di un grande micologo: Don Giacomo Bresadola, in «Studi trentini di Scienze storiche», XXVI, n. 1, pp. 70-71. (1996), L’abate Giacomo Bresadola per l’80° compleanno, in E. Fox (a cura di), SOSAT. 75 anni in difesa della natura, Edizioni SOSAT, Trento.

Fantelli, U. (1999), Don Giacomo Bresadola da Ortisé. Il prete dei funghi, Centro studi per la Val di Sole, Malé (Tn).

Foucault, M. (1976), Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino (ed. or. 1975).

Grandi, C. (2020), Il brand della memoria trentina. Il micologo Giacomo Bresadola patrimonio dell’umanità: nuova cornice per un’icona, Aracne editrice, Roma.

Lotman, J. (1985), Il diritto alla biografia. Il rapporto tipologico tra il testo e la personalità dell’autore, in Id., La semiosfera, Marsilio, Venezia, pp. 181-199. 

Scaffai, N. (2017), Letteratura e ecologia. Forme e temi di una relazione narrativa, Carocci, Roma.

Smethurst, P. (2000), The postmodern chronotope. Reading space and time in contemporary fiction (2000), Rodopi, Amsterdam-Atlanta.

Sorba C., Mazzini F. (2021), La svolta culturale. Come è cambiata la pratica storiografica, Laterza, Roma-Bari.

Westphal B. (2009), Geocritica. Reale, Finzione, Spazio, Roma, Armando (ed. or. 2007).

M.-J. Zenetti (2020), Littérature contemporaine: un «tournant documentaire»?, in A. Gefen, a cura di, Territoires de la non-fiction. Cartographie d’un genre émergent, Leiden-Boston, Brill-Rodopi, pp. 148-163.


Lucia Rodler, è docente di Letteratura, pregiudizi e stereotipi e Retorica e scrittura nel Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università degli Studi di Trento. Si occupa di convergenze tra letteratura e scienza, ha studiato la tradizione della fisiognomica e la storia culturale di favole e fiabe, dando un apporto innovativo ed originale a settori poco praticati.

References

References
1 Ivi, p. 135. Cfr. G. Catoni, 100 anni dalla nascita di un grande micologo: Don Giacomo Bresadola, in «Studi trentini di Scienze storiche», XXVI (1947), n. 1, pp. 70-71.
2 Lettera del 9 dicembre 1918. Cfr. Fantelli, op. cit., p. 149
3 O. Mattirolo, lettera del 4 novembre 1918, 12-22-39.pdf, https://drive.google.com/drive/folders/1HhOjCuWWYBNRYY9dG_vrRfQky2kaJ03J
4 Cfr. Messaggio del Santo Padre Francesco per la 54ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, file:///Users/lucia/Desktop/divulgazione.22/LIV%20Giornata%20Mondiale%20delle%20Comunicazioni%20Sociali,%202020%20-%20%E2%80%9CPerche%CC%81%20tu%20possa%20raccontare%C2%A0e%20fissare%20nella%20memoria%E2%80%9D%20(Es%2010,2).%20La%20vita%20si%20fa%20storia.%20_%20Francesco.html