SCUD 2025 – 6 Maggio 2025 – Patrimonio Culturale Digitale: La memoria è democrazia

Patrimonio Culturale Digitale e Futuro

Il 6 maggio 2025 si è tenuto un webinar intitolato “Patrimonio Culturale Digitale: La memoria è democrazia”, incentrato sulla cultura digitale, l’intelligenza artificiale, e in particolare il patrimonio culturale digitale. I relatori discutono l’importanza di definire e preservare questo nuovo tipo di patrimonio, sottolineando come sia costituito non solo dalla digitalizzazione di opere esistenti, ma anche da creazioni digitali originali. Viene evidenziata la necessità di una governance e di un approccio etico all’IA e al digitale, con particolare attenzione alla sostenibilità e all’inclusione di tutti, anche attraverso la formazione delle nuove generazioni. L’incontro serve anche a programmare le attività future e a promuovere la cittadinanza digitale e l’empowerment, riconoscendo che la memoria digitale deve essere uno strumento per rafforzare la democrazia.


Sintesi audio dei punti salienti


Tematiche trattate

Il dibattito si concentra in larga parte sulla natura e sul futuro del patrimonio culturale digitale. Viene sottolineato che questo concetto va ben oltre la semplice digitalizzazione di opere fisiche esistenti (“fotocopie in digitale dell’esistente”), includendo in modo cruciale tutto ciò che viene pensato e realizzato direttamente in digitale. Quest’ultimo elemento rappresenta una nuova forma di memoria del tempo presente. Emerge la necessità di definire chiaramente cosa costituisca patrimonio culturale digitale, come garantirne la conservazione nel tempo e come le tecnologie avanzate, inclusa l’intelligenza artificiale, possano contribuire a interconnettere e preservare questa nuova memoria.

Un tema fondamentale e trasversale è la dimensione etica intrinseca alla cultura digitale e all’intelligenza artificiale. La tecnologia non è vista come neutrale, ma piuttosto come uno “specchio del mondo che vogliamo costruire”. Una preoccupazione etica centrale è che gli algoritmi dell’intelligenza artificiale non perpetuino o addirittura amplifichino le disuguaglianze esistenti, considerando che i dati su cui sono addestrati possono riflettere e riprodurre stereotipi storici, culturali e sociali. L’integrazione di una prospettiva di genere fin dalla fase di progettazione dell’IA è presentata come un imperativo etico, essenziale non solo per ragioni di equità ma per prevenire la riproduzione di “bias”. L’auspicio è che l’IA diventi uno strumento di empowerment per tutte e tutti.

L’educazione e l’alfabetizzazione digitale costituiscono un pilastro del dibattito. L’associazione DiCultHer, nata con l’obiettivo di avvicinare il vasto pubblico, in particolare studentesse e studenti, alla cultura digitale, ha scelto di farlo partendo proprio dal patrimonio culturale. Un approccio pedagogico distintivo consiste nel far “sporcare le mani” ai giovani, guidandoli nella creazione di oggetti digitali che traggono ispirazione dal patrimonio culturale. Questo processo mira a promuovere la cittadinanza digitale e culturale, incentivando i ragazzi a diventare protagonisti nello sviluppo del pensiero critico, della responsabilità, della creatività e dell’autoimprenditorialità. Viene evidenziato il problema dell’ “analfabetizzazione digitale” tra le generazioni non native digitali e il ruolo cruciale delle amministrazioni locali e delle scuole nel garantire pari opportunità nell’accesso e nell’uso consapevole degli strumenti digitali per l’esercizio della democrazia. Viene anche suggerito che i giovani possano fungere da “maestri Manzi” digitali, facilitando l’integrazione intergenerazionale.

Il ruolo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale è discusso come quello di strumenti potenti che aprono orizzonti inimmaginabili, ma il cui utilizzo richiede una profonda consapevolezza. L’IA può supportare la ricerca e l’apprendimento, ma è essenziale che l’utente possieda una conoscenza approfondita dell’argomento per poter verificare i risultati e non delegare ciecamente il processo cognitivo alla macchina. Vengono esplorate possibili applicazioni didattiche, come l’uso di Small Language Models (SLM) in ambito scolastico. Si ribadisce che la macchina deve rimanere uno strumento al servizio dell’agire umano.

Un tema centrale, come indicato dal titolo del webinar, è lo stretto legame tra memoria e democrazia. La digitalizzazione offre l’opportunità di conservare e diffondere la memoria collettiva e la conoscenza. Tuttavia, viene espressa la preoccupazione che una “tecnica che funziona ma non ha scopo” possa compromettere la memoria storica, riducendola a un insieme disorganizzato di dati privi di contesto e significato condiviso, potenzialmente alienante. Viene richiamato il concetto nietzschiano di “memoria attiva“, una forza vitale capace di interpretare il passato per costruire il futuro, distinta dalla mera registrazione passiva degli eventi. La sfida per la democrazia è garantire che la digitalizzazione stimoli una memoria attiva e critica, promuovendo la partecipazione e rafforzando i legami sociali, un aspetto particolarmente rilevante nel contesto globale caratterizzato dalla crescita dei regimi autoritari.

La sostenibilità è affrontata sotto diversi profili. Si menziona l’impatto energetico degli apparati digitali, sottolineando la necessità di maggiore consapevolezza sui consumi. Più in generale, il tema si lega all’Agenda 2030. L’enciclica Laudato Sì di Papa Francesco è citata come fonte d’ispirazione fondamentale per progetti educativi sull’ecologia, intesa come base per l’Agenda 2030, richiamando l’esigenza di “ascoltare il grido amaro della terra”.

Una riflessione significativa è dedicata al futuro dell’educazione e del lavoro, evidenziando la necessità che le scuole si adeguino alle richieste del mercato promuovendo lo spirito imprenditoriale. Viene proposto di puntare sulla creazione di lavoro, supportando in particolare le nuove imprese giovanili e femminili, piuttosto che limitarsi alla ricerca di impieghi esistenti.

Emerge con forza l’importanza di coniugare la potenza della tecnica con un approccio umanistico e politico. Viene valorizzata la memoria e la storia come fondamenti della democrazia e dei diritti. Si osserva come l’Europa, forte del suo patrimonio di diritti, abbia saputo distinguersi in parte da modelli più orientati al business, riuscendo a dare una regolamentazione all’innovazione. Il Manifesto di Ventotene viene citato come ispirazione per un “Manifesto digitale” che promuova la connessione tra le persone e la preservazione delle differenze.

L’evento si configura come un momento di riflessione collettiva e confronto aperto. Viene lanciata una call to action esplicita per contribuire alla definizione di concetti chiave, come la soglia tra patrimonio culturale digitale e semplice contenuto digitale. Si propone di proseguire la discussione attraverso la creazione di un documento condiviso e altre iniziative collaborative.